Ridurre i trattamenti chimici del 50% contro la Drosophila suzukii e la cimice asiatica e contribuire a ridurre il consumo idrico del 30%. Sono solo alcuni degli obiettivi previsti da SMILE, un progetto che punta a sostenere la cerasicoltura emiliana e romagnola con l’introduzione di nuovi sistemi di copertura a “monoblocco”. I ciliegi saranno quindi protetti non solo dagli agenti atmosferici dannosi come pioggia forte e grandine, ma anche dagli insetti, con l’obiettivo sperato di un incremento della produzione e anche della qualità.
Del progetto sono capofila Ri.Nova, società cooperativa che si occupa di ricerca e sperimentazione nel comparto delle produzioni vegetali, e l’Università di Bologna, con l’aiuto economico del Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale, in collaborazione con il Consorzio della Ciliegia di Vignola IGP. In linea di massima, la ricerca sta coinvolgendo 700 imprese impegnate nel campo della cerasicoltura, un equivalente pari a 800 ettari di ciliegi. Il gruppo di ricerca è composto da Luigi Manfrini, Luca Corelli Grappadelli e Brunella Morandi.
Il futuro della cerasicoltura, complici anche i cambiamenti climatici, è indissolubilmente legato all’utilizzo delle coperture.
Tanto che, nel territorio in cui si produce la Ciliegia di Vignola IGP, i campi coperti si aggirano intorno al 30%. Il progetto è nato proprio in seguito ad alcune analisi effettuate su ciliegeti con teloni di copertura antipioggia e anti cracking, molto diffusi in Emilia-Romagna, per evitare lo spacco dei frutti. Dai primi dati è emerso come questi ultimi portino a un aumento significativo delle temperature e dell’umidità rispetto ai frutteti scoperti. Per quanto riguarda, invece, gli impianti “monofila”, si sono dimostrati molto più efficaci nel controllo della Drosophila e nel prevenire il fenomeno del cracking, oltre a possibili danni da parte degli uccelli. L’impianto a monofila, però, ha l’inconveniente di avere costi elevati e risulta poco adatto a ceraseti vigorosi.
Le tipologie di impianti a “monoblocco”
Il team scientifico ha ideato due tipologie di impianti a “monoblocco”: il primo prevede una copertura antipioggia a doppio strato completata poi sul perimetro da una rete anti-Drosophila. Il secondo, invece, è stato realizzato con quattro differenti tipologie di copertura, di colorazione diversa. Rispetto all’impianto monofila, il sistema monoblocco richiede costi di installazione inferiori e minore manutenzione. Inoltre, lo scarico dell’acqua è progettato verso il centro dell’interfila, evitando alcune problematiche tipiche di sistemi con altre coperture che invece lo effettuano a ridosso delle radici. Inoltre, si ha una maggiore aerazione dell’impianto rispetto ai teli retinati o in plastica. Gli schermi antipioggia di altri sistemi di copertura, infatti, risultano efficaci per il controllo del cracking, ma a causa della forte umidità non riducono la percentuale di frutti spaccati o marci.
Nel sistema a monoblocco, invece, il frutteto è completamente isolato dall’ambiente esterno, per questo tutte le attività fisiologiche delle piante sono confinate entro quest’area. Gli esperimenti sul campo, intanto, proseguiranno fino a luglio. Il progetto Smile, con i suoi risultati, servirà a orientare i cerasicoltori nella scelta dei sistemi di difesa da adottare per realizzare nuovi impianti di ciliegio o per proteggere quelli già esistenti, anche in biologico. Per il momento i risultati sono promettenti.
“L’impiego dei sistemi di difesa multifunzionali testati nell’ambito di SMILE porterà sicuri benefici economici alle aziende agricole impegnate nella cerasicoltura – sostiene Daniele Missere, responsabile di progetto per conto di Ri.Nova – derivati dalla garanzia di ottenere produzioni di elevata qualità anche in annate caratterizzate da frequenti piogge a ridosso della raccolta o contrassegnate da emergenze fitosanitarie difficilmente contrastabili. A questo si aggiunge anche la possibilità di coltivare e produrre ciliegie di varietà di fascia premium seppur sensibili al cracking”.
Discorso a parte, invece, per le coltivazioni di ciliegi in biologico, per cui le cose si complicano. “Se infatti riusciamo, con le coperture, a tenere fuori la Drosofila, ci sono ancora problemi a gestire l’umidità, la monilia e gli afidi – ha proseguito Missere – a tal punto che, se non emergeranno risultati diversi, bisognerà affermare che il biologico sul ciliegio non è fattibile. È comunque già molto importante essere riusciti a ridurre drasticamente i trattamenti”.
Benefici non solo economici
In ogni caso, se il progetto darà i frutti sperati, sicuramente apporterà benefici economici sulle aziende agricole impegnate nella cerasicoltura sempre in balia degli eventi atmosferici che stanno colpendo più spesso le produzioni in Emilia-Romagna da un lato, e di emergenze fitosanitarie difficilmente contrastabili dall’altro. Altro fattore importante sarà l’incremento della qualità delle ciliegie prodotte, vista la protezione dal cracking. Si stima che, con l’utilizzo dei sistemi a monoblocco per almeno 5-10 anni su una superficie di 100 ettari, la produzione lorda vendibile (PLV) si dovrebbe aggirare intorno ai 4 milioni l’anno. Per non parlare poi degli effetti positivi anche per quanto riguarda la tutela ambientale, visto l’uso meno massiccio di sostanze chimiche insetticide e fungicide, e il risparmio idrico.
Silvio Detoma
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