Risorse idriche, situazione critica in Europa

Acque inquinate e gestione inefficiente: l’allarmante fotografia scattata dall’ultimo rapporto della Commissione Europea sull'attuazione della Direttiva Quadro Acque

da f.delvecchio
risorse idriche

Lo stato delle risorse idriche nell’Unione Europea è ancora precario. Lo rende noto l’ultimo rapporto della Commissione Europea sull’attuazione della Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE). La valutazione del terzo ciclo di piani di gestione dei bacini idrografici, che copre 20 Stati membri e circa 97mila corpi idrici superficiali e 15mila corpi idrici sotterranei, fornisce un quadro allarmante sullo stato ecologico e chimico delle acque europee (COM(2025) 2 final).

Secondo il rapporto, solo il 39,5% dei corpi idrici superficiali ha raggiunto un buono stato ecologico o potenziale ecologico, un dato che rimane pressoché invariato rispetto al ciclo precedente. Questo risultato deludente deriva da un incremento delle conoscenze scientifiche che ha portato a una più accurata identificazione delle pressioni ambientali, ma anche da misure di gestione insufficienti e dalla persistenza di pratiche agricole e industriali inquinanti.

Il deterioramento dello stato chimico delle acque è ancora più evidente. 

Solo il 26,8% dei corpi idrici superficiali presenta un buono stato chimico, in calo rispetto al 33,5% del 2015. Un peggioramento dovuto principalmente alla presenza di sostanze altamente persistenti e bioaccumulabili come mercurio, idrocarburi policiclici aromatici (IPA) ed eteri di difenile polibromurato (PBDE), che continuano a contaminare le acque nonostante siano vietate da anni.

Relativamente migliore la situazione in cui versano le acque sotterranee: l’86% è in buono stato chimico, con un lieve miglioramento rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, i nitrati provenienti da fertilizzanti agricoli rappresentano ancora la principale causa di degrado in 17 dei 20 Stati membri valutati, evidenziando la difficoltà nel contenere l’inquinamento diffuso legato all’agricoltura intensiva.

Altro dato preoccupante, la persistente mancanza di monitoraggio sistematico in alcuni Stati membri. In Lituania, Danimarca ed Estonia, oltre il 90% delle acque superficiali ha uno stato chimico sconosciuto, ostacolando così una gestione efficace e basata su dati affidabili.

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Risorse idriche: la situazione in Italia

Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto evidenzia una situazione critica, sebbene con alcune differenze regionali. Il Paese ha registrato un lieve miglioramento nella gestione delle risorse idriche rispetto al ciclo precedente, ma ancora oggi il 45% dei corpi idrici superficiali italiani non raggiunge un buono stato ecologico. Le principali cause sono legate all’inquinamento diffuso, in particolare derivante da attività agricole e industriali, nonché all’eccessivo sfruttamento delle risorse idriche.

Non rincuorano i dati relativi alle acque sotterranee in Italia che mostrano un livello di contaminazione elevato, con il 30% dei corpi idrici che non soddisfa i requisiti di qualità richiesti dalla normativa europea. I principali inquinanti rilevati includono nitrati, agrofarmaci e metalli pesanti, con concentrazioni particolarmente elevate nelle regioni della Pianura Padana, dove l’agricoltura intensiva registra un impatto significativo sulla qualità dell’acqua.

L’Italia ha adottato misure per migliorare la gestione delle risorse idriche, tra cui investimenti in depuratori e pratiche agricole più sostenibili. Tuttavia, come sottolineato dal rapporto, urge un maggiore coordinamento tra le autorità locali e nazionali, nonché un rafforzamento delle politiche di controllo e prevenzione dell’inquinamento.

A fronte dei dati riportati risulta dunque evidente come, nonostante gli sforzi normativi e le strategie di mitigazione implementate dall’UE, gli Stati membri non sono sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi di buono stato ecologico e chimico entro il 2027, come previsto dalla Direttiva Quadro Acque. La combinazione di inquinamento persistente, gestione inefficace e cambiamenti climatici minaccia seriamente la sostenibilità delle risorse idriche europee, rendendo necessaria un’azione più incisiva per invertire la tendenza prima che sia troppo tardi.

 

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

 

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