Pomodoro in serra: aspetti e corretta gestione

In Italia sono circa 7 mila gli ettari destinati alla coltivazione di pomodoro in serra. Le problematiche da affrontare, però, sono molteplici.

da uvadatavoladmin
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In Italia sono circa 7 mila gli ettari destinati alla coltivazione di pomodoro in serra. Si tratta di una coltura che può garantire risultati soddisfacenti. Le problematiche da affrontare, però, sono molteplici. Ne parliamo nell’ultimo numero di Fruit Journal con l’agronomo Marco Valerio Del Grosso, specializzato in pomodoro in serra.

Agronomo di campo con esperienza ultra ventennale nell’assistenza tecnica, Marco Valerio Del Grosso segue vivai e aziende agricole, condotte sia in biologico che in integrato, sparse in tutta Italia e all’estero, specializzate nella produzione di pomodoro da mensa condotta in serra.

Partiamo dalle basi: quando inizia il ciclo colturale del pomodoro da mensa in serra?

Molto dipende dalla latitudine in cui si trova la coltura. Nel caso dell’Italia si inizia con la Sicilia, dove il trapianto avviene tra settembre e ottobre. Seguono poi le regioni centro-settentrionali, dove i primi trapianti si hanno a marzo e aprile. In alcuni casi e in funzione della latitudine, si possono fare dei trapianti di contro stagione anche nel periodo più caldo compreso tra maggio, giugno e luglio. In generale, il ciclo colturale del pomodoro può durare parecchi mesi. Se si guarda alla Sicilia, per esempio, si inizia a settembre e si può arrivare tranquillamente fino ad aprile/maggio. Diversamente, nella zona di Salerno il ciclo inizia nel mese di febbraio e si conclude verso giugno.

Quali sono i vantaggi di produrre pomodoro in serra?

La produzione di pomodoro in serra ha una serie di vantaggi rispetto a quella in pieno campo. In primo luogo, la precocità che permette di raccogliere prima e persino al di fuori delle finestre di raccolta in pieno campo. In seconda battuta, si devono affrontare malattie differenti rispetto a quelle che si possono riscontrare in pieno campo. Tuttavia – non penetrando la pioggia – in serra si registra un minor sviluppo di malattie come peronospora e botrite. Inoltre, è più semplice ottenere un prodotto più bello e omogeneo da piazzare sul mercato.
Diversamente, se ci spostiamo in regime biologico, la situazione si complica. Produrre pomodori bio, infatti, richiede maggiori accortezze e il rispetto di specifici standard. Fondamentale, in questo caso, è anche la scelta di varietà resistenti a patologie e nematodi.

Come avviene la gestione in serra?

A livello nazionale, considerati i costi di gestione troppo elevati, quasi tutte le serre non sono riscaldate. Generalmente, le più diffuse sono serre semplici, non troppo lunghe (massimo 40-45 metri) per favorire la ventilazione e senza aperture in gronda, sempre al fine di contenere i costi di gestione. D’altra parte, sebbene ancora poche, anche in Italia abbiamo serre tecnologiche, dotate per esempio di impianti di regolazione automatica delle temperature.
Naturalmente fondamentali sono poi le tecniche agronomiche adottate. Andando per ordine, troviamo l’irrigazione che, in serra, si effettua con ala gocciolante. Se possibile, è preferibile inserire due ali gocciolanti per fila di pomodoro al fine di favorire lo sviluppo radicale. Quando comincia a fare molto caldo (intorno ai mesi di maggio, giugno e luglio), si può proseguire con l’irrigazione per aspersione al fine di mitigare il clima. Questa operazione si può attuare solo in condizioni di caldo, perché – diversamente – si aumenterebbe il rischio di peronospora e botrite. La nutrizione, invece, avviene soprattutto per fertirrigazione. Talvolta, prima del trapianto, c’è chi effettua concimazioni di fondo minerali e/o organiche. Dopo, però, si prosegue solo e unicamente con la fertirrigazione. Personalmente, per le produzioni in serra consiglio concimazioni di fondo a base organica, salvo il caso in cui non ci sia una documentata carenza di fosforo o potassio nel suolo, per la quale sono giustificate concimazioni minerali.

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Quali sono i principali parassiti e patogeni del pomodoro in serra?

Sono parecchi. In primis, parliamo di quelli tellurici. Tra questi rientrano i nematodi, che sono fortemente favoriti nei terreni sabbiosi di zone calde. La loro presenza nei suoli siciliani, per esempio, costringe gli agricoltori a innestare su portainnesti resistenti ai nematodi oppure a lavorare fuori suolo. Sempre a livello di suolo, si possono riscontrare difficoltà riconducibili alla presenza dei funghi Fusarium, Verticillium, ma non sono problemi così grandi come quelli causati dai nematodi. Se consideriamo, invece, i funghi della parte aerea della pianta, il più importante è quello agente di peronospora che infetta indistintamente i pomodori, che ci si trovi a Ragusa o a Udine. Certamente, in condizioni di serra, la malattia è limitata, ma durante i periodi più umidi la peronospora può comunque manifestarsi.

Tra le altre malattie riscontrabili, si possono poi annoverare la cladosporiosi, l’oidio o la botrite, ma non sono così rilevanti come la peronospora.

Per quanto riguarda gli insetti, invece, a destare le maggiori preoccupazioni è il lepidottero Tuta absoluta, anche conosciuto come tignola del pomodoro, che – se non controllato, soprattutto nei periodi più caldi – può compromettere del tutto la produzione.
L’elenco di patogeni e parassiti per il pomodoro in serra è piuttosto lungo. Ci sono anche tripidi, mosca bianca, afidi, ragnetto giallo, ragnetto rosso, ma – su una scala di pericolosità – T. absoluta è senza dubbio il primo.pomodoro-in-serra-gestione-parassiti-tellurici

Come si possono controllare? Quali sono i mezzi a disposizione?

Per quella che è la mia esperienza nelle varie aziende che seguo in Italia, per T. absoluta, in questo momento si dispone di molti mezzi, non tutti efficaci. A partire dalla confusione sessuale, per cui all’interno della serra si inserisce un diffusore che, rilasciando feromone, confonde i maschi adulti e impedisce loro di individuare la femmina e quindi di accoppiarsi. Accanto a questo, un’altra tecnica è la cattura massale mediante l’inserimento di strisce adesive nere tra i paletti delle serre. Durante il volo, gli adulti non le vedono, sbattono contro e rimangono attaccati. Tutto questo, però, non basta e si rende necessario il trattamento chimico e/o biologico. In quest’ultimo, sebbene ancora poco diffuso, rientra il lancio di insetti utili.
Ad ogni modo, tecnici e ricercatori stanno conducendo diverse prove in campo volte a testare l’efficacia di alcuni prodotti biologici pensati proprio per la lotta alla tignola del pomodoro.

Come avviene la raccolta?

In tutta Italia, la raccolta del pomodoro da mensa avviene esclusivamente a mano e rappresenta il costo principale nella gestione di questa coltura. In compenso, il pomodoro prodotto in serra si piazza molto bene perché si vende sia sul territorio nazionale che all’estero. Quest’anno inoltre siamo stati avvantaggiati perché, per via dell’aumento del costo del gas, i nostri competitor olandesi hanno avuto difficoltà nel produrre pomodoro e la richiesta di prodotto italiano è aumentata. Un dato positivo, specialmente se si considera il ruolo della coltura nel nostro Paese, dove – anche grazie al riconoscimento di diverse DOP e IGP – il pomodoro da mensa regala soddisfazioni, colorando di rosso intenso tutto il Belpaese: dalla Sicilia al Trentino, dai monti del nord ai mari del sud.

 

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

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