Nonostante mostri, zombie e zucche, a spaventare il comparto agricolo in questi giorni non è la festa di Halloween. A far paura sono infatti le previsioni della campagna olearia 2022 che, avviata da qualche giorno, non lascia spazio a grandi speranze.
Complici il clima anomalo, i rincari e le problematiche fitosanitarie, la campagna olearia di quest’anno non sembra prospettare un bilancio positivo né in termini di volumi, né dal punto di vista qualitativo.
Ne abbiamo parlato con Francesco D’Orazio, titolare e amministratore del Frantoio D’Orazio di Conversano (BA) che da tre generazioni, tra ulivi centenari e antiche tradizioni contadine, si occupa dell’estrazione dell’olio extravergine di oliva pugliese, esportandolo in Italia e in tutto il mondo.
Parliamo della campagna olearia 2022, come procede?
Nei giorni scorsi gli agricoltori hanno iniziato la raccolta delle olive e da una settimana circa in frantoio abbiamo avviato le operazioni di molitura. L’annata, però, si prospetta disastrosa, al contrario della stagione straordinaria registrata nel 2021.
Purtroppo i volumi riscontrati quest’anno sono davvero scarsi, anche perché fortemente compromessi dalla presenza della mosca olearia. Nonostante il caldo, infatti, da luglio l’insetto non ha lasciato i campi e tuttora sta continuando a decimare i frutti, infestando anche quel buon 20% di prodotto non ancora raccolto.
A incidere anche il clima: già nel mese di maggio, infatti, in piena fioritura, abbiamo avuto una settimana di gran caldo che ha praticamente compromesso l’allegagione e quindi il raccolto. E questo ha interessato un po’ tutti gli areali pugliesi destinati all’olivicoltura.
Nel complesso, dunque, credo che per quest’anno il raccolto di olive non andrà oltre il 20-25%.
Considerata l’offerta limitata, dal punto di vista commerciale vi aspettate quindi prezzi in rialzo?
La materia prima quest’anno scarseggia, se poi si considerano gli importanti costi energetici che si devono affrontare per l’estrazione e, più in generale, per tutta la gestione del frantoio, inevitabilmente il prezzo dell’olio da corrispondere salirà. Di contro, prevediamo una contrazione dei consumi e degli ordini. E questo anche per via della qualità del prodotto finito che non sarà eccellente come lo scorso anno. Per questa stagione olivicola, infatti, non avremo olio extravergine d’oliva, ma perlopiù olio lampante. D’altra parte, per quanto ci riguarda, presteremo molta attenzione nella fase di selezione della materia prima, affinché il nostro oro verde risplenda comunque il più possibile in termini di qualità.
Qual è lo stato d’animo con cui state vivendo questa campagna?
Siamo fortemente preoccupati, soprattutto perché molto del nostro olio è destinato all’estero. Da ormai diversi anni, infatti, esportiamo il nostro olio in quasi tutti i continenti: dalla Nuova Zelanda al Canada, passando per il Messico, il Sudafrica, gli Emirati Arabi, senza tralasciare la Russia e tutta l’Europa. E da sempre abbiamo servito olio d’oliva di ottima qualità ai nostri clienti. Diversamente, quest’anno temiamo livelli più bassi. Fortunatamente, ci sono dei produttori che, grazie a una migliore gestione in campo, sono riusciti a preservare le olive dall’attacco della mosca e quindi a garantire le basi per un olio – se non eccellente – di buona qualità.
Insomma, speriamo bene. Anche perché dietro l’olio che arriva sulle tavole, ci sono anni e anni di investimento. Dal continuo lavoro svolto al fine di ottenere elevati standard qualitativi a quello legato all’immagine e alla ricerca di nuovi mercati: un’annata così precaria può davvero annullare ogni sforzo. In ogni caso – ripeto – da parte nostra cercheremo di fare un gran lavoro di selezione del prodotto per poter servire al meglio i nostri clienti. A livello internazionale, però, la lotta è dura perché la concorrenza è mondiale e di olio buono nel mondo ormai se ne produce tanto.
Da parte nostra, stiamo cercando di abbattere al massimo i tempi di sosta delle olive in frantoio e nel giro di 24 ore cerchiamo di molire tutto il prodotto che ci arriva dai diversi fornitori per poi procedere con la produzione dell’olio. In ogni caso, quest’anno la fase di raccolta sarà brevissima e non penso si andrà oltre il 15 dicembre. Per quanto riguarda il nostro olio, invece, cercheremo di essere operativi già dal 20 novembre al fine di avviare quanto prima la commercializzazione.
Come vorresti concludere?
L’augurio è che annate come questa diventino sempre meno frequenti, sebbene i cambiamenti climatici – ahimè – continueranno a incidere significativamente sulla produzione. Basti pensare al caldo che si sta registrando in questi giorni. Bisogna tener presente, infatti, che per la produzione di olio EVO la pasta delle olive frante non deve presentare una temperatura superiore ai 27 °C. Tuttavia, considerate le attuali condizioni climatiche, appare evidente che le olive raccolte giungono in frantoio con temperature già attorno ai 25-26 °C per cui, dopo aver stazionato qualche ora nei contenitori, presentano valori che vanno ben oltre il limite previsto dal Regolamento CEE n. 2568/91.
A conti fatti, dunque, non resta che incrociare le dita e sperare che tutti i produttori riescano sempre più a offrire una materia di prima scelta. A tal proposito, mi preme ringraziare tutti i nostri fornitori che, nonostante le difficoltà, hanno fatto come sempre il massimo per offrirci olive di qualità. In fin dei conti, la Puglia resta la prima regione produttrice di olio e, per quanto mantenere gli standard stia diventando ogni anno più complicato, il nostro obiettivo deve essere quello di mantenere sempre saldo questo primato.
Ilaria De Marinis
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