Peronospora del cavolo: occhio all’umidità

Tra gli ortaggi più coltivati nel periodo autunno-vernino, a causa dell'umidità della stagione, le Brassicaceae sono spesso attaccate da malattie fungine

da uvadatavoladmin

Ricche di proprietà benefiche per la salute e sempre più apprezzate, le Brassicaceae o Crucifere sono oggi diffuse in diverse parti del mondo. Tuttavia, date le caratteristiche pedoclimatiche del periodo in cui vengono coltivati i principali ortaggi appartenenti a questa famiglia, è di fondamentale importanza porre particolare attenzione alle principali malattie che possono colpire queste piante. Tra queste, in particolare, la peronospora del cavolo, causata dal patogeno fungino conosciuto come Hyaloperonospora parasitica o Peronospora parasitica.

Ciclo biologico del patogeno

P. parasitica è in grado di perpetuarsi negli anni grazie al micelio perennante e ai conidi che vanno a infettare le piante, siano queste coltivate o spontanee. Tale perpetuazione del patogeno nel tempo è favorita da un’elevata frequenza dei cicli colturali delle piante ospiti, soprattutto se questi vanno anche ad accavallarsi nel tempo.

Il patogeno raggiunge il massimo della sua virulenza proprio nel periodo che interessa la coltivazione della maggior parte delle specie appartenenti alle Brassicaceae, caratterizzato da un andamento climatico umido e freddo, con temperature che si aggirano intorno ai 10-15°CUna volta che il patogeno ha infettato la pianta ospite, in condizioni ottimali, ha una durata di incubazione breve, che si attesta intorno ai 4-6 giorni, dopodiché inizia il vero e proprio processo infettivo con la manifestazione dei sintomi. 

Peronospora del cavolo: quali sono i sintomi?

Gli attacchi ad opera di P. parasitica possono insorgere già in vivaio sulle giovani piantine da semenzaio, portandole spesso alla morte. Sulle piante adulte si manifesta direttamente sulle foglie, causando sulla pagina superiore delle macchie oleose delimitate dalle nervature che, con il passare del tempo, tendono a disseccare. Sulla pagina inferiore delle foglie, invece, andando avanti con l’infezione da parte del patogeno, soprattutto in condizioni di elevata umidità, si nota la produzione di una muffetta grigiastra. Le foglie gravemente colpite finiscono per accartocciarsi e disseccare, finendo poi per cadere. 

Se l’infezione non viene tenuta sotto controllo, può diventare sistemica, interessando gran parte della superficie fogliare, senza risparmiare le infiorescenze e le foglie interne, che rappresentano la parte edule delle colture. Ma aldilà della sintomatologia riscontrabile sulla singola pianta, la malattia può diffondersi rapidamente anche tra le colture, compromettendo la crescita e la qualità del raccolto.
Di qui l’importanza di intervenire tempestivamente nel contenimento della malattia.

peronospora del cavolo

Gestione e controllo della malattia

La gestione attenta della peronospora del cavolo è essenziale per preservare la salute delle coltivazioni autunno-vernine delle Brassicaceae. La difesa delle colture è orientata su criteri agronomici prettamente preventivi

Attraverso alcuni interventi preventivi si mira a ridurre la percentuale di umidità nel microclima esplorato dalle piante, oltre che direttamente sulla superficie delle colture. Garantire una buona aerazione delle piante presenti in serra o in pieno campo può senz’altro fare la differenza sin dalla costituzione dei semenzai. Per questo è molto utile non effettuare delle semine o dei trapianti troppo fitti che nel tempo possono provocare un difficile ricambio d’aria tra le piante. Particolare attenzione bisogna porre anche all’irrigazione che, oltre a non dover eccedere rispetto ai fabbisogni delle piante, deve evitare di bagnare le superfici fogliari. In tal senso, sono dunque sconsigliati metodi di irrigazione per aspersione

Per gli stessi motivi è essenziale garantire un buon drenaggio del terreno al fine di evitare ristagni idrici che, oltre creare condizioni sfavorevoli per la crescita delle colture, possono senz’altro avvantaggiare la propagazione del patogeno e crearne le condizioni ottimali per il successivo sviluppo. Un ottimo metodo agronomico per ridurre la presenza del patogeno durante il trascorrere degli anni consiste poi nell’effettuare ampie rotazioni colturali, avendo cura di allontanare e distruggere i residui di piante e foglie infette.

In ultimo, laddove prevenire la malattia attraverso un monitoraggio costante dovesse risultare insufficiente, torna particolarmente utile l’applicazione di sali rameici, preferibilmente con aggiunta di coadiuvanti che permettano una migliore adesione alla superficie delle foglie. Questo permette di ottenere risultati incoraggianti nel contenimento della malattia.

 

Donato Liberto
© fruitjournal.com

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