Il melone: origini ed esigenze pedoclimatiche

Con 23.500 ettari di superfici destinate, il melone rappresenta la terza specie orticola più estesa in Italia dopo pomodoro e carciofo. Ma di cosa necessita per una crescita ottimale?

da uvadatavoladmin
il melone

Originario dell’Asia, il melone (Cucumis melo L. , 1753) è una pianta annuale strisciante, appartenente alla famiglia delle Cucurbitacee. L’origine del Cucumis melo L. è incerta. Ci sono diverse teorie sul capostipite originale: il Cucumis pubescens individuato in India, il Cucumis arenarius dell’Africa centrale e un melone selvatico detto ‘fungo d’acqua’ coltivato in Cina già nel 1000 a.C. In ogni caso, dopo una prima diffusione in quei territori, grazie agli scambi commerciali con Roma, nel I secolo d.C. il melone giunge rapidamente anche nei territori dell’impero e dalla penisola italica viene introdotto nel sud della Spagna. Dopo il 1492, giunge infine anche in America, dove trova subito accoglienza favorevole.

In origine il melone aveva dimensioni pari a quelle di un’arancia ed era consumato come verdura (nelle insalate) e alimento di pregio nei banchetti di nobili, imperatori e papi. Oggi è presente sulle tavole di tutti e siede al trono dei frutti dell’estate, apprezzato al naturale o all’interno di innumerevoli ricette. Per importanza e superfici destinate – in Italia sono 23.500 gli ettari destinati alla coltura – il melone è la terza specie orticola dopo il pomodoro e il carciofo. Si tratta però di una coltura in continua crescita e che – grazie all’intenso lavoro di miglioramento genetico – ha permesso di selezionare varietà sempre più resistenti e più produttive, salvaguardando la qualità e la conservabilità dei frutti.

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Meloni gialli della varietà inodorus

Esigenze pedoclimatiche del melone

La valutazione delle caratteristiche pedoclimatiche dell’area di coltivazione è di fondamentale importanza in riferimento alle esigenze della coltura. A tal proposito bisogna considerare che il melone è una specie macroterma, cioè adatta a climi caldi o temperati: generalmente, infatti, predilige elevati valori di temperatura, soprattutto in prossimità della fase fenologica di maturazione dei frutti. La germinazione dei semi del melone avviene quando si superano i 15 °C circa. Nelle fasi fenologiche successive, lo sviluppo delle piante aumenta in proporzione all’aumento di temperatura, fino ad arrivare a 30 °C, quando la crescita delle piante inizia a rallentare fino a bloccarsi. Non solo. Essendo il melone una pianta monoica diclina (pianta che presenta entrambi i sessi sullo stesso individuo, ma su fiori unisessuati distinti, pistilliferi o staminiferi), le condizioni termiche che si manifestano durante le fasi di crescita antecedenti alla fioritura possono influenzare l’espressione sessuale della coltura: se le basse temperature stimolano la formazione di fiori femminili, al contrario, temperature elevate aumentano la presenza di fiori maschili, diminuendo di conseguenza il rendimento della coltura.

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Meloni retati della varietà reticolatus

Dal punto di vista pedologico, il melone preferisce terreni profondi e ricchi di sostanza organica, con valori di pH tra 6 e 7,5.

Per quanto riguarda la tessitura, questa cucurbitacea predilige terreni argillo-limosi, ma ben si adatta a tutti i tipi di granulometria. Qualora non si apportino giuste quantità di sostanza organica e non si effettui un’irrigazione adeguata, coltivare meloni in terreni sabbiosi consente di avere produzioni più precoci, ma di minore qualità. La capacità del melone di adattarsi a diverse tipologie di suolo rende questa coltura particolarmente versatile, ma al contempo caratterizza la sua produzione in base all’area di coltivazione. Tuttavia, la necessità di temperature elevate per la crescita rende questa coltura particolarmente adatta alla nostra Penisola, che, insieme alla Spagna, è una delle principali realtà produttive in Europa. Grazie alla continua evoluzione delle tecniche di coltivazione e alla vasta gamma di varietà oggi disponibili nel Belpaese, il melone italiano rappresenta un’eccellenza a livello europeo. Questo primato è confermato non solo dall’alto gradimento dei consumatori, ma anche dalla qualità elevata della produzione, che consente di ottenere prezzi sempre più elevati e soddisfacenti.

In conclusione, il melone italiano, frutto della combinazione tra condizioni pedoclimatiche favorevoli, innovazione delle tecniche di coltivazione e miglioramento genetico, è diventato un simbolo della nostra tradizione orticola e un protagonista indiscusso delle tavole estive. La sua capacità di adattarsi a diversi tipi di suolo e la necessità di temperature elevate per una crescita ottimale ne fanno una coltura esigente ma preziosa, capace di soddisfare i palati di tutto il mondo e di sostenere una buona fetta dell’economia agricola italiana.

 

A cura di Francesco Bonarota
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