Campagna olivicola calabrese: buona qualità, scarsi volumi

La stagione delle olive in Calabria volge al termine: a offrire una panoramica sull'andamento 2021, il produttore Pierluigi Taccone

da uvadatavoladmin
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La stagione olivicola 2021 in Calabria volge al termine. Nonostante l’ottima qualità dei frutti, i volumi scarseggiano.

A offrire una panoramica sulla campagna olivicola calabrese Pierluigi Taccone, produttore che da oltre cinquant’anni si occupa delle aziende agricole di famiglia.

Accanto alla produzione di agrumi e di kiwi, Taccone gestisce diversi impianti di olive da olio e da mensa, siti in provincia di Catanzaro e di Reggio Calabria.

A proposito di olive, come si presenta la stagione 2021 in Calabria?
Sinceramente la realtà ha un po’ deluso le aspettative. Metà degli areali produttivi calabresi ha registrato un’annata di scarica e l’altra metà parzialmente di carica (al 50-60%). Fortunatamente la zona dell’Alto Cosentino e le aree litoranee sono sufficientemente cariche. Tuttavia, il quadro generale è poco soddisfacente: basti pensare che in alcune zone dell’area più scarica le operazioni di raccolta sono ormai terminate da tempo.

Dal punto di vista della qualità, invece, come si presentano i frutti?
Devo dire che la qualità quest’anno è davvero buona. L’andamento stagionale caldo e abbastanza secco ha infatti limitato eventuali attacchi di Bactrocera oleae, nonché di malattie fungine. Complessivamente, le alte temperature registrate quest’anno non hanno comportato danni se non aver addolcito leggermente le caratteristiche organolettiche dell’olio. Sicuramente, il periodo primaverile con le gelate di aprile ha complicato in parte la campagna olivicola calabrese, riducendo di molto i volumi. Nel complesso, però, il clima è stato favorevole alla buona qualità.

campagna olive calabria 2021Cosa si prevede dal punto di vista commerciale per questa campagna olivicola calabrese?

Al momento è presto per esprimersi con certezza. Questo perché, pur essendoci una scarsa produzione di olive a livello non solo locale, ma nazionale, i prezzi non tendono a salire, quanto piuttosto ad abbassarsi. Il che lascia un po’ perplessi, specie se si guarda l’andamento della campagna in Spagna, naturalmente molto più rilevante della nostra in termini di quantità, ma che quest’anno – pur presentando volumi al di sotto delle previsioni – spunta prezzi più soddisfacenti. Al contrario, le flessioni di prezzo del prodotto italiano non hanno giustificazioni.

Riguardo alla produzione nazionale abbastanza modesta è bene poi sottolineare che rispecchia la tendenza produttiva al ribasso evidenziata negli ultimi anni. Ciò è dovuto da un lato alle problematiche legate agli alti costi delle operazioni di raccolta che induce a non raccogliere una parte del prodotto, dall’altro alla minore attenzione riposta nelle operazioni colturali, necessarie per ottenere una produzione soddisfacente. Un comparto come quello olivicolo, non economicamente soddisfacente, induce gli olivicoltori a trascurare molte pratiche necessarie alla buona conduzione agronomica degli oliveti. Quasi un abbandono – per parlare chiaro – che si traduce in una riduzione significativa delle produzioni olearie, con una tendenza, di anno in anno, sempre più negativa.

Lo confermano i dati: negli ultimi 20 anni si è passati da una produzione annua di 5-6 milioni di quintali di olio a una che si attesta intorno ai 2-3 milioni di quintali.

Bisognerebbe tornare a dare il giusto valore a questo frutto, simbolo del Mediterraneo e della eccellenza dei prodotti di questo Paese.

Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com

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