Mal secco, apprensione per i limoni della costa d’Amalfi

Sarà convocato un tavolo tecnico alla Regione Campania per discutere le misure da attuare per arginare la diffusione del fungo anche nella Costiera Sorrentina

da uvadatavoladmin

Non c’è pace per i limoni della costiera amalfitana, eccellenze campane conosciute in tutto il mondo. A destare timore, tra i produttori e le associazioni di categoria, è quello che comunemente viene definito “mal secco degli agrumi”, una fitopatologia causata dal fungo Plenodomus tracheiphilus, che colpisce, come dice il nome stesso, un’ampia varietà di agrumi, ma in particolare limoni, cedri e bergamotti, portandoli al disseccamento e alla morte. Si teme ora che la malattia fungina possa diffondersi anche tra le produzioni di limoni coltivate nella penisola sorrentina, territorio in cui si coltiva il rinomato Limone di Sorrento IGP

Come si diffonde il fungo?

Il fungo, infatti, riesce a diffondersi penetrando tra le ferite presenti all’interno dei tessuti vegetali. Complici della propagazione, in linea di massima, sono la pioggia e il vento, mentre per la lunga distanza è responsabile l’uomo con il trasporto involontario di marze o piante infette. Le infezioni possono verificarsi in un intervallo di temperatura tra i 15 e i 28°C, mentre lo spazio di tempo tra l’infezione e la comparsa dei sintomi può variare a seconda delle stagioni. Umidità relativa prossima alla saturazione, piogge, temperature comprese tra i 20 e i 25° sono le condizioni favorevoli per le infezioni delle ferite naturali o artificiali. Il fungo, inoltre, può continuare a vivere per mesi o anni anche al suolo tra i residui di foglie, resti di potatura e radici, anche se la sua sopravvivenza è più probabile in terreni argillosi rispetto a quelli sabbiosi.

La Regione Campania corre ai ripari

Sarà attivato nei prossimi giorni un tavolo tecnico convocato d’urgenza dall’Assessore all’Agricoltura, Nicola Caputo. La risposta celere della Giunta regionale è arrivata in seguito alle numerose richieste avanzate dalle associazioni di categoria, oltre a quelle dei vari sindaci della zona colpita. A sedersi al tavolo saranno tutti i soggetti coinvolti, dalle organizzazioni professionali agricole a quelle dei produttori, i consorzi di tutela e gli Enti di ricerca, tra cui il CREA e il CNR. 

mal secco

Limoni di Amalfi IGP

Nei giorni scorsi Coldiretti aveva lanciato l’allarme secondo cui il mal secco, ad oggi, avrebbe colpito oltre il 25% delle piante di limone dell’area. Sulla stessa linea Fortunato Della Monica, presidente della Conferenza dei sindaci della Costa D’Amalfi. “È assolutamente necessario incontrarsi al fine di mettere in campo una strategia comune di lotta a questa malattia che rischia di modificare il nostro territorio”. Il primo cittadino di Cetara (SA) ha convocato un tavolo di confronto sul tema per il prossimo 25 luglio. 

Sono state numerose le azioni istituzionali contro il mal secco

È del 5 maggio scorso, infatti, la pubblicazione di un primo Decreto Ministeriale nel quale furono stanziati sei milioni di euro, divisi in tre annualità, da destinare alla ricerca pubblica. Questo primo finanziamento, ancora in corso, destinato al Centro di ricerca difesa e certificazione del CREA, servirà a trovare una soluzione alla fitopatologia degli agrumi, a partire dalle cultivar IGP, grazie anche all’utilizzo delle Tecnologie di evoluzione assistita (TEA). Sempre nello stesso decreto ministeriale furono stanziati altri tre milioni di euro, da destinarsi sempre alla ricerca pubblica per contrastare la malattia fungina, ma per le cultivar degli agrumi non rientranti nelle IGP. 

A proposito di ricerca, nei giorni scorsi il CREA di Acireale, in provincia di Catania, ha lanciato un progetto denominato “Top Citrus” che, tra le altre cose, propone un maggiore controllo del mal secco degli agrumi. Durante il progetto saranno previsti alcuni studi relativi al contenimento della diffusione del fungo, tramite l’impiego di reti antigrandine. All’interno e all’esterno di questi dispositivi di protezione saranno inseriti dei sensori per il rilevamento di alcuni parametri per monitorare il patogeno e mettere a punto un protocollo di coltivazione del limone in ambiente protetto. 

mal secco

Limoni di Sorrento IGP

Il mal secco fu osservato, per la prima volta, nel 1834 sulle isole dell’Egeo, in Grecia

Si pensa che la malattia fungina si sia diffusa a partire dall’Asia centrale, nelle stesse località in cui avrebbe avuto origine la pianta del limone. Successivamente, il fungo avrebbe trovato invece il proprio “habitat” nei Paesi produttori di agrumi che si affacciano sul Mar Mediterraneo, oltre a quelli sulle coste del Mar Nero e nell’Asia Minore.

Tra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso, in provincia di Messina, ci fu una grande diffusione del fitopatogeno, un evento che portò al disseccamento di 3mila ettari di limoneti. La prima regolamentazione nazionale per il contrasto al mal secco è arrivata, però, soltanto nel 1988 con un decreto ministeriale, nel quale si tracciavano le linee guida utili agli agricoltori.

Quando si parla di mal secco si fa riferimento a una malattia vascolare il cui agente causale (Plenodomus tracheiphilus) si insinua nei vasi che trasportano la linfa.

I primi sintomi iniziano a fare la loro comparsa durante gli ultimi mesi invernali tramite il disseccamento dei germogli, delle foglie e dei rametti apicaliI fenomeni tendono a distribuirsi rapidamente, anche se spesso lungo uno specifico settore della chioma, portando alla morte dell’albero. Il tronco inizia ad assumere una colorazione rosa-salmone o arancione, con la presenza di piccoli puntini neri, non visibili facilmente a occhio nudo. La malattia progredisce in maniera verticale, dall’alto verso il basso, fino a causare la morte dell’ospite. 

Una diffusione che crea un problema

Se in Sicilia la malattia fungina è conosciuta da anni dai produttori di agrumi, la diffusione a macchia d’olio all’interno di areali, un tempo scoperti, come quelli della costiera amalfitana e della penisola sorrentina potrebbe compromettere non solo le coltivazioni IGP presenti, ma l’intera produzione, mettendo così a repentaglio la filiera locale.

Silvio Detoma
© fruitjournal.com

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