Gelate, al Centro Nord si teme un ritorno di freddo

Dopo un weekend dal sapore estivo, sulla Penisola si attende ora un colpo di coda dell’inverno, con il timore di possibili gelate specialmente al Centro-Nord

da uvadatavoladmin
gelate tardive primaverili

Dopo un weekend dal sapore estivo, con temperature al di sopra della media, sulla Penisola si attende ora un colpo di coda dell’inverno, con il timore di possibili gelate specialmente in alcune aree del Centro-Nord Italia.

Per chi avesse già fatto il cambio di stagione, sarà meglio tirar fuori i vecchi giubbotti: dopo l’assaggio d’estate di questo weekend, infatti, in Italia proprio in queste ore è in arrivo un colpo di coda dell’inverno.

A causarlo, come fanno sapere gli esperti, l’irruzione di correnti di aria fredda di origine artica che, dopo avere interessato inizialmente l’Europa centro-orientale, si estenderanno al Mediterraneo. Un fenomeno che porterà nei prossimi giorni a un repentino abbassamento delle temperature, che si prevede possano sfiorare lo zero in alcune aree del Nordest e‍ dell’Appennino centro-settentrionale, e al ritorno di condizioni di maltempo.

Non si tratterà quindi di un’ondata di gelo in grado di portare la neve in pianura o a bassa quota. Ma nelle campagne è allarme gelate. 

Il timore, infatti, è che – con il ritorno dell’alta pressione tra il 18 e il 20 aprile – in presenza di aria molto fredda nei bassi strati, si potrebbero verificare brinate e gelate tardive durante le ore notturne. A preoccupare maggiormente la condizione di alcune colture e alberi da frutto che – in molti casi già in fiore da inizio marzo e trovandosi ora in una fase fenologica più avanzata – rischiano di risentire pesantemente dei colpi di freddo.

D’altra parte, che siano per irraggiamento, per avvezione o mista, le gelate primaverili sono tra i fenomeni atmosferici più insidiosi in agricoltura, capaci in poche ore di azzerare la produzione del frutteto, colpendo la parte produttiva delle piante.

Oggi, però, essendo ormai un fenomeno ricorrente, le gelate possono essere affrontate attraverso molteplici strategie che, se tempestivamente adottate, permettono di evitare possibili crolli di produzione.

In tal senso, Rinova – società cooperativa che promuove ricerca, sperimentazione e divulgazione nel comparto delle produzioni vegetali, ha diffuso una nota tecnica relativa alla difesa dalle gelate tardive che – pur facendo riferimento all’Emilia Romagna – può rappresentare un valido strumento a livello generale per far fronte alle criticità.

Come si legge, un primo passo fondamentale è costituito dal monitoraggio delle temperature grazie ai servizi di alert gelate messi a disposizione da enti pubblici o privati.

In alternativa, il metodo di previsione  più collaudato è quello della verifica della differenza dell’andamento delle temperature, fra un termometro normale (bulbo asciutto) e un termometro a bulbo bagnato (tenuto inumidito con acqua). Se la differenza di valore fra i due termometri aumenta di diversi gradi centigradi in poche ore, significa che l’aria sta rapidamente perdendo umidità e con cielo sereno e assenza di vento, aumenta la probabilità di abbassamento termico sotto lo zero gradi centigradi, soprattutto verso il mattino successivo. Di conseguenza bisogna attivarsi per l’avvio della difesa antibrina, in relazione al sistema impiegato, già dalla tarda serata. Sono ovviamente impiegabili anche strumenti (termometri) derivati, come nodi da stazioni meteo aziendali e che saranno principalmente “sensori termometrici asciutti”. Meglio ancora se dotati di “sensori termometri bagnati”, alcuni presenti in commercio.

Per quanto riguarda le protezioni antibrina, esistono diversi metodi di difesa.

Un primo esempio è l’irrigazione antibrina soprachioma, secondo cui – bagnando in continuo la pianta – la cessione del calore dell’acqua (che si trova a temperatura di almeno 7-8 °C sopra zero, soprattutto se da fonti sotterranee) e il suo raffreddamento fino al congelamento, assorbono l’abbassamento termico del germoglio/fiore/frutticino e lo mantengono di poco al disotto della temperatura di 0° C. Ogni grammo d’acqua che congela libera 80 calorie. Richiede molta attenzione nella corretta progettazione dell’impianto, per uniformare la bagnatura sull’appezzamento e non ammette errori grossolani nella gestione. Se l’impianto si ferma durante l’erogazione, cessa ovviamente l’apporto di calorie dovuto al congelamento dell’acqua.

gelate-tardive-primaverili-irrigazione

Un’altra modalità è il sistema di irrigazione antibrina sottochioma, che fonda invece suoi presupposti sul principio che, bagnando la superficie sotto la pianta (da mantenere preferibilmente inerbita e magari con i residui di potatura per aumentare le aree di bagnatura dell’acqua) il congelamento dell’acqua libera calore nell’aria circostante che alzerà la temperatura della stessa fino a riportarla verso 0 °C, con differente gradiente verso l’alto. La fase di gestione è molto meno delicata di quella della pioggia soprachioma e anche se l’impianto dovesse funzionare in modo irregolare per qualche ragione tecnica e/o di impiantistica, questo metodo non peggiora la situazione rispetto a quella di un testimone, perché il sistema non bagna le parti vegetanti delle piante. 

ventoloni gelate primaverile

A questi sistemi si aggiungono poi ventoloni, la cui protezione è basata sul rimescolamento dell’aria, candele, bidoni in metallo che bruciano paraffina oppure pellet di legna, ma anche bruciatori mobili (frostbuster) e macchine mobili a gpl trainate da un trattore o portate a mano che diffondono aria calda o vapore caldo nel frutteto.

Infine va annoverato il metodo più tradizionale che prevede l’impiego di reti antigrandine e antipioggia in grado di consentire un recupero di 1 – 1,3 °C e un mantenimento dell’umidità che mitiga l’abbassamento.

In definitiva, come ricordato nella nota tecnica, non è possibile definire una soluzione univoca: ogni areale presenta caratteristiche differenti e il rischio gelate può essere gestito in maniera adeguata solo se affrontato con la strategia più adatta e specifica per il proprio frutteto.

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

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