Un disciplinare di produzione per il pomodoro da industria prodotto in Capitanata: questo l’obiettivo da raggiungere per uno dei punti forti dell’economia agricola foggiana.
Presentato pubblicamente nella sala consiliare della Camera lo scorso 19 gennaio, il disciplinare della DOP punta a valorizzare sui mercati il pomodoro da industria e i suoi derivati.
A sostegno della richiesta del riconoscimento, i dati della provincia di Foggia che da sola detiene il 90% della produzione nazionale del pomodoro lungo pelato. Una percentuale che, come ribadito da Coldiretti, promotrice dell’iter di riconoscimento della DOP, lascia presupporre il rilancio dell’economia agricola foggiana. Il capoluogo pugliese vanta infatti un’estensione complessiva media di 15.000 ettari e una produzione di pomodoro da industria che si aggira intorno ai 14.250.000 quintali (1,4 milioni di tonnellate). Cifre che, stando a quanto riportato in uno studio commissionato all’Università di Foggia, portano inoltre la Puglia a detenere la quasi totalità della produzione del pomodoro all’interno di una filiera del Sud Italia, con 15.527.500 quintali di pomodoro da industria su una superficie di 17.170 ettari prodotti in Puglia.
Di qui, l’intento della Coldiretti di rilanciare una sorta di “sistema pomodoro” made in Daunia che punti alla valorizzazione nel suo insieme della coltivazione agricola, sulla scorta di quanto già proposto in Campania con il progetto di rilancio del prodotto trasformato attraverso la certificazione del pomodoro “Napoli IGP” (Identificazione Geografica Protetta).
Sulla questione è intervenuta anche CIA Agricoltori Italiani di Capitanata che, accogliendo con entusiasmo il risultato ottenuto, ha colto l’occasione per ribadire l’importanza di trovare quanto prima un accordo sul prezzo del pomodoro da industria nel Centro-Sud.
Soprattutto per “evitare quanto successo nel 2022, con oltre 2mila ettari in meno di superfici coltivate e una perdita netta di circa 3 milioni di quintali rispetto all’anno precedente”. “Ora è il momento di dare ai produttori una base minima di certezze per metterli nelle condizioni di programmare e di trapiantare”, ha infatti dichiarato Angelo Miano, presidente di CIA Capitanata.
“Le industrie conserviere l’anno scorso hanno tirato la corda al massimo pur di non riconoscere un valore adeguato da corrispondere ai produttori. Il calo delle superfici coltivate e, di conseguenza, la minore produttività – ha poi aggiunto – sono state la diretta conseguenza delle politiche attuate dalla parte industriale. Abbiamo penato per mesi prima di poter arrivare a un accordo sul prezzo del pomodoro da industria. Un’incertezza e uno stallo durati diversi mesi, tanto da convincere molti imprenditori agricoli a rompere gli indugi e a rinunciare a trapiantare”.
In tal senso, come chiarito, il riconoscimento della DOP potrebbe allora rappresentare “un primo e importante passo per rilanciare una filiera che, in provincia di Foggia, rappresenta un’eccellenza assoluta sia per quantità che per qualità”.
Ilaria De Marinis
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