Indice
- Un fenomeno che al momento è ancora circoscritto, ma che potrebbe ampliarsi se non tamponato in qualche modo.
- L’infestazione di cavallette sta spingendo sempre più produttori a raccogliere in anticipo, rispetto alla completa maturazione, i frutti dagli alberi.
- Le azioni intraprese contro le cavallette
- Agricoltura: un campo di battaglia
Se il Sud Italia non se la sta passando bene per la siccità, il gran caldo di questi giorni non sta risparmiando neanche l’Emilia-Romagna e le Marche, vittime dell’ennesima invasione di cavallette dei prati (Calliptamus italicus). Gli sciami di cavallette stanno attaccando campi e frutteti, dalle produzioni di erba medica per il foraggio a quelle tardive di pesche, susine e albicocche. A lanciare l’allarme Coldiretti e CIA Agricoltori Italiani, che hanno riportato le voci di protesta degli agricoltori tra le campagne di Faenza, in provincia di Ravenna, in Emilia-Romagna e della provincia di Pesaro-Urbino e di Macerata, nelle Marche.
Un fenomeno che al momento è ancora circoscritto, ma che potrebbe ampliarsi se non tamponato in qualche modo.
Il tutto, mentre negli stessi areali di produzione, gli agricoltori si stavano riprendendo faticosamente dagli effetti devastanti dell’alluvione dello scorso anno. Coldiretti ha avviato, nei giorni scorsi, un monitoraggio approfondito con le aziende associate, al fine di individuare i focolai, cercare di limitare il più possibile i danni ed evitare la diffusione in altre zone.

I danni provocati dalle cavallette sulle pesche (Fonte: CIA Agricoltori Italiani)
L’infestazione di cavallette sta spingendo sempre più produttori a raccogliere in anticipo, rispetto alla completa maturazione, i frutti dagli alberi.
Le cavallette sono riuscite a proliferare non solo grazie al grande caldo e alla mancanza di piogge per diverse settimane, ma anche per il progressivo abbandono dei campi negli areali coinvolti dalla piaga e al sensibile aumento dei terreni a riposo o lavorati soltanto saltuariamente. Tutti ambienti ideali nei quali le cavallette si riproducono senza problemi. L’Emilia-Romagna, però, non è nuova al sopraggiungere delle cavallette. L’anno scorso, infatti, gli insetti avevano colpito le campagne del Ravennate, arrivando persino sulle spiagge. Un fenomeno che si sta verificando sempre più spesso, con inevitabili problemi sulle colture.
“Il numero elevato e la voracità di questi insetti è tale che ormai aggrediscono tutte le colture – ha commentato il presidente di Cia Emilia Romagna, Stefano Francia – dopo i medicai, anche i frutteti, pesche, albicocche e vigneti”. L’associazione di categoria ha inoltre chiesto alla Regione di circoscrivere l’area interessata dal problema e dichiarare lo stato di calamità naturale.
Le azioni intraprese contro le cavallette
Una volta giunte nella loro fase adulta, contro le cavallette è difficile intervenire in maniera durata. Per questo, bisognerebbe agire in anticipo, a partire dalla stagione invernale, lavorando i campi per scovare le posizioni delle grillare, gli anfratti nella terra in cui sono presenti le uova.
La Regione Emilia-Romagna sta sostenendo il piano biennale di lotta e contenimento delle infestazioni di cavallette, tramite il rimborso parziale, fino al 50%, ai Comuni colpiti, per le spese di specifici interventi insetticidi. Il piano sarà gestito in collaborazione tra il servizio fitosanitario con le dieci amministrazioni comunali colpite (Cesena, Meldola, Civitella, Sarsina, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Forlì, Predappio, Montiano, Sogliano al Rubicone e Mercato Saraceno).
Dalla Regione, quindi, c’è l’impegno per mappare tutte le zone in cui sono presenti le grillare per poi intervenire con il “Laser“, un insetticida biologico, autorizzato dal Ministero della Salute, basata su una sostanza attiva chiamata Spinosad. Per ogni trattamento, del costo standard di 200 euro, la metà sarà a carico del proprietario, l’altra del Comune (che a sua volta avrà un rimborso dalla Regione).
Agricoltura: un campo di battaglia
Ormai per gli agricoltori lavorare la terra è diventata una sfida, non solo a causa dei cambiamenti climatici, ma per l’arrivo puntuale di nuove specie aliene nel nostro territorio. Una sfida impari alla quale, purtroppo, molti si stanno abituando. È il caso della cimice asiatica (Halyomorpha halys), che sta intaccando, ormai da anni, le coltivazioni del Nord Italia, ma poi della Popillia japonica, che distrugge frutteti e vigneti, per poi arrivare alla Drosophila suzukii, che colpisce le coltivazioni di uva, mirtilli e ciliegie.
Silvio Detoma
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