Uva resistente a malattie, la ricerca sull’ibrido del futuro

Il progetto americano è basato sull'incrocio tra due specie, la Vitis vinifera e la Vitis rotundifolia, ed ha come obiettivo quello di ottenere varietà naturalmente resistenti

da uvadatavoladmin
uva resistente

Dall’incrocio tra la specie più utilizzata al mondo per la vinificazione (Vitis vinifera) e quella americana di uva da tavola Muscadine (Vitis rotundifolia) si potrebbero ottenere varietà resistenti alle malattie classiche della vite, limitando in questo modo le perdite economiche annesse. Una soluzione innovativa della ricerca scientifica, da anni impegnata a livello mondiale per ovviare alle conseguenze del cambiamento climatico sull’agricoltura. Il risultato atteso potrebbe arrivare in seguito al lavoro del progetto scientifico americano denominato Through the grapevine: developing Vitis x Muscadina Wide hybrids for enhanced disease resistance and quality”.

Il progetto, finanziato con 7 milioni di dollari provenienti direttamente dall’Istituto Nazionale per l’Alimentazione e l’Agricoltura del Dipartimento dell’agricoltura statunitense (USDA), è stato sviluppato da un team composto da professori e ricercatori delle migliori università americane e co-diretto da Renee Threlfall e Margaret Worthington e ha come obiettivo quello di individuare cultivar di uva resistenti alle patologie, che incontrino qualità e resilienza. 

La scelta alla base dell’incrocio non è casuale

Le varietà di uva Muscadine, coltivate nella parte sud-orientale degli Stati Uniti, presentano un grappolo con acini molto grandi, con una buccia più spessa e un grado brix più alto; inoltre – ed è questa una delle caratteristiche fondamentali per il risultato del progetto – sono naturalmente resistenti ad alcune malattie, tra cui la fillossera. Le varietà di Vitis vinifera, al contrario, hanno altre specifiche caratteristiche come una buccia più sottile, una consistenza più croccante e l’assenza di semi.

uva resistente

Un vigneto di uva Muscadine

I ricercatori hanno sottolineato che creare degli ibridi delle due specie di uva non sarà facile, in particolar modo per la differenza nel numero di cromosomi di base, 20 per la Moscadine, 19 per la Vitis Vinifera. Si cercherà quindi di formare, in quattro anni, delle varietà di uva fornite di dieci geni di resistenza alle malattie (in particolare l’oidio, la penonospora e il marciume nero) evitando crisi di produzione.

“I grappoli d’uva sono suscettibili a molte malattie a cui le varietà Muscadine resistono naturalmente, per questo la continua ricerca sulla resistenza alle malattie è fondamentale”, ha dichiarato Lance Cadle-Davidson, patologo vegetale e ricercatore del Dipartimento americano di Agricoltura, alla guida del progetto.“Le uva ibride hanno un grande potenziale, soprattutto nelle aree in cui la produzione tradizionale di uva è difficile e non conveniente – ha sottolineato Mark Hoffman, professore associato dell’Università della Carolina del Nord – questo progetto ci permette di valutare il germoplasma e le cultivar di Muscardine e di ibridi in un’ampia regione degli Stati Uniti meridionali”

I risultati del progetto sull’uva resistente, se saranno lusinghieri, potranno rappresentare una svolta epocale per il mercato, costantemente sotto pressione a causa delle patologie.

Negli Stati Uniti, stando agli ultimi dati aggiornati del 2022, gli areali di produzione coltivati a uva da vino e da tavola si aggirano attorno a un milione di acri (all’incirca 404mila ettari) per un ritorno economico di 6,5 miliardi di dollari. Annualmente, però, malattie e parassiti provocano perdite economiche esose, come descritto dall’USDA-Agricoltural Research Service 2022-2026 nel suo piano d’azione. Da quest’ultimo è emerso che, senza il controllo di funghi e insetti, andrebbe perso il 70% dei raccolti.

uva resistente

Margaret Worthington e Renee Threlfall codirettrici del progetto nazionale (Fonte: Paden Johnson)

La ricerca scientifica nel campo dell’agricoltura, in particolare del comparto vitivinicolo, non si ferma neanche in Italia.

Proprio un mese fa è arrivato l’ok dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica all’avvio della sperimentazione del genoma delle vite per contrastare la peronospora. Un progetto, partito 25 anni fa tra le aule dell’Università di Verona, che negli anni si è concentrato sullo studio di geni di vite cercando di studiare il processo di maturazione dell’acino, le risposte agli stress ambientali e la difesa contro i patogeni. Di qualche anno fa è invece lancio, all’interno del Dipartimento di biotecnologie della stessa Università, di EdiVite, società privata di ricerca che ha come obiettivo quello di produrre viti più resistenti alle malattie, in particolare della peronospora. 

Silvio Detoma
© fruitjournal.com

Articoli Correlati