Una pubblicazione scientifica a cura di un team di ricercatori dell’Università di Bari segnala il ritrovamento in Puglia del fungo patogeno Arthrinium marii su olivo. Ne abbiamo parlato con l’agronomo Salvatore Malcangi. Esperto di olivicoltura, l’agronomo ha rinvenuto in agro di Andria (BT) la presenza di ulivi infetti da A. marii.
Come riportato nello studio “Identificazione di Arthrinium marii come agente causale della morte dell’olivo in Puglia (Italia meridionale)”, il genere Arthrinium comprende attualmente 80 specie.
Di queste molte sono state riportate come patogeni delle piante ed endofite, sebbene le informazioni sulla biologia dei funghi e sull’epidemiologia delle malattie siano scarse. Le relazioni sono tutte recenti e da queste emerge che diverse specie sono patogene per diverse piante ospiti. Ad agevolare la grande adattabilità di questi funghi diversi fattori, tra cui i cambiamenti climatici, le nuove tendenze colturali e la diffusione di nuove cultivar.
Lo studio, che ha avuto come focus l’individuazione del patogeno A. marii, ne ha attestato la prima segnalazione in Italia meridionale come agente di deperimento su olivo.
Se verificata, però, la diffusione del fungo potrebbe rappresentare una nuova minaccia per l’olivicoltura italiana, soprattutto a causa della sempre maggior diffusione di nuovi sistemi di impianto (intensivi e superintensivi), che necessitando di irrigazioni e concimazioni più intensive aumentano la suscettibilità delle piante. Al momento non si dispone di dati certi, ma – come riportato dai ricercatori – è in aumento il numero di specie fungine, agenti del declino e della morte degli ulivi. D’altra parte, per molte di queste specie restano sconosciute le interazioni che le diverse specie fungine instaurano con gli ulivi.

Pianta sintomatica sulla sinistra e pianta asintomatica sulla destra.
Se da un lato la ricerca ha compiuto passi importanti sulla questione, dall’altra permane comunque la minaccia, testimoniata – nel caso specifico di Arthrinium marii – dall’esperienza di Salvatore Malcangi. Chiamato da un’azienda olivicola per una consulenza, l’agronomo ha infatti potuto osservare in campo alcuni dei sintomi associati alla presenza di questo fungo.
“Con questa dichiarazione – specifica Malcangi – il mio intento non è creare allarmismi su un nuovo e mai sentito prima patogeno dell’ulivo, ma sottolineare l’importanza delle analisi fitopatologiche condividendo la mia piccola esperienza su A. marii in un oliveto di un’azienda di Andria”.

Salvatore Malcangi, agronomo junior esperto in olivicoltura.
“A destare preoccupazione nel proprietario, titolare dell’azienda, è stata l’eccessiva filloptosi osservata su olivi che apparivano quasi del tutto defogliati. Abbinata a questa sintomatologia, si è riscontrato anche il generale deperimento delle piante con una distribuzione dei sintomi particolare: le piante infette da A. marii non si distribuiscono come singole piante distanti tra loro, ma in gruppi di 6-8 piante infette intervallati da gruppi di piante sane.
Una volta osservata questa sintomatologia – prosegue l’esperto – la mia premura è stata suggerire al titolare dell’azienda lo svolgimento di analisi fitopatologiche, che erano già state eseguite presso i laboratori dell’Istituto tecnico “Basile Caramia” di Locorotondo (BA). Gli esperti hanno analizzato i campioni e compreso che l’agente patogeno responsabile di tale sintomatologia era A. marii”.

Oliveto infetto da Arthrinium marii visto dall’alto.
Di qui l’avvio di ricerche da parte dell’agronomo: “Consultandomi con altri colleghi, sono venuto a conoscenza del lavoro pubblicato nel 2020 da un gruppo di ricercatori dell’Università di Bari”.
“Il lavoro riportava informazioni sul rinvenimento e identificazione di questo patogeno in Puglia. Oggi ben poco si sa a riguardo di questo agente di malattia e ulteriori studi sono necessari. So che ulteriori ricerche si stanno effettuando presso i centri di ricerca e le Università, ma al momento creare allarmismi sarebbe del tutto ingiustificato, non essendoci dati certi a riguardo”.
L’esperto ha quindi suggerito ai produttori di svolgere sempre le analisi fitopatologiche, specialmente quando si osservano sintomi nuovi e anomali non riconducibili a una malattia nota. “Prima di prendere decisioni affrettate e di dichiarare la pericolosità di un agente è fondamentale il passaggio dei campioni in laboratorio e studi approfonditi da parte degli esperti. Fondamentale – conclude – è quindi allertare chi di competenza perché effettui le dovute analisi e consigli quali precauzioni adottare”.
Silvia Seripierri
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