Corking su drupacee: segnalazioni in Puglia

A favorirne l’insorgenza diversi fattori, tra cui avverse condizioni climatiche e difficoltà nell’esecuzione di alcune pratiche agronomiche

da uvadatavoladmin
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La campagna delle drupacee è ancora in corso. In Puglia, tra difficoltà vecchie e nuove, spunta però il fenomeno del corking.

Sono numerose le segnalazioni della fisiopatia del corking su drupacee in tutto il territorio pugliese.

A favorirne l’insorgenza diversi fattori, tra cui avverse condizioni climatiche e difficoltà nell’esecuzione di alcune pratiche agronomiche.

La fisiopatia nota come corking si manifesta sui frutti di albicocche, pesche e susine con sintomi specifici, caratterizzati da suberosità e affossamenti a carico dell’epidermide cui corrispondono nella polpa cavità più o meno estese e tessuti suberificati imbruniti.

Generalmente, il corking può causare perdite di prodotto dal 30 al 50% in raccolta, e in percentuali più elevate in fase di post raccolta.

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Nello specifico, come chiarito in una nota da Alsia Basilicata, questa fisiopatia si verifica a causa di uno squilibrio nella disponibilità di metaboliti per lo sviluppo dei frutti e la crescita dei germogli. Nelle primavere fredde, la crescita dei germogli è favorita rispetto al tasso di accrescimento dei frutti e così si creano le condizioni predisponenti per la fisiopatia. Essa è inoltre favorita da un eccessivo vigore degli alberi oltre che da abbondanti apporti di azoto, non bilanciati da quelli di elementi strutturali come fosforo, potassio, calcio e microelementi.

Di fatto, dal punto di vista dell’andamento stagionale, quest’anno, dopo una primavera umida nel periodo della fioritura-allegagione dei frutti, i mesi di maggio e giugno hanno fatto registrare temperature molto al di sopra delle medie stagionali. Fattori che, a detta degli esperti, hanno ulteriormente favorito l’insorgenza di una serie di problematiche, tra cui il corking.

“I risultati consolidati di specifiche ricerche sulla dinamica di assimilazione degli elementi nutritivi – riporta ancora l’Alsia – indicano che il calcio è accumulato nei primi stadi di sviluppo del frutto per ciliegie, mele, kiwi e uva da tavola. Al contrario, il pesco, grazie alla capacità di mantenere significativi tassi di traspirazione, continua ad assimilare il calcio nel frutto fino alla raccolta”. D’altra parte, come evidenziato, gli effetti di somministrazioni di calcio per via fogliare sono insufficienti e poco significanti per l’accumulo di questo elemento.

Ragion per cui è preferibile la somministrazione per fertirrigazione di composti a base di cloruro di calcio o ossido di calcio.

Accanto al calcio, un altro elemento coinvolto nel fenomeno del corking è il boro, che interviene in molte funzioni della pianta. Dalla formazione della parete cellulare per stabilizzazione dei complessi a base di calcio a sintesi, trasporto e accumulo di zuccheri, dal metabolismo delle sostanze fenoliche alla gestione del consumo idrico, passando per la fecondazione dei fiori, favorendo la formazione e la germinazione del polline, e lo sviluppo del tubo pollinico.

In tal senso, la carenza e/o scarsa assimilabilità di calcio e boro, associata al verificarsi con elevate temperature, come quelle riscontrate quest’anno, possono ben spiegare i diffusi fenomeni di corking dei frutti che si segnalano in differenti areali.
“Questa convinzione – scrive l’Alsia – è suffragata dal dato che in frutteti adiacenti dove si coltivano le stesse varietà, coltivati con una gestione nutrizionale e agronomica corretta, il fenomeno non appare”.

Fortunatamente, infatti, specifici accorgimenti possono limitare i danni.

A partire dalla realizzazione di piani di nutrizione che, a seconda degli esiti delle analisi del terreno e sulla diagnostica fogliare, permettono di definire le corretta somministrazione e distribuzione degli elementi nutrizionali. Fino alla corretta gestione della chioma, attraverso puntuali o anticipati interventi di potatura verde, a seconda delle diverse variabili in gioco.

 

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

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