Ritrovato in partite di fragole arrivate in Spagna e provenienti dal Marocco il virus dell’epatite A. Secondo gli esperti, la presenza di questa malattia al di sopra del livello massimo consentito potrebbe essere dovuta al fatto che il lavoratore che ha maneggiato le fragole soffriva di epatite e non si è lavato adeguatamente le mani o, più probabile, che le aziende agricole sono irrigate con acqua contaminata.
A darne notizia, l’associazione spagnola Ava Asaja che, tramite il presidente Cristóbal Aguado, ha inviato una lettera al ministro dell’Agricoltura Luis Planas per “chiedere urgentemente spiegazioni al governo del Marocco e specificare quali misure saranno intraprese per evitare il ripetersi di queste situazioni”.
Allo stesso tempo l’associazione si è mossa anche in ottica europea tramite Asaja Bruxelles esortando maggiori controlli sulle fragole marocchine.
Inoltre, in caso di nuove allerte sanitarie dovute a ritrovamenti su prodotti da Paesi terzi, viene chiesto di estendere i controlli al fine di tutelare i consumatori. Infine, l’associazione ha svolto un’opera di divulgazione dell’allarme informando anche le principali associazioni dei consumatori della Comunità Valenciana e l’Illustre Collegio Ufficiale dei Medici di Valencia, per il rischio che rappresenta per la salute umana l’epatite A.
Secondo la nota diffusa, infatti, la decisione sul rischio è “grave” perché supera il “livello massimo consentito di assenza/25 gr”, rappresentando – come chiarito dall’associazione – “un pericolo per la salute pubblica”.
Aspra anche la critica rivolta in merito alla scarsa tempestività di informazione: “Sebbene siano entrate dal porto di Algeciras, in Spagna, a metà febbraio, è stato solo il 4 marzo che il sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi RASFF della Commissione europea lo ha notificato sul suo portale” – ha fatto sapere l’associazione.
“Sappiamo che l’Unione europea è disposta a sacrificare i suoi agricoltori. Ma fino a che punto è disposto a mettere a rischio anche la salute dei suoi consumatori?” – il duro affronto dell’associazione.
“Se agisse solo in difesa dell’ambientalismo, come cerca di far credere, tutti i criteri imposti alle produzioni europee sarebbero estesi anche a quelle che provengono dall’esterno. Ma di fronte a un’allerta preoccupante come quella delle fragole marocchine, la Commissione ha abbassato l’allarme dichiarando che la cosa non è così grave”.
Di qui l’appello di Aguado: “Ribadiamo che acquistare un prodotto europeo non è la stessa cosa che acquistare un prodotto extraeuropeo. Questo allarme marocchino non deve danneggiare il nostro comparto delle fragole, che funziona così bene: consiglio ai consumatori di mangiare fragole e altri prodotti ortofrutticoli spagnoli. La nostra economia e la nostra salute vi ringrazieranno”.
Ilaria De Marinis
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