Mosca dell’olivo: simbiosi batteriche per il controllo

Mentre il clima continua a favorire la proliferazione della mosca dell'olivo, la ricerca scientifica offre nuove opportunità di controllo attraverso lo studio delle simbiosi batteriche

da uvadatavoladmin
mosca dell'olivo

La mosca dell’olivo (Bactrocera oleae) è un insetto che costituisce una delle più grandi preoccupazioni per gli olivicoltori da giugno a novembre, essendo in grado di provocare danni significativi alle colture e mettere a rischio intere stagioni di raccolto. Negli ultimi anni, la gestione di questo insetto si è fatta sempre più complicata a causa dei cambiamenti climatici, che creano condizioni sempre più favorevoli al suo sviluppo e alla sua diffusione. Temperature miti e un’umidità elevata, tipiche delle estati e autunni prolungati, consentono alla mosca di moltiplicarsi in modo esponenziale, con conseguenti danni alle drupe in fase di maturazione. 

Tuttavia, oltre alla sfida climatica, la ricerca scientifica ha messo in luce un altro aspetto cruciale per comprendere la biologia della mosca dell”livo: la presenza di batteri simbionti nel suo canale alimentare, come Candidatus Erwinia dacicola e Pseudomonas putida. Questi batteri però, oltre a essere fondamentali per la sopravvivenza e la riproduzione dell’insetto, offrono anche interessanti prospettive per il controllo del parassita. La conoscenza di questa simbiosi apre la strada a nuove strategie di gestione, più precise e sostenibili, che sfruttano le interazioni tra la mosca e i batteri per ridurre l’impatto delle infestazioni in campo.

I batteri simbionti: microscopici alleati per la sopravvivenza della mosca dell’olivo

La presenza di Candidatus Erwinia dacicola nel canale alimentare della mosca dell’olivo è determinante per la sopravvivenza delle larve all’interno delle drupe in maturazione. Questo batterio colonizza tratti specifici dell’apparato digerente dell’insetto, permettendo alla larva di metabolizzare fonti azotate altrimenti indisponibili, migliorandone così le possibilità di sopravvivenza. Inoltre, questa simbiosi batterica potrebbe avere un impatto positivo anche sulla longevità e sulla capacità riproduttiva degli adulti della mosca.

Pseudomonas putida, invece, è un batterio epifita che la mosca acquisisce attraverso l’alimentazione sul filloplano dell’olivo. Sebbene non abbia un legame altrettanto stretto con il ciclo biologico della mosca, le femmine sono attratte dalle sostanze volatili emesse da questo batterio, suggerendo il suo potenziale impiego in strategie di controllo basate sull’attrazione degli adulti.

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Sfruttare i batteri per fermare la mosca: una nuova frontiera per l’olivicoltura

Questa simbiosi batterica può essere sfruttata a vantaggio dei produttori, aprendo nuove strade per il controllo del parassita. L’utilizzo di attrattivi batterici derivati da Pseudomonas putida per attirare le mosche verso trappole attract and kill è una soluzione promettente per ridurre le infestazioni in campo. Parallelamente, la fitness degli adulti allevati, destinati alla sterilizzazione mediante la Sterile Insect Technique (SIT), può essere migliorata. Questa tecnica consiste nel rilascio di grandi quantità di maschi sterilizzati nell’ambiente, i quali competono con i maschi selvatici per l’accoppiamento. Poiché gli accoppiamenti con maschi sterili non producono discendenti, la popolazione del parassita si riduce gradualmente. La SIT è particolarmente interessante dal punto di vista ambientale poiché permette di limitare l’uso di insetticidi. Tuttavia, non tutti i batteri sono benefici per la salute degli adulti allevati. Esperimenti hanno dimostrato che l’introduzione di Acetobacter tropicalis ha aumentato la mortalità nei maschi. Al contrario, l’integrazione di Candidatus Erwinia dacicola potrebbe migliorare la capacità riproduttiva e la longevità degli adulti, rendendo la SIT più efficace.

Prove di alimentazione: zucchero o dieta completa

Nell’ambito di una ricerca svolta da un team multidisciplinare dell’Università di Firenze, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Cagliari e il CREA (Centro di Ricerca per l’Agrobiologia e la Pedologia), sono state condotte prove per valutare l’effetto dell’alimentazione degli adulti su diversi parametri fisiologici, come la longevità e la capacità riproduttiva. Le mosche sono state alimentate con differenti regimi: una dieta a base di solo zucchero o una dieta completa, arricchita con probiotici derivati da batteri simbionti. I risultati hanno mostrato che le mosche alimentate con solo zucchero presentavano una longevità inferiore rispetto a quelle nutrite con la dieta completa. Tuttavia, gli effetti sulla capacità riproduttiva variavano significativamente: l’aggiunta di probiotici, in particolare Pseudomonas putida, ha influenzato positivamente la deposizione di uova, mentre altri batteri come Acetobacter tropicalis hanno avuto effetti negativi, aumentando la mortalità nei maschi. Questi risultati evidenziano l’importanza di una dieta equilibrata e del ruolo dei batteri simbionti nella gestione delle colonie di laboratorio e nella lotta contro la mosca dell’olivo.

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Effetto sulla longevità di B. oleae con diete addizionate di probiotici a base di colonie di batteri

Il futuro del controllo della mosca dell’olivo passa per strategie sostenibili e naturali

L’impiego di attrattivi a base di sostanze volatili batteriche, insieme a un miglioramento delle tecniche di allevamento attraverso l’introduzione di batteri simbionti, rappresenta una nuova frontiera nella gestione integrata della mosca dell’olivo. Ridurre l’uso di insetticidi e adottare strategie più ecologiche è fondamentale per la sostenibilità dell’olivicoltura. Tuttavia, ulteriori ricerche sono necessarie per ottimizzare queste tecniche, specialmente per verificare l’efficacia degli attrattivi batterici in condizioni reali di campo. Dal punto di vista pratico, l’uso di attrattivi batterici come il filtrato di Pseudomonas putida potrebbe potenziare le tecniche attract and kill, attirando le mosche verso trappole o esche con grande efficacia, soprattutto verso le femmine, che hanno dimostrato una forte risposta alle sostanze volatili prodotte da questo batterio. Studi comportamentali ed elettrofisiologici hanno confermato l’interesse della mosca per questi composti, suggerendone un possibile utilizzo diretto in campo.

 

Donato Liberto
© fruitjournal.com

 

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