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Dimenticata negli anni, la carruba sta tornando lentamente tra le produzioni che contano, soprattutto al Sud Italia e in particolare in Sicilia e in Puglia, dove un tempo era chiamato “cioccolato dei poveri” per via della sua dolcezza. Dai semi del frutto della Ceratonia siliqua, appartenente alla famiglia delle Leguminosae, ormai da tempo si ricava una farina usata come addensante nell’industria alimentare (E410). Ora, complice l’aumento del prezzo del cacao a livello mondiale, a causa di fattori climatici, politici ed economici in Costa d’Avorio e Ghana (i due maggiori Paesi produttori), la farina di carrube sta diventando sempre più richiesta come sostituto del cacao. Una richiesta incentivata anche dalla tendenza alla riscoperta dei frutti dimenticati e all’uso della stessa polvere di carruba nei prodotti gluten-free.
I livelli di produzione
L’annata 2023 non è stata delle migliori dal punto di vista della produzione. L’Italia, in ogni caso, si conferma ai primi posti, in Europa e nel mondo, per la coltivazione del carrubo, dietro al Marocco, leader indiscusso. A livello nazionale è la Sicilia a guidare la classifica con 35mila tonnellate annue e 5.470 ettari dedicati alla coltivazione, specialmente tra le province di Ragusa e Siracusa. Segue la Puglia, che da qualche anno sta portando avanti progetti di riscoperta della carruba. Da superfood ante litteram a ornamento tra i campi, oggi il carrubo potrebbe portare a nuove opportunità agronomiche e commerciali.
Dalle carrube al “cioccolato”: il caso “Freecao”
È esemplare il caso della start-up pugliese Foreverland, realtà nata a Conversano, nel Barese, ma che si è espansa fino a Milano, vincitrice nella sezione Industrial nella XXI edizione del Premio nazionale per l’innovazione. Fondata da quattro ragazzi, la start-up ha ideato “Freecao”, un’alternativa al cioccolato, prodotto senza cacao, a partire dalla carruba. A favorire l’intuizione – come racconta Giuseppe D’Alessandro, Chief marketing officer e Co-founder – il progetto “CE.SI.R.A – CEratonia Siliqua”. Un progetto avviato nel 2021, in collaborazione con varie aziende agricole e istituti di ricerca (CNR – ISPA, Università degli Studi di Bari, con il Dipartimento di Medicina e con quello di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti, il Politecnico di Bari – Dipartimento di Meccanica, Matematica e Management), finanziato dalla Regione Puglia e volto a valorizzare la coltura del carrubo pugliese, in particolare della varietà Amele, come alternativa all’olivo nei territori colpiti da Xylella fastidiosa.
“Accanto a questo, come gruppo, abbiamo iniziato a ragionare sulla possibilità di offrire un’alternativa più sostenibile al cacao, sia dal punto di vista economico che ambientale e, al contempo, di valorizzare una coltura simbolo della nostra terra” – spiega D’Alessandro. “La scelta è così ricaduta sul carrubo che, oltre a rispondere alle nostre esigenze, ben si prestava al progetto non solo per le sue caratteristiche colturali, come rusticità e resistenza al cambiamento climatico, ma anche perché necessita di pochi trattamenti in campo. In più il frutto è caratterizzato da una lunga shelf-life. Nel nostro caso, la materia prima alla base del “cioccolato” proviene da aziende condotte in biologico con sede in Sicilia e in Puglia”.

Il “cioccolato” ricavato dalla farina di carruba
La caratteristica distintiva della start-up pugliese risiede tuttavia nell’uso alternativo delle carrube.
“A differenza di quanto avviene oggi nella maggior parte dei casi, per cui il frutto del carrubo viene impiegato principalmente per il suo seme interno (locust bean gum), noi utilizziamo tutto il resto del legume – precisa D’Alessandro – a partire dalla polpa, che costituisce l’80% del totale e che, oggi, attraverso processi brevettati, riusciamo a rendere simile al cacao”.
“In futuro, intendiamo creare una filiera che leghi il carrubo pugliese alla sua zona di produzione, oltre a voler ampliare la gamma dei prodotti ottenuti dalle carrube, affiancando al cioccolato – venduto già come semilavorato alle aziende del settore dolciario – creme spalmabili e bevande che richiamano il caffè”.
La Redazione
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