Il fico comune (Ficus carica L.) è una delle colture più importanti dell’area mediterranea. In Italia viene coltivato su una superficie totale di poco superiore ai 2000 ettari, perlopiù concentrati in Puglia, dove la produzione annua di fichi supera le 3200 tonnellate annue, caratterizzando – insieme all’olivo e alla vite – il panorama agricolo della regione. Non a caso, è proprio in Puglia che – a partire dal settembre 2021 – si sono osservati sintomi di una malattia da avvizzimento vascolare e, nei casi più gravi, un aumento della mortalità degli alberi di fico. I principali siti coinvolti sono Salice Salentino e Squinzano, nel Leccese, dove l’incidenza della malattia ha superato l’80%.
Secondo quanto riportato sul sito Eppo, l’agente causale della malattia su fico è Ceratocystis ficicola, un patogeno che si trasmette dal suolo.
Il fungo, infatti, può essere trovato nella rizosfera della pianta per cui, se messi a dimora in terreno contaminato, gli alberi di fico si infettano facilmente. La malattia, però, si diffonde anche attraverso il materiale vegetale infetto.
Per quanto riguarda le segnalazioni in Salento, le piante colpite hanno mostrato sintomi di avvizzimento fogliare e diversi stadi di espressione della malattia, che inizia con clorosi fogliare sui germogli, seguita da avvizzimento, defogliazione estesa e deperimento dei ramoscelli. Sui rami principali e sulla parte inferiore del tronco e, in alcuni casi, sui rami laterali sono state inoltre osservate fessurazioni e cancri della corteccia e sono state rilevate estese scoloriture del legno nelle sezioni trasversali.
Ma di che patogeno si tratta?
Ceratocystis ficicola è stata descritta per la prima volta in Giappone nel 2011 come agente causale di una grave malattia da avvizzimento sugli alberi di fico, attualmente unica specie ospite confermata. Dapprima segnalata solo in Oriente, la malattia è poi giunta anche in Europa. Nel 2018 è stata osservata per la prima volta in Grecia nei frutteti di fichi dell’Attica e, un anno dopo, il fungo è stato rilevato anche sull’isola di Eubea. Nell’uno e nell’altro caso sono stati osservati gravi danni e mortalità degli alberi.
Dopo la Grecia, è stata la volta dell’Italia, e del Salento in particolare, dove i sintomi della malattia e la mortalità degli alberi osservati nel 2021 hanno portato nel 2023 a identificare C. ficicola quale agente causale.
Danni e possibili rischi
Come accennato, le piante colpite mostrano una ridotta crescita dei germogli e ingiallimento delle foglie, avvizzimento, scarsa crescita di nuovi rami e infine muoiono. Nei tessuti xilematici si può osservare una colorazione marrone. Non solo: una volta che C. ficicola si è insediata in un frutteto, è difficile sradicarla poiché le spore fungine possono sopravvivere nel terreno. Tanto che in Giappone, proprio a causa degli estesi danni causati dal patogeno, alcuni coltivatori hanno persino abbandonato i loro frutteti. Sebbene vi siano ancora incertezze sulla biologia ed epidemiologia, questo fungo può infatti causare la mortalità degli alberi.
Per questo, e considerata l’importanza della specie per il Mediterraneo, già dal febbraio 2022, C. ficola è stata inclusa nella lista di allerta EPPO.
Intanto, in Giappone sono stati individuati geni di resistenza nella F. erecta e sono in corso ricerche per produrre ibridi resistenti. Questo, però, non basta e – come sottolineato dai ricercatori – urge ora lavorare a più livelli al fine di determinare la distribuzione di C. ficola nelle aree di coltivazione del fico in Italia e limitarne preventivamente la possibile diffusione.
Ilaria De Marinis
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