Agricoltura biologica: l’Italia prosegue la sua crescita in termini di superfici investite e numero di operatori coinvolti, ma mostra i primi segnali di cedimento dei consumi.
Nel corso degli ultimi 15 anni, il settore biologico è cresciuto a livello nazionale e internazionale a ritmi elevati, guadagnando sempre più spazio nelle politiche agroalimentari, presso i consumatori e nelle strategie commerciali dell’intera filiera agricola.
Basti pensare che solo negli ultimi cinque anni, in Italia le superfici e le aziende bio sono cresciute del 40% e i consumi interni di circa il 70%. Accanto a questo, però, non mancano complicazioni e ombre che incrinano – almeno in parte – l’andamento generale dell’agricoltura bio del Bel Paese.
La conferma è giunta ieri, durante il convegno “Appuntamento con il bio: l’agricoltura biologica del futuro” organizzato a Roma da ISMEA.
A prendere parte all’evento, il Ministero delle Politiche Agricole, Federbio, AIAB, Assobio, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari Italiane, Anabio-Cia, Coldiretti, Confagricoltura e Copagri.
Stando al rapporto realizzato dall’Istituto e presentato per l’occasione, a livello europeo, nel 2020 – ultimi dati completi a disposizione – la SAU (Superficie Agricola Utilizzata) coltivata ad agricoltura biologica si attesta a quasi 15 milioni di ettari. La Francia, la Spagna e l’Italia, in questo ordine, sono i tre Paesi con le superfici biologiche più ampie in termini assoluti e l’Italia, come già da molti anni, conferma anche nel 2021 la maggiore incidenza percentuale sulla superficie agricola complessiva, valore salito al 17,4% dal 16,6% del 2020.
Tra i principali Paesi a vocazione agricola, l’Italia cede terreno soprattutto alla Francia, ma nel complesso le superfici certificate con il metodo biologico crescono quasi ovunque.
Secondo quanto emerso dai dati Sinab (Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica) presentati da Ismea in apertura del convegno, la superficie biologica italiana è inoltre aumentata del 4,4%, arrivando a sfiorare i 2,2 milioni di ettari a fine 2021.
Come sottolineato anche nel rapporto, se il ritmo di crescita nei prossimi anni dovesse mantenersi tale, si potrebbero raggiungere i 2,7 mln di ettari al 2027, ultimo anno della Pac 2023-2027. E in prospettiva arrivare a 3 mln nel 2030, valore prossimo al target “Farm to Fork” del 25% di superficie bio, da raggiungere entro la fine del decennio.
Le principali coltivazioni bio
Tra le diverse coltivazioni bio, rispetto al 2020, crescono principalmente i cereali (2,8%) trainati soprattutto dai maggiori investimenti a grano duro (+8.364 ettari, +5,9%) e grano tenero (+8.914 ettari, +15,4%).
Risultano invece stabili le colture foraggere (-0,7%) e i prati e pascoli (-0,8%), mentre le colture permanenti evidenziano, complessivamente, un incremento del +3,5%, con andamenti specifici all’interno della categoria.
Diversamente, si riducono le superfici ad agrumi (arance – 17,2% e limoni -0,8%) e i meleti bio (-0,4%), mentre crescono i vigneti (+9,2%), gli oliveti (+0,5%) e i noccioleti (+12,5%).
La distribuzione regionale delle colture biologiche
Particolarmente interessante, l’analisi della distribuzione geografica delle colture bio in Italia. I dati, infatti, confermano che oltre il 50% della SAU biologica nazionale si trova in cinque regioni: Sicilia (316.147 ha), Puglia (286.808 ha), Toscana (225.295 ha), Calabria (197.165 ha) ed Emilia-Romagna (183.578 ha).
Il quadro nazionale che ne emerge non è tuttavia omogeneo, con alcuni territori come Campania (+55%), Toscana (+25%) e Friuli-Venezia Giulia (+23%) in cui le superfici biologiche crescono a ritmi mai visti finora e altri come la Sicilia, che pur mantenendo il suo primato, ha perso in un anno più superficie biologica di quanta ne conti l’Abruzzo. Alla base di queste dinamiche molto differenziate, le diverse scelte operate dalle Regioni relativamente agli impegni agroambientali dei PSR 2014-2020 e in particolare l’uscita di nuovi bandi della Misura 11.
Guardando, invece, alla dimensione media aziendale, il monitoraggio SINAB 2021 indica per le aziende biologiche una stima pari a 28,8 ettari, in calo di quasi un ettaro rispetto al 2020. D’altra parte, se confrontata agli 11 ettari medi delle aziende convenzionali, la dimensione delle imprese bio denota una maggiore professionalizzazione del settore.
Operatori certificati a bio
Relativamente agli operatori certificati a bio, i dati indicano una crescita di oltre il 5% rispetto al 2020. Un dato che deve molto ai 4.413 nuovi ingressi nel sistema di certificazione, che hanno portato a oltre 86 mila unità il numero complessivo di produttori, preparatori e importatori biologici. Si conferma dunque il trend di crescita degli ultimi 10 anni, periodo nel quale l’incremento complessivo è stato del 78,5% equivalente a 37.875 unità. Ulteriore testimonianza della grande vitalità del comparto, nonostante le molte incertezze degli anni di pandemia.
Dal punto di vista della distribuzione regionale degli operatori, si conferma ancora il primato della Sicilia con 11.128 operatori. Seguono Calabria e Puglia, rispettivamente con 10.400 e 9.232 operatori. Altrettanto significativi risultano poi gli incrementi percentuali registrati nel 2021 da Basilicata (+32,5%), Campania (+26,5%), Friuli-Venezia Giulia (+21,9%) e Toscana, (+16,5%), tutte realtà in cui si è registrato un aumento superiore al 15%.
Agricoltura biologica tra bilanci e prospettive futuro
Riprendendo le parole del sottosegretario al Mipaaf, Francesco Battistoni, “L’Italia conferma e rafforza il proprio impegno sul biologico, stanziando fondi per la programmazione 2023-2027 della Nuova Pac, per oltre 2 miliardi di euro”. “Ciò – ha poi aggiunto – rappresenta un segno tangibile di quanto l’Italia creda nell’agricoltura biologica e di come gli interventi messi in atto, a partire dall’approvazione della legge sul biologico fino al Piano d’Azione Nazionale, rientrino in un quadro organico e complessivo finalizzati alla crescita del settore”.
Dopo un lungo e travagliato iter, l’Italia si è infatti dotata di una legge nazionale sull’agricoltura biologica, destinando cospicue risorse al settore nella programmazione 2023-2027 della nuova Pac. Ma è evidente come il mutato quadro di riferimento, in cui dapprima la pandemia, poi la guerra e ora anche le siccità insistono senza soluzione di continuità, ponga ora più di un interrogativo sul futuro del comparto.
“Lo sviluppo dell’agricoltura biologica è considerato tra i principali driver della transizione verde e la politica italiana ha deciso di aumentare il sostegno al bio, con un incremento di risorse di 720 milioni di euro nei prossimi 4 anni – ha dichiarato Angelo Frascarelli, Presidente di ISMEA, ribadendo però la necessità di “una valutazione del ruolo del bio nella specificità italiana”.
Al netto dei dati elaborati, occorre dunque riflettere in tempi brevi su quale sia il ruolo dell’agricoltura biologica nella specificità italiana, come questo e la sua immagine possano evolvere e come possano svilupparsi i suoi predicati. Specialmente a fronte di una transizione generale dell’agricoltura che si trova oggi a dover coniugare il tema della maggiore sostenibilità di parte o tutto il processo produttivo a quello della sicurezza alimentare e dell’accesso al cibo di qualità a tutti.
Ilaria De Marinis
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