Negli ultimi dieci anni il consumo di pere in Italia ha dovuto affrontare diverse battute d’arresto.
Sebbene il comparto pericolo stia cercando di correre ai ripari, oggi la coltura sembra aver perso il suo posto sulle tavole italiane, registrando un calo nel consumo del prodotto del 50% rispetto al passato.
Nemici principali della perdita della produzione e, conseguentemente, dei consumi, diversi fattori: dall’influenza dei cambiamenti climatici agli insetti di nuova introduzione, che – nell’insieme – hanno condizionato la qualità del prodotto, causando una diminuzione della disponibilità sul mercato a livello nazionale. A confermare questo trend sia i dati di vendita della grande distribuzione sia le testimonianze dei piccoli produttori locali, alle prese con una progressiva riduzione della domanda.
Altro fattore da non sottovalutare è poi quello economico: a causa dei costi di produzione più elevati, il prezzo delle pere è infatti aumentato, rendendo la coltura un frutto meno competitivo rispetto ad altri.
Calo di produzione: quali sono i dati?
Dai dati riportati dal Centro Servizi Ortofrutticoli (CSO Italy), le superfici in produzione di pero in Italia hanno subito una flessione allarmante, con un calo complessivo di 30.000 ettari.
Oltretutto, negli ultimi cinque anni si è passati da un volume produttivo che contava più di 750.000 tonnellate, di cui 500.000 solo in Emilia Romagna, a circa 500.000 tonnellate di pere in tutto il nostro Paese.
Il settore agricolo e gli operatori del mercato ortofrutticolo osservano con preoccupazione questa situazione, dato che la pera ha sempre rappresentato un prodotto di punta, soprattutto nelle regioni settentrionali.
Il calo delle superfici destinate alla produzione di pere e la conseguente assenza del prodotto ha inoltre portato l’Italia a dover importare circa 90.000 tonnellate di pere, superando così i volumi esportati. A trarre beneficio da questo fenomeno – stando ai dati riportati dal monitor ortofrutta Agroter – è stata sicuramente la Spagna che ha incrementato le richieste, divenendo il primo fornitore di paesi come Belgio, Cile, Argentina e Paesi Bassi.
La speranza di una ripresa per le pere in Italia
Per quanto i dati riportati sino ad ora non lascino ben sperare, le cose potrebbero cambiare.
Come riportato dal CSO Italy, nel 2024 sono stimate circa 405.000 tonnellate di pere, più del doppio rispetto al 2023, con una qualità che supera le aspettative.
Il mercato dell’Italia settentrionale è quindi in lenta ripresa e l’Emilia Romagna si appresta a tornare a livelli di produzione ottimale, con circa 245.000 tonnellate di pere contro le 99.000 dell’anno passato. D’altra parte è fondamentale non abbassare la guardia.
Come sottolineato dal presidente di OI Pera, seppur il comparto sia in netta ripresa, a preoccupare oggi sono le elevate temperature tanto che – afferma – “molto dipenderà dall’andamento climatico da qui alla raccolta”.
È evidente quindi che la crisi del comparto non può dirsi ancora un lontano ricordo, ma con il giusto supporto ai produttori e la possibilità di offrire un prodotto di qualità ai consumatori, il comparto può ripartire e guardare così con nuovo sguardo al futuro.
Federica Del Vecchio
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