La campagna fragolicola 2022 è terminata da tempo, ma è utile pensare alle tecniche e alle strategie applicabili in questo periodo per prevenire alcuni dei problemi futuri. Tra questi, la presenza di erbe infestanti sulla fragola.
La presenza di erbe infestanti può incidere in maniera rilevante sulla crescita e sulla produzione di diverse colture di rilevanza commerciale. Tra queste rientra sicuramente la fragola, la cui produzione – ormai nota per il suo elevato valore commerciale – richiede un’efficiente e corretta gestione degli impianti.
I mezzi a disposizione per il controllo delle infestanti della fragola, poi, sono sempre meno e devono dar conto degli impatti che possono avere sull’ambiente e sull’ecosistema.
A tal proposito, tra le tecniche più efficaci ed ecosostenibili rientra quella della solarizzazione che, applicata nel periodo estivo e più caldo dell’anno, permette di sfruttare uno dei pochi vantaggi, se non proprio l’unico, legato al verificarsi di temperature da record.
L’esperto di erbe infestanti Steve Fennimore, della UC Cooperative Extension di Salinas, ha passato in rassegna alcuni degli strumenti a disposizione per il controllo di infestanti della fragola.
Da una prima analisi e considerando le tecniche maggiormente impiegate nel corso degli anni, è bene specificare che gli agricoltori hanno da sempre prediletto metodi come la pacciamatura e l’utilizzo di diserbanti. Entrambe le operazioni sono effettuate dopo la semina o la messa a dimora delle piantine, a differenza delle fumigazioni che precedono l’impianto e che ugualmente hanno trovato nel tempo grande consenso tra i fragolicoltori.
Nello specifico, quando si parla di pacciamatura, ci si riferisce all’utilizzo di scuri teli che ostacolano il passaggio della luce e che, ombreggiando, limitano lo sviluppo delle erbe infestanti.
Particolare attenzione deve essere riposta alla scelta del telo. Quando si utilizzano teli in plastica trasparente per riscaldare il terreno e anticipare il raccolto, infatti, l’effetto ottenuto è esattamente opposto a quello di un telo pacciamante. L’uso di pellicole trasparenti agevola la crescita delle infestanti della fragola, rendendo dunque necessario l’impiego di fumiganti ed erbicidi. Tra le tecniche di pacciamatura più efficaci, invece, si annovera quella con teli opachi o scuri che l’agricoltore dispone sul terreno prima ancora di mettere a dimora le piantine. Sul telo stesso, poi, nella spaziatura desiderata si praticano delle fessure affinché le piantine crescano indisturbate attraverso il foro, senza entrare in competizione con eventuali erbe infestanti.
Altre tecniche testate e più o meno utilizzate, sono poi quelle che prevedono l’utilizzo di vapore e la “disinfestazione anaerobica del suolo”.
In entrambi i casi, però, gli svantaggi non mancano e si riferiscono al fatto che:
- quando si utilizza il vapore, affinché la sua azione sia efficace, è necessario che il terreno raggiunga le temperature considerate letali per i propaguli;
- nel caso della “disinfestazione anaerobica del suolo”, invece, l’azione – anche se efficace – è limitata alle infestanti annuali.
In regime di fragolicoltura biologica ed ecosostenibile, dunque, la tecnica più promettente è la solarizzazione.
Si tratta di un trattamento termico del terreno che, sfruttando l’energia del sole e la presenza dei film plastici, crea l’effetto serra utile nel controllo delle infestanti. Il ricorso a questa tecnica è particolarmente consigliato nelle zone in cui le temperature diurne sono alte e sostenute, per cui è possibile sfruttare l’azione riscaldante dei raggi solari.
Tale pratica deve essere effettuata pre-impianto, sfruttando i mesi più caldi dell’anno, e quindi luglio e agosto. La tecnica prevede in primis la copertura del terreno con teli in plastica, a cui segue l’irrigazione per portare il terreno alla capacità idrica di campo. Affinché la solarizzazione sia valida, è necessario che il terreno resti coperto per un periodo di 4-6 settimane. I risultati più soddisfacenti, quindi, si registrano mantenendo temperature superiori ai 45-50°C per 40 giorni, nei primi 30-40 cm di terreno. L’efficacia della solarizzazione, poi, può essere incrementata ricorrendo all’uso di fumiganti chimici, quali dazomet, metam sodio e metam potassio, o biofumiganti come la sostanza organica ad alto contenuto di sostanze capaci di sviluppare metil-isotiocianato e dagli interessanti effetti sinergici.
Come riportato dall’ALSIA, tale tecnica assume grande rilevanza se pensiamo alle molteplici sostanze attive che nel corso degli anni sono state revocate, riducendone il quantitativo disponibile per il controllo.
Per esempio, nel 2005 è stato revocato il bromuro di metile. Da allora si sono effettuate fumigazioni di sanificazione con miscele a base di 1,3-dicloropropene e cloropicrina. Dal 2009 al 2021, infatti, in assenza di validi sostituti, era stata concessa l’autorizzazione di questi ultimi due prodotti. Ad oggi, però, anche queste sostanze sono state revocate ed è necessario trovare soluzioni che utilizzano tecniche nuove o già note, ma che non sono mai state abbastanza valorizzate.
Con riferimento a quanto riportato dall’ALSIA, dunque, la solarizzazione può costituire una valida alternativa praticabile, soprattutto negli oltre mille ettari del Metapontino, dove la coltivazione della fragola rappresenta un fiore all’occhiello dell’agricoltura lucana.
Silvia Seripierri
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