Mercato fondiario: valore della terra in calo

I prezzi medi dei terreni agricoli crescono, ma l’inflazione segna un decremento dei valori reali nell’ultimo anno di circa il -0,89%

da uvadatavoladmin
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I prezzi medi dei terreni agricoli crescono, ma l’inflazione lascia segnare un saldo negativo. È quanto rende noto il Centro di Politiche e Bioeconomia del Crea attraverso l’indagine annuale sul mercato fondiario.

Secondo quanto riportato, dopo un triennio di valori per lo più stabili, nel 2021 il prezzo medio della terra ha registrato un deciso aumento (+1,1%) in tutto il territorio nazionale, attestandosi a quasi 21.000 euro per ettaro. D’altra parte, al netto dell’inflazione, l’analisi dei valori fondiari conferma il processo di erosione del capitale fondiario nazionale che, iniziato dal 2005, segna un decremento dei valori reali nell’ultimo anno di circa il -0,89%. Percentuale che – a fronte dei rincari e dell’impennata dei costi – si presuppone possa salire ulteriormente nel 2022. Se da un lato, infatti, si è assistito alla crescita costante dei prezzi della terra, dall’altro questi hanno subito una svalutazione in termini reali legata all’aumento del costo della vita.

Stando all’indagine, tra i principali fattori che hanno caratterizzato l’andamento del mercato fondiario nel 2021 rientra l’aumento importante del numero di compravendite.

Secondo il Consiglio Nazionale del Notariato, infatti, rispetto ai dodici mesi precedenti, questo incremento ammonta al 30%. Valore dovuto molto probabilmente alla ripresa delle trattative dopo le restrizioni imposte dalla pandemia. Aspetto – quest’ultimo – che, nel complesso, ha influenzato il mercato fondiario, a tal punto da determinare una spinta espansiva sulla domanda e il conseguente rialzo dei prezzi subito dopo il periodo covid. La stessa tendenza – si legge nel report – si presenta nel caso del credito, che dopo la brusca frenata del 2020 ha ripreso a crescere, registrando, secondo Banca d’Italia un incremento del 14% di richieste di credito per l’acquisto di terreni agricoli.
Confrontando il numero di richieste di credito con quello delle compravendite, appare tuttavia evidente come quest’ultime siano molto più elevate, lasciando ipotizzare che i risparmiatori abbiano investito la liquidità in eccesso nell’acquisto di terre agricole.

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Confronto tra andamenti del numero di compravendite dei terreni agricoli e credito per l’acquisto di immobili rurali (migliaia di euro)

A livello nazionale, invece, si conferma il divario Nord-Sud.

Se, infatti, nelle regioni settentrionali si concentrano i livelli medi dei valori fondiari più elevati, tra cui il triveneto con valori che superano i 92.000 €/ha nel trevigiano, nelle regioni centrali e nel Mezzogiorno la media si mantiene sotto i 15.000 €/ha.

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Stando all’indagine, i valori fondiari maggiormente soggetti ad aumento riguardano quelli delle colture di pregio e in particolare dei vigneti di qualità. Analogo il discorso nelle regioni centrali con prezzi in crescita per i vigneti di qualità, a differenza di seminativi e frutteti per i quali i valori rimangono sostanzialmente stabili.

Al momento, la situazione particolarmente incerta legata all’aumento dei costi energetici e al conflitto in Ucraina, unitamente agli effetti dei cambiamenti climatici al varo della nuova Pac, non offrono grandi certezze. Dal punto di vista del mercato, infatti, gli operatori della filiera sembrano dividersi in due schieramenti. Se da un lato, c’è chi si aspetta una flessione delle quotazioni, dall’altro, non manchi chi prevede un incremento della domanda da parte degli investitori. Il protrarsi della congiuntura negativa, inoltre, potrebbe acuire il processo di uscita dal settore, soprattutto da parte delle aziende più piccole, e il conseguente rischio concreto di abbandono dei terreni, specie nelle zone più marginali.

In ultima analisi, interessanti opportunità potrebbero giungere dal Pnrr, in particolare per quanto riguarda le azioni relative all’incremento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili. In questo caso il mercato fondiario potrebbe essere influenzato direttamente dallo sviluppo dei parchi agrivoltaici previsti dal piano, che potrebbe ravvivare la propensione all’investimento da parte degli operatori agricoli.

In ogni caso, tra dati in crescita e preoccupazioni futuri, una cosa sembra trovare conferma: il ruolo della terra come bene rifugio.

 

Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com

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