Sole, mare e clima decisamente estivo stanno segnando queste settimane di maggio. Peccato che, accanto al generale entusiasmo per questa estate in anticipo, aumenta la preoccupazione per il clamoroso deficit idrico accumulato.
In molti nel settore primario, ma non solo, confidavano nelle piogge di maggio per porre un freno al problema e risollevare anche un minimo gli allarmanti trend idrici degli ultimi tempo. Il caldo e l’aria afosa, però, hanno completamente azzerato le speranze, segnando ulteriori difficoltà.
A segnalare il significativo deficit idrico registrato in tutta la Penisola, l’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.
Dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, dalla Lombardia al Lazio, la mancanza d’acqua minaccia seriamente le produzioni e gli allevamenti.
“Confrontando i dati 2021-2022 dei grandi bacini naturali del Nord, oggi tutti sotto media, si può notare come, ad eccezione del lago di Como, le differenze siano notevoli: 12 mesi fa, Garda e Iseo erano quasi al colmo di piena come il Maggiore, a cui oggi manca invece un buon 50% del volume d’acqua presente l’anno scorso e che, permanendo le attuali condizioni, segnerà prossimamente nuovi record di altezza idrometrica minima” – fa sapere l’Ossevatorio.
“Scendono a livelli da piena estate anche le portate dei fiumi toscani e anche i corsi d’acqua marchigiani mostrano primi segnali di difficoltà. Nel Lazio, esigue, se confrontate con gli anni precedenti, sono le portate del fiume Tevere e non migliora la situazione del lago di Bracciano”.
Per quanto riguarda le regioni del Mezzogiorno, stando ai dati dell’Osservatorio, il quadro si presenta leggermente più eterogeneo.
“In Campania – spiega infatti l’Osservatorio – i livelli idrometrici dei corsi d’acqua sono in discesa: il rischio di siccità resta presente soprattutto nelle aree settentrionali della regione. Un leggero incremento nei volumi invasati si registra per le dighe della Basilicata, mentre quelle pugliesi calano di quasi 3 milioni di metri cubi in una settimana, segnando un leggero deficit sullo scorso anno. In Sicilia, infine, rimane positiva la condizione complessiva degli invasi, nonostante le precipitazioni si manifestino da mesi in maniera disomogenea, lasciando all’asciutto una buona porzione di territorio”.
Da Nord a Sud, le difficoltà provocate dal grande deficit idrico si estendono dunque lungo tutta la Penisola. “Con il picco delle temperature – sottolinea Coldiretti – manca l’acqua necessaria a irrigare le coltivazioni che si trovano in una situazione di stress idrico che mette a rischio le produzioni”. Non a caso, l’assenza prolungata di precipitazioni rappresenta oggi una tra le calamità più rilevanti per l’agricoltura italiana “con danni stimati in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti”, come fa sapere l’associazione.
Di qui, il progetto elaborato e proposto da Coldiretti e Anbi che mira a risparmiare risorse idriche, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie.
Il progetto prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi, a basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presente. L’idea è di realizzare laghetti, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando serve ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione.
“Un intervento strutturale – conclude Coldiretti – reso necessario dai cambiamenti climatici, caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, che nell’arco di dieci anni hanno causato 14 miliardi di euro di danni all’agricoltura italiana”.
Ilaria De Marinis
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