Acaro degli agrumi: un po’ di chiarezza

Dopo il ritrovamento di un nuovo acaro alieno in Sicilia che interessa gli agrumi, nel comparto si è generata un po’ di confusione. Con il professor Cocuzza dell’Università di Catania cerchiamo di fare chiarezza

da uvadatavoladmin
acaro degli agrumi (1)

La notizia era giunta un paio di settimane fa: una nuova minaccia stava interessando l’agrumicoltura siciliana. Un acaro – per l’esattezza – capace di arrecare danni significativi su diverse colture. In merito alla sua identificazione, però, le diverse fonti chiamate in causa hanno finito per determinare una confusione generale, impedendo una comprensione chiara e oggettiva della natura di questo parassita alieno e, di conseguenza, alimentando un timore che forse andrebbe ridimensionato. In tal senso, abbiamo dunque intervistato il professore Giuseppe Massimino Cocuzza, associato di Entomologia generale e applicata presso l’Università di Catania che, in collaborazione con la professoressa Giovanna Tropea Garzia, si è occupato dell’identificazione del fitofago, ribattezzato semplicisticamente come acaro degli agrumi. 

Nelle scorse settimane è stato rinvenuto un nuovo acaro alieno negli agrumeti siciliani: dove è avvenuto il ritrovamento? Si tratta di un caso isolato?

Il primo rinvenimento dell’acaro è avvenuto in un agrumeto situato nel territorio di Motta Sant’Anastasia (provincia di Catania) a seguito di una segnalazione fatta dal proprietario al Servizio Fitosanitario per le Malattie delle Piante di Acireale (CT), nell’ambito del Programma di Indagine Nazionale cofinanziato da UE e Ministero. Nei giorni successivi sono stati ispezionati, insieme al dott. Tumminelli del suddetto Servizio Fitosanitario, altri agrumeti della provincia e l’acaro è stato trovato anche nei territori di Misterbianco, Paternò e Ramacca, tutti nel Catanese, e di Taormina (Me). Stando alle numerose indicazioni di agrumicoltori e agronomi, pur non avendo potuto analizzare gli esemplari, è altamente probabile che l’acaro sia più diffuso. La presenza dell’acaro è stata prioritariamente segnalata agli Organi competenti Regionali e Nazionali, nonché all’Ordine degli Agronomi di Catania.

Sull’identità di questo “acaro degli agrumi” si è generata un po’ di confusione. Possiamo chiarire di che cosa si tratta?

Francamente, la confusione è stata generata dalla fuga in avanti da parte di qualche operatore del settore che ha segnalato un “nuovo acaro” senza tuttavia precisare di cosa si trattasse. Con la collega prof.ssa Giovanna Tropea Garzia, l’identificazione della specie è avvenuta immediatamente in quanto l’acaro in questione, Eutetranychus orientalis (Klein, 1936) o acaro orientale degli agrumi, presenta alcune caratteristiche morfologiche che, attraverso l’osservazione al microscopio, lo rendono facilmente riconoscibile. La specie è molto simile ad altre due specie congeneri: E. banksi (presente in Spagna e Portogallo) e E. africanus (riportato in Egitto e nell’isola di Madeira, in Portogallo). 

Quali sono i sintomi che si manifestano sulle piante?

Le popolazioni di E. orientalis si concentrano soprattutto sulla pagina superiore delle foglie attorno alle nervature primarie e, in alcuni casi, su quelle secondarie. Osservando da vicino le foglie attaccate, queste presentano piccole punteggiature verde chiaro su tutta la superficie che, nell’insieme, le fanno apparire più o meno scolorite. Le foglie più infestate sono soprattutto quelle direttamente esposte al sole. La sintomatologia ricorda quella causata da Panonychus citri. Anche i frutti ancora verdi hanno sintomi analoghi, manifestando una lieve decolorazione tendente all’argenteo. E. orientalis è riportato su oltre 150 piante ospiti, tra cui anche avocado e mango. Tra gli agrumi predilige limone e arancio e in minor misura clementine e mandarino.

acaro degli agrumi foglie

Foglie con sintomi dell’attacco di Euteranychus orientalis

Quali danni possono riportare le colture?

Secondo quanto riportano i colleghi spagnoli, la decolorazione sui frutti verdi è temporanea, ovvero scompare con la maturazione del frutto. Se invece l’infestazione avviene su frutti maturi, le macchie tendono a permanere. Tuttavia, l’impatto sulla produzione di agrumi è generalmente considerato minore. In bibliografia viene riportato che forti infestazioni dell’acaro orientale su piante in stress idrico e nutrizionale possono determinare caduta delle foglie e disseccamento dei rami. In Sicilia, nonostante la stagione estiva calda e arida appena trascorsa, una leggera defogliazione è stata osservata solo su poche piante attaccate. Ma è da verificare che la causa sia stata l’acaro. Negli alberi giovani (meno di 4 anni), sempre secondo la bibliografia, le infestazioni possono causare la perdita di vigore e ritardi nella crescita. 

Esistono già indicazioni rispetto al controllo di questo acaro?

L’acaro ha numerosi antagonisti naturali (soprattutto acari fitoseidi e coleotteri coccinellidi) in grado di mantenere le sue popolazioni al di sotto della soglia economica di danno. L’acaro orientale, vivendo sulla pagina superiore delle piante e producendo pochissima ragnatela, è particolarmente esposto all’attacco dei predatori. I trattamenti con acaricidi di origine chimica, soprattutto se ripetuti, possono risultare poco efficaci o addirittura dannosi, in quanto compromettono i suddetti antagonisti naturali. 

I protocolli spagnoli, dove l’acaro è presente da oltre un ventennio, prevedono l’uso di olio paraffinico nei casi di forte infestazione e di ricorrere ai prodotti fitosanitari solo nei casi in cui le piante inizino a perdere le foglie, sostenendo nel contempo le loro esigenze idriche e nutrizionali delle piante. Possono essere impiegati i fitofarmaci già registrati per il controllo dei ragnetti rossi degli agrumi e presenti nei disciplinari di lotta integrata. Ma – ripeto – quest’ultima opzione deve rappresentare un caso eccezionale. I trattamenti preventivi o basati sul “sentito dire” possono risultare inutili e dannosi.

Frutti con sintomi acaro degli agrumi

Frutti con sintomi dell’attacco di Eutetranychus orientalis

In prospettiva, quali sono i rischi per il comparto? E quali gli scenari possibili?

L’esperienza spagnola, ma anche greca e tunisina, dove E. orientalis è già presente da diversi anni, ci suggerisce che sarà l’ennesimo organismo alieno che ha invaso i nostri agrumi e che verrà assorbito dall’agro-ecosistema senza particolari conseguenze. Così come è già avvenuto per con diversi aleurodidi, cocciniglie e altri organismi. Basti ricordare che dagli anni Settanta sono oltre una quindicina le specie di nuova introduzione in Italia. Il vero pericolo da temere si chiama Diaphorina citri, la psilla vettrice dello huanglongbing, la malattia batterica più devastante per gli agrumi. La specie è già presente in alcuni areali del Mediterraneo orientale (Israele e Cipro), ma fortunatamente non lo è il batterio, agente causale della malattia. L’introduzione dell’insetto e del batterio deve essere assolutamente scongiurata, perché potrebbe davvero significare la fine dell’agrumicoltura mediterranea.

 

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

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