Funivia delle mele, la rivoluzione green del post raccolta

Il G7 di Siracusa sarà l'occasione per parlare del progetto e far toccare con mano ai visitatori l'importanza di una soluzione a basso impatto economico e ambientale.

da uvadatavoladmin
funivia delle mele

Un progetto che profuma di futuro; è quello della funivia delle mele, unico esempio al mondo di soluzione di trasporto di frutta a basso impatto. Già annunciata a Berlino durante la fiera Fruit Logistics di quest’anno, sarà inaugurata per essere operativa nei prossimi mesi in Val di Non, in Trentino. La funivia innovativa è stata presentata nei giorni scorsi durante la prima giornata di “Divinazione Expo 24”, al cospetto del ministro Francesco Lollobrigida. All’apertura dell’evento collaterale al G7 Agricoltura (dal 26 al 28 settembre a Siracusa, in Sicilia), i visitatori hanno potuto seguire, seppur virtualmente, il percorso delle mele a bordo della funivia, entrando nel Melinda Theatre, un’installazione immersiva realizzata per l’occasione.

I numeri legati alla funivia delle mele raccontano più di ogni altra cosa il risultato di questa importante impresa.

L’impianto monofune ad agganciamento automatico è installato su 11 piloni di sostegno, di cui 6 in galleria e avrà una lunghezza di 1.300 metri e un dislivello di 87 metri. La funivia consentirà di trasportare, ogni ora, 460 contenitori impilabili contenenti mele, ad una velocità di 5 metri al secondo

funivia delle mele

(Fonte: Melinda)

Le mele, eccellenze del Trentino, partiranno dalla sala di lavorazione di Predaia per giungere alla miniera di Rio Maggiore,  in cui sorgono cave realizzate per estrarre la dolomia, la roccia che dà il nome alle Dolomiti. A quel punto, percorreranno gli ultimi 430 metri all’interno di una galleria per raggiungere le celle ipogee, utilizzate per la frigoconservazione naturale delle mele. L’intero percorso della funivia servirà ad evitare 6mila viaggi in tir e, di conseguenza, 12mila chilometri percorsi su gomma, per un risparmio in termini economici e un occhio di riguardo all’ambiente. 

Il progetto della funivia delle mele è nato dall’idea del Consorzio Melinda, che da anni riunisce oltre 4mila famiglie di melicoltori trentini, con un fatturato che si aggira attorno ai 300 milioni di euro.

Lo scorso anno aveva ottenuto il secondo posto nel bando PNRR dedicato alle migliori idee per lo sviluppo della logistica agroalimentare, riuscendo ad ottenere un contributo a fondo perduto di circa 4 milioni di euro. Una parte considerevole, ma pur sempre meno della metà dell’intera spesa complessiva, che è stata pari a 10,6 milioni di euro.

funivia delle mele

(Fonte: Melinda)

Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha espresso soddisfazione per l’imminente inaugurazione della funivia. “Accanto all’immenso patrimonio delle eccellenze produttive, il comparto italiano sa mostrare al mondo una propensione all’innovazione che, come dimostra il caso di Melinda, si fonda su un uso efficiente delle risorse per lo sviluppo di innovazioni tangibili e di grande impatto”. 

Accanto alla funivia, sono proprio le celle ipogee il fiore all’occhiello del Consorzio melicolo del Trentino.  34 grotte scavate nella Dolomia, lunghe 25 metri, alte 11 e larghe 12, poste a 300 metri al di sotto delle radici dei meli. Nate dalla collaborazione tra Melinda, l’azienda edile Tassallo Materiali e alcune Università, tra le quali quella di Padova, fungono da “frigorifero naturale” per la conservazione dell’ingente produzione di mele. Le celle ipogee sono state ritenute una realtà così innovativa, tanto che il Parlamento europeo le ha incluse tra le buone pratiche di sostenibilità ambientale ed economica.

funivia delle mele

(Fonte: Melinda)

Le celle frigorifere all’interno dei vuoti di cava si aggiungeranno agli enormi magazzini in superficie, nell’ottica di un incremento della produzione. La fase della refrigerazione è importante quanto necessaria per le mele che, altrimenti correrebbero il rischio di maturare troppo velocemente, complice la trasformazione più rapida degli amidi in zuccheri semplici e l’emissione di acqua, CO₂ ed energia, sotto forma di calore. La temperatura, quindi, è essenziale; nelle celle ipogee, rispetto a quelle epigee, si mantiene naturalmente costante, garantendo quindi un risparmio energetico fino al 30% rispetto alle celle in superficie. 

Il comparto delle mele italiane, con una produzione che è seconda soltanto a quella polacca, si sta dimostrando sempre più al passo con i tempi.

In particolar modo la filiera trentina che, da una parte con l’ingegneristica funivia e dall’altra con le strategiche celle ipogee, si sta inserendo nel solco della sostenibilità ambientale e dell’economia circolare, senza tralasciare l’impatto turistico che un sistema avveniristico come questo porterà sicuramente al territorio. 

Silvio Detoma
© fruitjournal.com

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