Nelle vigne dedicate alla produzione vinicola, e non solo, l’arrivo della primavera è testimoniato dalla ripresa vegetativa delle viti. Le gemme, fino a questo momento dormienti, si schiudono, dando vita a teneri germogli destinati a crescere vigorosamente nelle fasi successive del ciclo vegetativo. Prima ancora del germogliamento, però, si verifica un fenomeno straordinario noto come “pianto della vite”, che anima i vigneti con la promessa di una nuova stagione.
Guardando da vicino un tralcio durante il periodo di fine marzo, solo per qualche giorno si noterà che in prossimità dei tagli di potatura secca effettuati sui tralci, ogni 30 secondi circa saranno rilasciate delle piccole gocce di un liquido trasparente. Per questo motivo tale fenomeno naturale prende il nome di “pianto della vite”. Questo particolare evento si verifica quando l’asticella del termometro segna una temperatura pari o superiore ai 10°C, rappresenta il momento in cui termina la fase di dormienza invernale delle piante e indica che da quel momento in poi termina il periodo utile per effettuare le operazioni di potatura secca.
Il pianto della vite: cosa succede da un punto di vista biologico
Il fenomeno del “pianto della vite” trova una spiegazione scientifica, infatti, in seguito a diversi studi è emerso che l’emissione di liquido dai vasi xilematici, laddove presenti i tagli di potatura è dovuto alla concomitanza di diversi fattori.
Durante il periodo invernale, quando il metabolismo delle piante caducifoglie – come la vite – tende a rallentare, le radici assumono il ruolo di organi di riserva, poiché trasformano e convogliano all’interno di esse gli elementi nutritivi presenti nella vegetazione (destinata ad andare incontro a senescenza). Durante la fase di ripresa vegetativa, invece, si assiste alla riattivazione del metabolismo degli zuccheri, attraverso cui l’amido stoccato nelle radici viene trasformato in zuccheri semplici, che vengono poi traslocati nella parte epigea delle piante, e quindi delle gemme che si preparano a schiudere. Un altro aspetto da considerare è che l’apparato radicale delle viti precede la comparsa della vegetazione di alcune settimane e, oltretutto è caratterizzato da un elevato livello di assorbimento che tocca il suo picco proprio in questa fase.
La concomitanza di questi fattori genera una pressione che, spingendo la linfa (acqua ed elementi nutritivi) dal basso verso l’alto, provoca una fuoriuscita della stessa dai tagli di potatura presenti sui tralci che, tra l’altro svolge un’azione cicatrizzante.
Come si traduce questo fenomeno per la gestione agronomica del vigneto?
Il “pianto della vite” rappresenta una fase rilevante anche sotto il profilo agronomico perché presuppone la necessità di riprendere le attività in campo, sospese durante il periodo invernale. Prima di entrare completamente in fase di dormienza, infatti, il vigneto è stato oggetto di interventi finalizzati al nutrimento per l’accumulo di sostanze di riserva che permettessero alle viti di arrivare in questa fase con buone dotazioni nutritive.
Durante la fase del “pianto”, invece, gli interventi nutrizionali nei confronti delle viti riprendono, ma con un fine differente, ovvero quello di contribuire al raggiungimento di determinati target agronomici, quali:
- migliore rimobilitazione delle sostanze di riserva accumulate nelle radici, come zuccheri e aminoacidi;
- fioritura omogenea e buona allegagione;
- protezione delle colture da eventuali ritorni di freddo o gelate tardive.
Proprio da queste considerazioni deriva l’utilità del considerare la concimazione autunnale e quella primaverile come complementari e dunque progettarle insieme nel piano di concimazione aziendale.
In chiusura, il fenomeno del “pianto della vite” si rivela un evento tanto affascinante quanto funzionale nel contesto agronomico. Oltre alla sua suggestiva bellezza estetica, questo evento rappresenta un importante indicatore della salute delle viti durante il periodo di ripresa vegetativa.
Donato Liberto
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