Mosca dell’olivo, contenuti gli attacchi negli areali meridionali

Complici le alte temperature, che hanno rallentato l'attività del fitofago

da uvadatavoladmin
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L’autunno è ufficialmente iniziato, ma accanto al sollievo per la fine di un’estate torrida e afosa, si teme per i nuovi attacchi della mosca dell’olivo.

Con l’abbassamento delle temperature, infatti, la mosca dell’olivo è tornata a minacciare gli ulivi italiani, riprendendo a pieno ritmo la propria attività di ovideposizione.

Fortunatamente, al momento, la presenza di Bactrocera oleae negli areali produttivi del Sud Italia è piuttosto contenuta, a parte qualche focolaio. Ben più critica, invece, si presenta la situazione nel Centro e Nord Italia, dove la mosca dell’olivo ha ripreso a ovideporre. Nella maggior parte degli areali della zona, infatti, è stato necessario intervenire per bloccare la curva ascendente dell’infestazione.

Al contrario, negli areali meridionali, le temperature ancora elevate hanno limitato la pressione della mosca dell’olivo, rallentandone l’attività.

In tutta la Puglia, le catture degli adulti si sono concentrate principalmente nella zona di Manfredonia e lungo il litorale del sud-barese, nei comuni di Bisceglie e Molfetta. Nel complesso, però, la mosca olearia non rappresenta un pericolo.

Confortante anche il bilancio della Calabria. Qui, infatti, sia le catture presso le trappole che le analisi delle drupe hanno rilevato la presenza di infestazioni al di sotto della soglia economica di intervento.

Positivo anche il quadro che giunge dalla Sicilia. Nella regione, le temperature ancora ben al di sopra del 30° C, hanno inibito l’attività della mosca, rallentandola significativamente.

D’altra parte, considerando l’andamento climatico, è bene non abbassare la guardia e non farsi trovare impreparati, in caso di nuovi, inevitabili abbassamenti termici. I danni provocati dal fitofago Bactrocera oleae, infatti, sono particolarmente gravi quando le infestazioni avvengono in tarda estate e in autunno, perché provocano ingenti perdite di prodotto. Dalle olive danneggiate si ricava un olio di scarsa qualità, più acido della norma e con aroma completamente compromesso per via dell’odore di muffa che assume.

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

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