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Un sospiro di sollievo attraversa la filiera italiana dell’olio d’oliva. Il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste (MASAF) ha deciso di rinviare al 2026 l’entrata in vigore della norma che imponeva ai commercianti di consegnare le olive ai frantoi entro sei ore dall’acquisto. Una regola pensata per tutelare la qualità dell’olio, ma che nella pratica avrebbe rischiato di bloccare la raccolta in molte aree del Paese, soprattutto nelle zone collinari o lontane dai principali centri di frangitura. Dopo settimane di proteste da parte di produttori e organizzazioni, il Ministero guidato da Francesco Lollobrigida ha scelto di concedere tempo per un confronto tecnico e per l’individuazione di soluzioni più realistiche.
Sei ore: la norma nel dettaglio
La decisione del Ministero arriva dopo settimane di discussioni accese proprio attorno al decreto ministeriale n. 460947 del 18 settembre 2024, che sarebbe dovuto entrare in vigore dal 1° luglio 2025. Il provvedimento introduceva per la prima volta un limite preciso: i commercianti di olive avrebbero dovuto registrare sul registro telematico SIAN l’ora di acquisizione e quella di consegna al frantoio, assicurando che tra le due non trascorressero più di sei ore. L’obiettivo era ridurre al minimo i tempi di stoccaggio e il rischio di fermentazioni, garantendo una materia prima fresca e tracciata. Ma la norma, nata con buone intenzioni, si è subito scontrata con la realtà della produzione. Le tempistiche non tenevano conto dei lunghi tragitti che separano molte aziende agricole dai frantoi, né dei tempi tecnici necessari per selezionare, pesare e classificare le olive. In più, il sistema informatico SIAN non dispone ancora di un campo orario dedicato, costringendo gli operatori a inserire manualmente le ore nelle “Note”, con margini di errore elevati.
Le criticità sollevate dalle associazioni riguardano anche il profilo giuridico: l’obbligo, così formulato, rischiava di violare i principi di libertà d’impresa e di proporzionalità, oltre a creare disparità fra territori con infrastrutture diverse.
Filiera dell’olio d’oliva in sollievo, ma il lavoro continua
Il rinvio al 2026, dunque, non chiude la questione, ma apre una fase di confronto. Il MASAF, insieme alle organizzazioni di categoria, dovrà infatti individuare criteri tecnici più realistici: limiti di distanza, eccezioni per trasferimenti interregionali, e un sistema informatico in grado di tracciare tempi e percorsi senza creare burocrazia inutile. Si discute anche di estendere l’esonero a cooperative e Organizzazioni di Produttori, spesso chiamate a gestire grandi volumi di olive provenienti da territori diversi.
Intanto, le associazioni di categoria si dicono soddisfatte della decisione. “Ringraziamo il Ministro Francesco Lollobrigida e il Sottosegretario Giacomo Patrizio La Pietra per aver ascoltato la voce delle associazioni e per aver dimostrato attenzione e tempestività nel correggere una misura che avrebbe potuto creare gravi difficoltà a tutta la filiera” – ha dichiarato il presidente di UNAPOL Tommaso Loiodice. “La proroga rappresenta un atto di responsabilità e di buon senso che tutela il lavoro di produttori e frantoi, senza rinunciare all’obiettivo di maggiore trasparenza”. Da qui, la volontà di continuare a collaborare “con il Ministero affinché, nel tempo che ci separa dall’entrata in vigore della norma, vengano individuate soluzioni equilibrate e realmente applicabili, capaci di conciliare la necessità di garantire la qualità e l’origine del prodotto con le esigenze operative degli operatori”.
E non è mancato il sostegno dell’AIFO – Associazione Italiana Frantoi Oleari che ha accolto con favore il rinvio: “Con la campagna olearia alle porte, la proroga era indispensabile per evitare di mettere in ginocchio frantoi e olivicoltori” – ha dichiarato il presidente Alberto Amoroso. “Abbiamo ottenuto un risultato importante grazie al confronto, non alle polemiche. Non servono le urla, ma serietà e dialogo, ed è così che intendiamo continuare a lavorare” – ha poi aggiunto, ribadendo l’importanza “di aprire un tavolo tecnico e individuare soluzioni realmente sostenibili, che garantiscano la qualità dell’olio extravergine senza danneggiare la sostenibilità economica della filiera”.
Una sospensione che apre al dialogo
Per molti, la proroga rappresenta una vittoria di pragmatismo: evita un cortocircuito burocratico che avrebbe potuto penalizzare l’intero comparto, pur mantenendo ferma l’esigenza di garantire la qualità dell’olio extravergine. Ma il nodo di fondo resta aperto: come conciliare la tutela della qualità con la complessità produttiva e geografica dell’olivicoltura italiana?
Nei prossimi mesi, il confronto tecnico tra Ministero e organizzazioni di categoria dovrà trasformare questa sospensione in un’occasione di crescita, capace di coniugare tracciabilità, sostenibilità economica e valorizzazione del prodotto. Solo così la norma, quando entrerà in vigore, potrà davvero essere strumento di qualità e non di ostacolo.
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Ilaria De Marinis
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