Espianto dei vigneti, si accende il dibattito in Italia

In Francia negli areali di Bordeaux sta per iniziare la seconda tranche di espianti, mentre a livello europeo si discuterà il tema a settembre

da uvadatavoladmin
espianto dei vigneti

Come fare per ovviare a una crisi nei consumi di vino che va avanti ormai da anni, oltre che a una sovrapproduzione senza precedenti? C’è chi pensa di fare come in Francia con i piani di espianto dei vigneti, riducendo sensibilmente la superficie coltivata a vigneti per uva da vino. Il 2023 è stato un annus horribilis non soltanto per la produzione, ma anche per il consumo mondiale, così sta prendendo sempre più piede ai piani alti europei il progetto di “ristrutturazione differita”, già discusso da tempo all’interno del Copa-Cogeca, l’organizzazione europea delle associazioni di agricoltori e delle cooperative agricole. La decisione finale spetterà a Bruxelles per poi essere finanziata dai fondi nazionali. 

La Francia in prima fila contro la sovrapproduzione

A pagarne le spese, in termini di perdita di superficie coltivata a vigneto e di possibile fatturato, è soprattutto la Francia, che si è posta come capofila di questa idea. Il progetto francese prevede un pagamento di 2.500 euro per ettaro espiantato a costo che la superficie di produzione del vigneto sia convertita ad altra coltura per almeno quattro anni.  Una soluzione momentanea prima di procedere nuovamente alla coltivazione della vite. Discorso a parte, invece, in caso di espianto irreversibile, per cui l’indennizzo salirebbe a 4mila euro per ettaro.  La campagna di espianti negli areali di Bordeaux andrà avanti per raggiungere un totale di 9mila ettari, il 10% della superficie totale. In Francia, secondo le ultime stime, gli ettari totali da estirpare si aggirerebbero intorno ai 50-60mila. 

espianto dei vigneti

L’espianto dei vigneti francesi potrebbe diventare un modello per la viticoltura europea

Un modello, quello francese, su cui stanno ragionando gli altri Paesi europei, i quali il primo settembre si riuniranno a Bruxelles, all’interno del Gruppo di Alto Livello, formazione politica in cui si dibatte attorno alla politica agricola nell’Unione Europea e della politica agricola comune (PAC). A livello europeo si discute sulle tempistiche, tra chi propone sei anni per il reimpianto del vigneto e chi, come l’Italia ne propone otto o addirittura di eliminare direttamente la durata del titolo. Il dibattito in Italia si è fatto fin da subito infuocato. Si cercano, infatti, soluzioni meno drastiche che non compromettano l’intera filiera. Da una parte si chiede una rimodulazione della produzione, dall’altra una diversificazione dell’offerta puntando su nuovi prodotti che accolgano i bisogni delle nuove generazioni, come il vino dealcolato.

Il dibattito è acceso in Italia

L’Unione Italiana Vini ha criticato molto questa strada, senza però smentire lo sbilanciamento tra domanda e offerta. “Si parla di ristrutturazione differita, ma in realtà dovremmo parlare di espianto dei vigneti, ovvero di finanziamenti per l’abbandono delle vigne attraverso i fondi strategici del Programma nazionale di sostegno (PNS) – ha dichiarato il presidente di UIV, Lamberto Frescobaldi – Da Uiv sarà ferma opposizione alla distrazione dei fondi strategici, come quelli per la ristrutturazione e la promozione, ma ci sarà massima collaborazione nel considerare altre ipotesi per razionalizzare il potenziale produttivo del vigneto Italia”.

Ed è proprio a proposito di queste ipotesi che riflette anche il segretario generale della stessa UIV, Paolo Castelletti. “Servono investimenti in vigneto, in tecnologia e in promozione ma soprattutto un piano strategico di sviluppo che in Italia non c’è. Pensiamo a una maggiore spinta degli investimenti verdi, a nuove misure da attivare in favore di innovazione, analisi di mercato, promozione del turismo del vino”.

espianto dei vigneti

La proposta di Copa-Cogeca

La proposta sul tavolo, come espressa dal gruppo di lavoro vino Copa-Cogeca tramite il suo presidente Luca Rigotti, segue due modalità. Da una parte si prevede un espianto definitivo e dall’altra uno temporaneo con una durata minima di almeno tre anni estendibile fino a otto per i vigneti “pregiati”. Dopo i tre anni, sempre secondo la proposta, il viticoltore potrà ricorrere agli indennizzi previsti o accedere ai programmi di aiuto europei. Per quanto riguarda, invece, gli anni non produttivi gli areali in questione potranno accedere agli Ecoschemi e alle misure agroambientali al fine di ristorare in parte il mancato reddito.

Alla ricerca di una soluzione

Se in Italia si continua a discutere sul tema, in Francia e in particolare nei territori di Bordeaux si passa nuovamente in azione con una seconda campagna di espianto dei vigneti. Il Governo francese, nei mesi scorsi, aveva già stanziato 230 milioni di euro per far fronte alle richieste della filiera vitivinicola, con una parte di questa destinata all’espianto di diversi ettari di vigneti. Da settembre il dibattito si sposterà a livello europeo per cercare di trovare una soluzione che possa mettere d’accordo tutti, dai viticoltori ai produttori di vino. 

Silvio Detoma
© fruitjournal.com

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