Mentre il secondo giorno di sciopero dei benzinai – previsto per oggi – viene revocato, nuovi timori sembrano presentarsi all’orizzonte. Secondo gli analisti, intorno al prossimo 5 febbraio potremmo dover affrontare ulteriori rincari. Si tratta della data in cui scatterà l’embargo totale dei prodotti raffinati provenienti dalla Russia, che si aggiunge a quello già in vigore da dicembre sul grezzo.
L’Italia, inserita all’interno della filiera di raffinazione, rischia così di subire un violento contraccolpo, con un nuovo aumento del costo del gasolio agricolo. L’allerta è dunque al massimo e l’embargo all’importazione di prodotti petroliferi lavorati da Mosca spinge ora il mercato a maturare i timori di una carenza di disponibilità.
Al momento, il prezzo del gasolio agricolo oscilla tra l’1,21 e l’1,25 euro al litro in tutta Italia, ma di fatto con l’embargo si rischia un nuovo aumento.
Proprio a partire dal 5 febbraio, l’Europa sospenderà l’importazione di prodotti raffinati per un totale di circa un milione di barili al giorno, per il 50% della pregiata quantità di diesel a basso zolfo (frutto del cosidetto petrolio “dolce”) ad alto potere calorifico.
Uno scenario che non sorprende l’Europa, se è vero che diversi Paesi comunitari hanno provveduto ad accumulare scorte e trovare valide alternative al mercato russo. A riprova della dipendenza dei mercati europei dalla Russia, i dati di Vortexa, società che raccoglie informazioni sulle operazioni in merito a petrolio e gas a livello globale. Secondo la società, infatti, nel corso del 2022, l’Europa ha acquistato dalla Russia una media di 600 mila barili di gasolio al giorno.
Nel complesso, oggi la domanda totale di gasolio e gasolio agricolo nel Vecchio Continente si posiziona globalmente tra i 6 e i 7 milioni di barili al giorno.
In caso di bando, però, la domanda potrebbe essere impattata per il 7-8%, innescando una serie di conseguenze a livello europeo. Per quanto riguarda il Belpaese, nel corso dei primi sei mesi del 2022 la percentuale di rifornimento dalla Russia si attestava attorno al 5%, mentre nella seconda metà dell’anno il Paese ha raggiunto l’autonomia e la percentuale si è completamente azzerata, anche grazie alla presenza di 13 impianti presenti sul territorio. Nel complesso, a fronte di un consumo interno di prodotti raffinati pari a 55 milioni di tonnellate, ne vengono raffinate quasi 71, mentre la capacità produttiva teorica arriva a 88 milioni di tonnellate.
Questa disponibilità, in relazione all’embargo, potrebbe tradursi in uno spostamento della domanda europea sulle raffinerie italiane, creando uno shock alla disponibilità sul mercato interno e un nuovo aumento dei prezzi.
Il tutto a discapito dei consumatori e del comparto che, tra le altre, deve ora guardarsi anche dai costi elevati del carburante agricolo.
Ilaria De Marinis
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