Sharka: un progetto sulle strategie di controllo

A fornire una scheda tecnica sulla materia la dottoressa Mónica Madariaga V. dell’INIA

da uvadatavoladmin
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Il virus della Sharka al centro di un progetto dell’INIA che mira allo sviluppo di strategie di mitigazione per la malattia. A fornire una scheda tecnica sulla materia la dottoressa Mónica Madariaga V. dell’INIA (Instituto de Investigaciones Agropecuarias).

Scopo della scheda tecnica è offrire agli attori del settore un materiale di supporto da utilizzare nei centri di formazione entro i quali si svolgeranno i lavori relativi al progetto.

Com’è noto, il virus della Sharka è causa di una delle malattie di origine virale più devastanti che colpisce i frutteti. L’agente causale della malattia è Plum pox virus.

Specie ospiti
La virosi colpisce i componenti del genere Prunus. Le specie maggiormente colpite sono: damasco (Prunus armeniaca), susino europeo (Prunus domestica), susino giapponese (Prunus salicina) e pesca (Prunus persicae). Alcune razze specifiche del virus, che non sono presenti in Cile, influenzano inoltre guindo (Prunus cerasus) e ciliegio (Prunus avium).

Distribuzione e incidenza economica
La malattia di Sharka è stata descritta per la prima volta in Europa orientale, in particolare in Bulgaria (Atanasoff, 1933). Da allora, ha causato gravi perdite economiche in diversi Paesi europei.
Successivamente, negli anni ’90, casi di Sharka sono stati rilevati in Sud America, Nord America e Asia. D’altra parte ci sono regioni indenni da questa malattia. A causa delle importanti implicazioni economiche che può determinare, la Sharka è oggi considerata in tutto il mondo come una malattia da quarantena. Questo significa restrizioni nel movimento del materiale vegetale (piante, rametti o gemme) tra una regione e l’altra.
In Italia la malattia è stata segnalata per la prima volta a Bolzano nel 1973 su albicocco, per poi comparire anche su pesco e si è diffusa in breve tempo in tutte le aree frutticole.

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Anelli gialli su cultivar di pesco a polpa gialla.

Descrizione della malattia e sintomi
La malattia di Sharka è ampiamente nota per la sintomatologia che si manifesta a livello di frutti e foglie con anelli clorotici. A seconda del frutto, inoltre, varia l’evidenza dei sintomi.
Attualmente sono conosciute dieci razze del virus della Sharka. La più pericolosa è la razza Marcus, conosciuta come razza M. In generale, il virus può essere trasmesso tramite vettore, principalmente afidi. Nella maggior parte, si tratta di specie che svolgono il loro ciclo biologico quasi completamente a carico delle drupacee. Il vettore, durante le sue punture, acquisisce il virus dalle foglie infette e lo trasmette alle piante sane (modalità non-persistente).

Il periodo di trasmissione e l’efficienza dipendono dal ceppo del virus, dalla cultivar e dalla specie dell’afide coinvolto.

Diffusione
La malattia di Sharka si manifesta in forma casuale. Da quando appaiono i primi alberi infetti, il virus inizia a diffondersi a breve distanza. Il virus non può esistere al di fuori dell’ospite, quindi si sposta da una pianta all’altra tramite gli afidi. A tal fine è sufficiente che l’afide esegua un trito di prova su una pianta malata per acquisire il virus e trasmetterlo.
Proprio in virtù della facilità con cui l’afide acquisisce e trasmette il virus, il controllo chimico del vettore non costituisce un mezzo assoluto per controllare l’infezione. Per evitare l’inoculazione del virus è necessario in primis impedire all’afide di entrare nell’impianto. Specie se si considera che all’interno del frutteto il virus si può spostare da una pianta all’altra anche attraverso l’innesto di radice. La diffusione del virus, inoltre, può avvenire anche a lunga distanza attraverso il movimento di materiale di propagazione (picchi, gemme, piante radicate), a eccezione di sementi.

Strategie di controllo
Come accennato, tra le principali strategie di controllo volte a prevenire la propagazione del virus a lunga distanza rientra la restrizione di movimento di materiale infetto tra regioni e il controllo sulla produzione di impianti per il trasporto di merci. Di conseguenza, all’interno di un frutteto è fondamentale dotarsi di materiale proveniente da vivai che attestano la vendita di piante esenti da PPV. Successivamente, è necessario il controllo degli afidi.
Infine, nel caso in cui la pianta risulti infetta, la principale misura di controllo prevede l’eradicazione immediata. Si dovrà dunque procedere con l’estirpazione della pianta e la successiva combustione o cippatura di tutte le parti infette. Questa operazione è molto importante, poiché una pianta infetta favorisce la diffusione del virus che può spostarsi da lì al resto del frutteto.

Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com

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