Finger lime, noto in Italia anche come “caviale di limone” per il particolare aspetto delle sue vescicole, è il nome comune della specie botanica Citrus australasica.
Si tratta di un agrume (famiglia Rutacee, sottofamiglia Aurantioideae), originario della foresta pluviale subtropicale australiana. Nato lungo il confine che separa il Queensland sudorientale e il Nuovo Galles del Sud, il finger lime è uno dei cibi tradizionali delle comunità aborigene di queste regioni. Sebbene la sua esistenza risalga a tempi lontani, la prima cultivar di valore commerciale, ovvero l’Alstonville, risale alla fine degli anni ‘80. Solo nel 2007 le prime varietà commerciali di qualità sono state registrate ufficialmente presso l’ACRA (Australian Cultivar Registration Authority), l’organismo governativo che presiede al controllo e alla registrazione delle varietà.
Caratteristiche del caviale di limone
La pianta di finger lime C. australasica è sempreverde e ha portamento cespuglioso e viene allevato a un’altezza massima di 6 metri. La pianta è ricoperta di spine e produce frutti, lunghi circa 12 cm, riconoscibili per la loro forma allungata e simile al dito di una mano.
La polpa è tipicamente di colore verde chiaro o giallo, ma esistono anche varietà di caviale a polpa rossa. La grande variabilità genetica, tipica delle varietà selvatiche, si manifesta infatti come variabilità di dimensione, forma e colore dei frutti. Ciò che rende questo frutto molto apprezzato è la caratteristica polpa interna. Il frutto si suddivide internamente in 3-6 cavità, ciascuna contenente piccole vescicole colorate e semisferiche, simili al caviale.
La coltivazione, come è caratteristico degli agrumi, deve essere praticata in suoli ben drenati con valori di pH compresi tra 5,0 e 6,5. Utile è anche la costituzione di frangiventi: la pianta è sensibile ai forti venti che agevolano sfregamento e lesioni dei frutti molto delicati. É, dunque, importante prevenire questo tipo di problemi per evitare il deprezzamento dei frutti sul mercato.
La crescita del caviale degli agrumi è favorita da climi miti, esposizioni a luce non diretta e pacciamature che nutrono il terreno e le giovani piante. Non è dunque necessario praticare ricche concimazioni, né potature intense. Può risultare fondamentale, invece, allevare un alberello con chioma aperta al fine di consentire il ricircolo di aria e il passaggio di luce.
La raccolta dei frutti è scalare e avviene circa ogni 10 giorni, per una durata complessiva di 6-8 settimane.
Selezione varietale
La selezione varietale di finger lime è piuttosto ampia e il recente interesse commerciale ha incoraggiato programmi di breeding volti a trovare l’incrocio più idoneo a produrre i frutti migliori.
L’istituto australiano Gosford Primary Industries Institute (GPII) ha suddiviso le principali varietà di rilevanza commerciale in tre gruppi.
- Varietà registrate dai breeder: varietà che possono essere propagate solo con la licenza del costitutore varietale. Esempio è il finger lime Citrus australasica var. sanguinea “Rainforest Pearl”, di A. T. Eyles & Sons, che produce frutti dalle vescicole rosa.
- Cultivar registrate presso l’ACRA (Australian Cultivar Registration Authority) dalla “mamma di tutti i finger lime” Judy Viola. Rientrano in questo gruppo le seguenti varietà: C. australasica “Alstonville” dalla polpa verde chiaro, C. australasica “Blunobia Pink Crystal” dalla polpa rosa, C. australasica “Durhams Emerald” dalla polpa verde, C. australasica “Judy’s Everbearing” dalla polpa con sfumature verdi e rosa, C. australasica “Pink Ice” dalla polpa rosa.
- Altre cultivar ottenute da gruppi di produttori e commercianti che hanno costituito proprie selezioni varietali. Di questi gruppi ne citiamo due, originari del Nuovo Sud del Galles: il gruppo Wild Fingerlime e l’azienda Finger Limeing Good Limited.
Prospettive commerciali
Le proprietà rinfrescanti, diuretiche e antisettiche, la dotazione di vitamina C e B6, acido folico e potassio e la componente estetica rendono il caviale di frutta molto popolare tra gli chef dell’alta cucina. Non a caso, negli ultimi anni, le esportazioni australiane sono cresciute vertiginosamente. Questa tendenza ha portato i Paesi importatori, tra cui l’Italia, a valutare la possibilità di coltivare il “caviale di limone” sul proprio territorio.
I motivi nascosti dietro tale domanda non sono legati solo all’esigenza di acquisire una certa autonomia produttiva, ma anche alla possibilità di evitare l’insorgenza di problemi di natura fitosanitaria. Com’è noto, proprio per evitare l’introduzione di patogeni da quarantena, non ancora presenti sul proprio territorio, l’Unione Europea effettua le dovute ispezioni fitosanitarie. C. australasica è un esempio di pianta ospite del patogeno Diaporthe citri, che – ancora assente in diversi Paesi europei, tra cui l’Italia – potrebbe essere introdotto con le importazioni transoceaniche.
Produzioni sul territorio nazionale
Anche in Italia è maturato un certo interesse per questo il caviale di agrumi. Gruppi di produttori, commercianti e tecnici si sono infatti uniti nel Consorzio Fingerlime, certificato dalla Presidente onoraria Judy Viola. Non molti anni fa sono state avviate le prime produzioni italiane di finger lime in Sicilia e in Calabria, territori particolarmente vocati alla coltivazione di questo frutto.
Aggiornamenti più recenti, riportati dal Consorzio stesso, riferiscono la sperimentazione di 300 piante in serra nel Lazio, con estensioni anche in Basilicata e in Puglia. “La pianta è molto rustica e spinosa e si sta adattando al nostro clima in modo ammirabile, grazie alla cura dei nostri esperti agrumicoltori” – ha evidenziato il Consorzio. Un dato che fa quindi ben sperare in un consolidamento delle produzioni in Italia.
Silvia Seripierri
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