Dalla qualità della materia prima alla diversificazione colturale: con l’agronomo Andrea Moretti approfondiamo le potenzialità del Baby Food per il Sud Italia, dove il settore potrebbe trovare un nuovo, importante slancio.
Lo sviluppo dell’industria del Baby Food e le sue continue evoluzioni, in sinergia con le esigenze sempre più crescenti dei consumatori e parametri di sicurezza più restrittivi, ha determinato un ampliamento della filiera agro-alimentare, generando la nascita di realtà agricole sempre più strutturate, complesse e diversificate in molti comprensori dell’Italia Meridionale.
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Un punto di partenza fondamentale, che ha determinato lo sviluppo di questo volano agronomico e produttivo, è rappresentato sicuramente dalla diversificazione territoriale, soprattutto orografica, dei differenti comprensori regionali del Centro-Sud Italia.
Facendo un excursus lungo le caratterizzazioni territoriali delle nostre aree, infatti, si può notare come questi territori vantino ogni tipo di esposizione e giacitura: dalle piccole pianure ai territori di alta e bassa collina, fino alle zone costiere. Territori dove è possibile poter sviluppare impianti frutticoli sempre più diversificati.
Tale moltitudine di esposizioni determina ambienti microclimatici con un equilibrio di luminosità, ventilazione, esposizione solare, tali da influire sull’intera fase fenologica delle colture, sulla loro maturazione e soprattutto sullo sviluppo degli zuccheri e di tutte quelle molecole essenziali al raffinamento delle proprietà organolettiche proprie del prodotto.
La moltitudine di diversità pedo-climatiche che si riscontrano nei nostri territori offrono, inoltre, un ecosistema molto favorevole alla gestione agronomica degli impianti frutticoli, allo sviluppo di sistemi eco-sostenibili e alla riduzione dell’applicazione di agrofarmaci di sintesi per il controllo di patogeni e avversità di natura entomologica.
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Naturale conseguenza è stata – negli ultimi anni – la progressiva crescita del numero di aziende a conduzione biologica e a residuo zero.
Altro elemento importante, soprattutto nella qualità finale dei frutti in termini di accrescimento e di quadro organolettico, è dato dalla frequente presenza di suoli di origine vulcanica. Questi, infatti, grazie all’importante dotazione di macro e micro elementi, possiedono un potenziale di fertilità tale da influire positivamente sulla riduzione dell’impatto delle concimazioni, sia in termini di costi di gestione che di sviluppo eco-sostenibile. I prodotti frutticoli che provengono da queste aree, in effetti, si caratterizzano in termini qualitativi per una loro maggiore complessità sensoriale e organolettica.
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A tal proposito, sono numerose le novità introdotte negli ultimi anni che rispecchiano il potenziale a disposizione per crescere ulteriormente e fare da traino al settore agricolo dell’intero Paese: lo sviluppo della fragolicoltura nei territori dell’Agro Casertano, Piana del Sele (Sa), nella Piana di Policoro (Mt) e Calabria; l’introduzione di nuovi impianti di drupacee e il loro notevole incremento negli areali pugliesi, campani e lucani; nuovi investimenti per impianti di actinidia in diversi comprensori meridionali; la moltitudine di produzioni frutticole dei territori siciliani (ma possiamo continuare su una moltitudine di zone).
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Gli sviluppi della filiera agroalimentare dell’intero distretto agricolo dell’Italia Meridionale, grazie ai potenziali sia quantitativi che soprattutto qualitativi, hanno determinato lo sviluppo di una piattaforma commerciale di materia prima, lavorata da industrie di trasformazione ben saldate sui loro territori di appartenenza e che forniscono prodotti finiti e semilavorati molto apprezzati in realtà di mercato internazionali.
Ovviamente, in tale contesto di internazionalizzazione, anche il settore del Baby Food è stato stato investito da queste nuove dinamiche e da un miglioramento di proposta qualitativa dei prodotti finiti forniti, grazie soprattutto alle materie prime provenienti da tutti i nostri territori, che – a mio parere – rappresentano la “nicchia della qualità”.
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A cura di: Andrea Moretti
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