Arance 2021/2022: cala la produzione Ue

Secondo quanto riportato dall’USDA, cresce la produzione mondiale di arance ma cala quella dell'Unione Europea

da uvadatavoladmin
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Secondo l’USDA (United States, Department of Agriculture) la produzione mondiale di arance 2021/2022 ammonterebbe a 48,8 milioni di tonnellate, in aumento di 1,4 milioni di tonnellate rispetto alla campagna precedente (+3%).

L’aumento dell’offerta è imputabile ai maggiori raccolti realizzati in Brasile, Messico e Turchia a seguito delle favorevoli condizioni meteo. Di contro, Egitto, Unione europea e USA registrano un calo della produzione. L’incremento dell’offerta mondiale sarà destinato in buona parte alla produzione di succo di arancia che negli ultimi anni ha visto una forte riduzione degli stock.

La produzione di arance 2021/22 dell’Unione europea è stimata in 6,1 milioni di tonnellate, in declino (-6%) rispetto alla campagna precedente.

Alla base della perdita, le condizioni climatiche sfavorevoli che hanno condizionato negativamente gli aranceti – soprattutto in Italia – nelle fasi di fioritura e ingrossamento dei frutti.

La riduzione dell’offerta UE si tradurrà necessariamente in un aumento dei prezzi e nel calo dei consumi e delle esportazioni di prodotto fresco e dei quantitativi avviati all’estrazione del succo. È atteso anche un aumento delle importazioni di prodotto fresco con Egitto e Sudafrica destinati a giocare un ruolo da protagonisti tra i fornitori dell’UE.

La campagna delle arance italiane è caratterizzata da una produzione quantitativamente limitata e da un mercato fluido.

Per quanto concerne l’Italia, un primo bilancio indica per il 2021/22 una forte riduzione del raccolto di arance compresa tra il 25 e il 30% rispetto all’anno precedente. Dal punto di vista qualitativo, il prodotto si presenta eccellente con un rapporto equilibrato tra acidi e zuccheri, in linea con le aspettative dei consumatori. L’offerta è soddisfacente anche in termini di calibro dei frutti e le partite di calibro più grande sono particolarmente apprezzate dai mercati nelle diverse fasi di scambio.

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Sotto il profilo agronomico, la campagna 2021/2022 è stata condizionata da un andamento climatico sfavorevole in fase di fioritura e di allegagione.

Le temperature particolarmente alte nella fase di cascola dei frutticini hanno determinato uno scarso carico di arance sugli alberi. Inoltre, l’estate particolarmente siccitosa non ha favorito l’accrescimento e l’ingrossamento dei frutti. A ciò, si deve aggiungere il verificarsi di eventi meteo straordinari come le piogge torrenziali e le grandinate che nei mesi di ottobre e di novembre hanno colpito a più riprese i principali areali produttivi siciliani, devastando molti agrumeti. Nelle ultime settimane, l’eruzione dell’Etna ha disseminato le ceneri vulcaniche in alcuni agrumeti, determinando qualche danno ai frutti pendenti.

L’offerta limitata agevola il collocamento del prodotto sul mercato e i calibri grandi sono particolarmente ricercati dagli acquirenti. In conseguenza di ciò, i prezzi all’origine registrano un aumento rispetto alla campagna precedente.

Sono questi i principali elementi che emergono da una ricognizione realizzata da Ismea relativamente alla prima parte della campagna produttiva e commerciale delle arance.

Inoltre, si conferma molto importante il ruolo svolto dall’industria dei succhi che ritira e lavora le partite di arance di piccolo calibro, qualificando in tal modo l’offerta del prodotto da tavola.

Dalla domanda giungono segnali contrastanti, da un lato ci sono i dati incoraggianti degli acquisti delle famiglie per il consumo domestico, in netta ripresa rispetto agli ultimi anni, ma d’altro canto si registra la contrazione delle esportazioni a causa della scarsa disponibilità di prodotto determinata dal clima sfavorevole.

Tra ottobre 2021 e gennaio 2022, le vendite al dettaglio di arance sono cresciute del 4% su base annua e del 10% rispetto alla media dell’ultimo triennio.

Oltre alla congiuntura sfavorevole in termini produttivi, il settore agrumicolo nazionale è penalizzato fortemente dai limiti insiti nella propria struttura. L’agrumicoltura è una realtà a forte connotazione mediterranea e sono coinvolte specifiche aree del Sud Italia. La filiera produttiva, infatti, è concentrata in poche aree geografiche, con i due terzi delle
arance prodotte in tre aree del Meridione: a Catania insiste circa un terzo della produzione nazionale, a Siracusa circa un quinto e nella provincia di Reggio Calabria il 10%.

A livello di produzione, l’eccessiva frammentazione della maglia poderale (la dimensione media delle aziende agrumicole è di 3 ettari) e la persistenza di impianti poco moderni e razionali determinano una minore produttività, una scarsa resistenza alle fitopatie (in particolare al virus della Tristeza) e un calendario di raccolta più breve rispetto ai nostri diretti competitor spagnoli. Dal punto di vista commerciale permane la scarsa propensione degli agricoltori ad associarsi in cooperative e OP che seppure numerose rimangono di dimensioni economiche medio-piccole e ciò rende difficile realizzare politiche economiche settoriali efficaci.

Arance 2021/2022: potenziale produttivo in ripresa

I dati relativi alle superfici coltivate sono aggiornati al 2020 e registrano un incremento nelle principali aree produttive nazionali. Le operazioni di reimpianto riguardano soprattutto gli aranceti siciliani colpiti dal virus della Tristeza. Come è noto, l’unica valida soluzione per gli agrumeti colpiti da questa malattia è l’espianto e il successivo reimpianto con portainnesti resistenti. Le rilevazioni più recenti confermano che in Sicilia è in atto questo processo di riconversione anche se, al momento, una parte delle superfici reimpiantate non è ancora entrata in produzione.

A livello nazionale, il potenziale produttivo ammonta a circa 84mila ettari. Nel 2020, la superficie in produzione è cresciuta del 2,8% su base annua e dell’1,7% rispetto al dato medio dell’ultimo triennio.

La Sicilia è la prima regione per superficie investita ad arance, con circa i due terzi del totale nazionale, rispetto al 2019 si registra un aumento di circa 1.000 ettari della superficie in produzione, con i maggiori incrementi nelle province di Catania (+500 ettari in produzione rispetto al 2019), Agrigento (+200 ettari) e Messina (+300 ettari).
La Calabria è la seconda regione italiana per superficie in produzione (circa il 21% del totale nazionale) e mostra un incremento di circa 1.400 ettari del potenziale produttivo, concentrati per lo più nella provincia di Catanzaro.
A seguire si collocano Puglia e Basilicata con circa il 5% della superficie nazionale investita ad arance. Rispetto al 2019, queste regioni evidenziano una sostanziale stabilità anche se la Puglia registra un lieve incremento di circa 30 ettari della superficie in produzione (+0,9%), grazie all’aumento degli investimenti nella provincia di Taranto.

Il confronto con il dato medio del triennio 2017-2019 conferma quanto emerso su base annua, con le sole eccezioni di Basilicata e Sardegna che registrano una flessione rispettivamente del 10 e del 22%.

La redazione
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