Manodopera agricola, Cia: “diventi priorità”

Flessibilità per stagionali, Decreto flussi, sicurezza nei campi e pensioni minime: queste le priorità per il primario esposte dall'associazione nell'incontro con la neo ministra del Lavoro

da uvadatavoladmin
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Interventi urgenti sulla flessibilità per la manodopera agricola e un’azione decisa sul Decreto flussi. E poi sicurezza sul luogo di lavoro, legge sul caporalato e aumento delle pensioni minime. Queste le priorità del settore agricolo, presentate venerdì dal presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, nell’incontro che la neo ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha tenuto con le parti sociali.

Per Cia, il fabbisogno di manodopera agricola delle aziende è legato a determinati periodi dell’anno.

È dunque necessario mettere in campo politiche per una maggiore semplificazione e flessibilità del lavoro stagionale, per consentire a giovani, pensionati e percettori di reddito di cittadinanza di integrare i loro proventi con il lavoro occasionale in agricoltura, senza oneri eccessivi per le imprese. È importante ribadire che, in passato, strumenti come i voucher non abbiano mai sostituito i contratti tradizionali in agricoltura. Ne è riprova il trend delle assunzioni, che nel settore è sempre stato positivo.

In merito alla manodopera agricola, per Cia è altrettanto importante l’approvazione del Decreto flussi che consentirebbe l’assunzione di 130 mila lavoratori, un’ampia quota dei quali deve essere riservata agli agricoli. Cia è preoccupata anche per lo sblocco delle pratiche relative al 2021, in un Paese in cui la manodopera straniera rappresenta stabilmente un terzo (29,3%) della forza lavoro complessiva del settore.

Fra gli altri temi toccati, insieme a quello della manodopera agricola, anche quello della sicurezza nei campi, con l’obiettivo di ridurre al minimo il numero degli incidenti agricoli.

Occorrono incentivi per l’acquisto di dispositivi di protezione, oltre a quelli per il rinnovamento delle infrastrutture produttive (età media oltre i 26 anni), tanto atteso dalle aziende, in modo da permettere la sostituzione di trattori, attrezzature e macchine per trasformazione dei prodotti agricoli con mezzi più moderni, tecnologici e a bassa emissione CO2. In merito alla legge 199/2016 sul caporalato, Cia ritiene che la parte preventiva del provvedimento stenti ancora a decollare. Mancano le convenzioni per trasporto e alloggio dei lavoratori e la Rete del Lavoro Agricolo di Qualità non può funzionare senza un sistema efficace di premialità per le aziende.

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“Bisogna aumentare le pensioni al minimo, che riguardano una platea di oltre 1,7 milioni di anziani, di cui un terzo sono ex agricoltori” – ha dichiarato il presidente Fini. “Dalle 400 euro attuali – in media – si dovrebbe arrivare a 780 euro mensili per adeguarsi a tutti i parametri previsti dalle norme nazionali ed europee sui livelli di povertà. Nonostante l’Italia sia uno dei Paesi più agricoli dell’Ue, le pensioni sono fra le più basse e i nostri pensionati, che tendono a restare nelle zone rurali dove il welfare è deficitario rispetto alle aree urbane, non hanno i mezzi per accedere ai servizi minimi essenziali e far fronte alle necessarie prestazioni sanitarie”.

 

Fonte: Cia – Agricoltori Italiani
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