Pomodori selvatici e salinità: spunti dalla ricerca

Ad offrirli uno studio condotto dai ricercatori del Boyce Thompson Institute volto a sviluppare nuove varietà di pomodoro più resiliente

da uvadatavoladmin
pomodori selvatici

Protagonista assoluto del panorama agroalimentare italiano, il pomodoro sta vivendo anni difficili a causa delle avversità climatiche e della crescente salinità del suolo.
Nonostante la sua considerevole tolleranza, è proprio per il forte aumento della concentrazione salina nel terreno che è divenuto prioritario disporre di varietà in grado di adattarsi a condizioni pedoclimatiche più avverse per garantire le giuste rese. In questo scenario si assiste a una lotta tra i pomodori coltivati, per i quali si cerca di sviluppare cultivar tolleranti ai terreni salini, e i loro cugini selvatici che, invece, potrebbero rappresentare una risorsa genetica preziosa.

A raccogliere il guanto di sfida Magda Julkowska, ricercatrice e autrice principale dello studio innovativo, che insieme al team del Boyce Thompson Institute, ha esaminato le caratteristiche dei pomodori selvatici (Solanum pimpinellifolium) per identificare i segreti della loro elevata tolleranza al sale con l’obiettivo di sviluppare nuove varietà più resilienti.

Lo studio: tolleranza al sale dei pomodori selvatici

Nonostante non siano famosi per l’aspetto invitante, i pomodori selvatici si sono dimostrati una risorsa preziosa per lo studio della tolleranza alla salinità.
Le piante sono state infatti sottoposte a vari livelli di stress salino, utilizzando avanzate tecniche di fenotipizzazione per monitorare la reazione del pomodoro sia in serra che sul campo, permettendo ai ricercatori di osservare come queste piante gestiscono l’accumulo di sale nei loro tessuti e la loro risposta complessiva. 

Lo studio ha portato a risultati sorprendenti. Si è infatti evidenziato che il vigore delle piante, ossia la loro capacità di crescere rapidamente e in modo robusto, gioca un ruolo cruciale nella tolleranza alla salinità.
E altrettanto inaspettatamente è stato constatato che l’accumulo di sale nelle foglie non influisce tanto quanto si credeva sulle prestazioni complessive della pianta, mettendo così in discussione alcune teorie consolidate su come le piante affrontano lo stress salino e al contempo aprendo a nuove possibili ipotesi di ricerca.

pomodori selvatici

Pomodori selvatici

Nuovi orizzonti per l’agricoltura 

Tra i dati più interessanti emersi dallo studio vi sono quelli relativi alla traspirazione, cioè la quantità di vapore acqueo persa dalle foglie, e alla densità dei germogli. Mentre in serra la traspirazione si è dimostrata un buon indicatore delle prestazioni delle piante, in condizioni di campo è stata la densità dei germogli a predire meglio la resa finale. Inoltre, la ricerca ha portato all’identificazione di nuovi geni associati alla tolleranza al sale, aprendo la strada a futuri miglioramenti genetici nelle colture.
Secondo gli esperti, questi genotipi specifici potrebbero essere utilizzati come donatori di alleli per migliorare ulteriormente la tolleranza al sale nelle piante coltivate migliorando ulteriormente le prestazioni delle colture e sviluppare varietà meno suscettibili. 

Un futuro resiliente per i pomodori coltivati

Numerose sono le ricerche che offrono spunti interessanti sulle innumerevoli risorse di cui dispone il pomodoro.
Sebbene le nuove varietà più tolleranti alla salinità non siano ancora pronte per il mercato, questa ricerca costituisce un tassello importante nella creazione di un sistema agroalimentare più robusto. La capacità di sfruttare i tratti genetici dei parenti selvatici delle colture, potrebbe infatti rappresentare un’opportunità inedita per affrontare le sfide agricole del futuro, garantendo rese stabili anche in un clima sempre più imprevedibile. 

Con queste nuove scoperte, il pomodoro coltivato potrebbe presto diventare una coltura più tollerante, espandendo le sue possibilità di coltivazione in regioni oggi considerate inadatte o migliorandole in luoghi attualmente vocati alla produzione ma soggetti all’aumento di salinizzazione dei suoli. E ampliando ulteriormente lo sguardo, il futuro dell’agricoltura potrebbe dipendere proprio dai cugini selvatici delle nostre colture più comuni.

 

Federica Del Vecchio
© fruitjournal.com

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