Nocciola: dalle cuticole mangimi per animali

Il risultato è frutto di uno studio condotto da diverse università italiane e dalla Nestlè

da uvadatavoladmin
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Non si butta via nulla, dice la saggezza popolare, che poi è la filosofia dell’economia circolare. Un modo di fare che soprattutto nel campo dell’agricoltura sta trovando molto spazio. In questo caso parliamo della nocciola e degli scarti post-raccolta.

La coltivazione della nocciola, infatti, rappresenta un’importante filiera agroalimentare in Italia e in molti altri Paesi del mondo.

La produzione mondiale è cresciuta negli ultimi anni, mentre in Italia si stima intorno alle 110mila tonnellate di nocciole all’anno, su una superficie di circa 68mila ettari

Il progetto “Live-haze”

L’ultima ricerca in tal senso è quella del progetto sperimentale “Live-Haze”, finanziato dai fondi Prin2020 (Progetti di rilevante interesse nazionale) del ministero dell’Università e della Ricerca. L’obiettivo: ridurre e valorizzare gli scarti agroindustriali della nocciola (in particolare le cuticole) e reimpiegarli nei mangimi per gli animali nell’ottica, non solo di un’economia circolare, ma anche di sostenibilità nel settore agroalimentare. L’iniziativa ha visto la partecipazione di diversi ricercatori italiani provenienti da cinque atenei: l’Università di Torino (responsabile il professor Claudio Forte), l’Università di Catania (professor Alessandro Priolo), l’Università degli Studi di Milano (professor Davide Pravettoni), l’Università degli Studi di Perugia (professor Massimo Trabalza Marinucci) e infine l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (professor Domenico Pietro Lo Fiego). 

La ricerca nel dettaglio

Alla base del progetto ci sono le cuticole delle nocciole, che di solito vengono separate dal frutto durante la fase di tostatura e gestiti quindi come scarti. Il loro utilizzo nell’alimentazione per gli animali risulterebbe idoneo grazie all’elevata concentrazione di polisaccaridi, acidi grassi e sostanze antiossidanti, come i tocoferoli. Al tempo stesso, rappresenta anche una soluzione valida per ridurre gli sprechi all’interno di tutti i livelli della filiera.
L’ipotesi alla base del progetto è che le cuticole delle nocciole possano essere sfruttate in modo efficace nella zootecnia, come ingrediente per mangimi per ruminanti (bovini, ovini, caprini) o come estratto di polifenoli per monogastrici, aumentando così la sostenibilità della produzione di nocciole e degli allevamenti, migliorando la stabilità ossidativa degli alimenti di derivazione animale.
Si procederà poi allo studio degli effetti in vivo su ossidazione, microbiota e prestazioni per poi procedere all’analisi dei derivati, come carne e latte. Un’indagine parallela sarà invece portata avanti dal professor Simone Blanc di UniTo, valutando l’accessibilità sociale e la sostenibilità ambientale, tramite il coinvolgimento dei consumatori e delle aziende che aderiscono al progetto. Per approfondire qui

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Il progetto interuniversitario schematizzato

Tra le aziende aderenti al progetto anche Nestlé

Tra le aziende che hanno aderito c’è il gruppo Nestlé che, per il progetto, metterà a disposizione gli scarti di produzione delle nocciole del suo stabilimento Perugina di San Sisto, in provincia di Perugia.  Marta Schiraldi, Head of Sustainability Nestlé Italia, ha dichiarato: “Siamo orgogliosi di partecipare a questo progetto al 100% italiano e di condividere le nostre conoscenze con le Università aderenti al progetto. Dare nuova vita a un piccolo scarto può contribuire a rendere la nostra filiera sempre più sostenibile e un modello di economia circolare da esportare, insegnandoci quanto niente possa essere davvero considerato un rifiuto, bensì una preziosa risorsa”.

Un’altra ricerca dagli scarti delle nocciole

Un altro progetto di economia circolare incentrato sugli scarti dopo il post-raccolta delle nocciole è stato quello portato avanti in collaborazione tra il Dipartimento di scienze agrarie e forestali dell’Università degli Studi della Tuscia e il Dipartimento di scienze farmaceutiche dell’Università degli studi di Perugia.

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Lo studio universitario sul riutilizzo dei gusci di nocciola

L’obiettivo dello studio è quello di utilizzare le biomasse lignocellulosiche ottenute dai residui della potatura e dai gusci delle nocciole come fonti rinnovabili per estrarre nanocristalli di cellulosa e nanoparticelle di lignina.  Questi ultimi sono stati studiati per le loro proprietà antimicrobiche per contrastare la necrosi batterica del nocciolo, causata dal batterio fitopatogeno Xanthomonas arboricola pv. corylina.  Ecco lo studio per approfondire. 

Silvio Detoma
© fruitjournal.com

 

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