Tra anomalie climatiche e nuove minacce, la produzione di castagne italiane appare sempre più complessa da gestire. A destare maggiori preoccupazioni, accanto al prolungato periodo di caldo, anche la presenza del cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus), un insetto parassita originario della Cina che, rilevato per la prima volta in Italia nel 2002, è attualmente considerato uno degli insetti più dannosi per la coltura.
Con le sue temperature più fresche e i colori più caldi, quest’anno l’autunno si è fatto attendere e con lui anche i frutti che più caratterizzano la stagione. In particolare le castagne che, proprio a causa delle elevate temperature registrate fino ad ora, negli ultimi anni stanno riscontrando un progressivo spostamento della finestra di raccolta, con difficoltà nel raggiungere buon calibro e resa ottimale. Accanto a questo, non meno problematica risulta poi la presenza del cinipide del castagno, un insetto patogeno specializzato nell’infestazione di questa specie vegetale, di cui ne rallenta lo sviluppo vegetativo e riduce la fruttificazione.
Cinipide del castagno: ciclo biologico
Dryocosmus kuriphilus è un insetto appartenente all’ordine degli imenotteri, come api e vespe. Si tratta di una specie monofaga, in quanto l’insetto parassita infesta esclusivamente i castagni. In grado di effettuare una sola generazione l’anno, la popolazione di questa specie si caratterizza per l’assenza dei maschi. Esistono infatti solo femmine partenogenetiche, lunghe circa 2 mm, di colore nero e con zampe giallo-brunastre, in grado di produrre fino a 100-150 uova in totale assenza di accoppiamento e fecondazione da parte dei maschi. Le uova vengono deposte dalla metà di giugno alla metà di agosto in gruppi di 3-5, fino a casi sporadici in cui vengono deposte fino a 30 uova all’interno di un’unica ovodeposizione. Le femmine riescono a deporre le uova all’interno delle gemme a legno e a fiore del castagno grazie all’organo ovodepositore di cui sono provviste. Dopo circa 40 giorni le uova si schiudono e danno origine allo stadio larvale. Durante il periodo invernale, le larve rimangono all’interno delle gemme, dove si proteggono dal freddo e da altri agenti atmosferici e, dopo aver trascorso l’inverno in uno stato di quiescenza, riprendono il loro sviluppo. Le larve bianche, cieche e apode quindi iniziano a svilupparsi e a nutrirsi all’interno delle gemme per circa 20-30 giorni, determinando la produzione di galle, responsabile della caratteristica sintomatologia dell’insetto. Tra metà maggio e metà luglio, le larve si impupano all’interno delle galle, provocando la fuoriuscita di femmine alate che saranno quindi pronte per iniziare un nuovo ciclo di infestazione sulle piante circostanti. La distanza media di diffusione degli insetti è infatti di circa 10-20 km all’anno e per la propagazione traggono beneficio anche dell’azione del vento.
Sintomatologia e danni
Il cinipide galligeno del castagno causa una serie di sintomi riconoscibili dall’esterno solo dopo la fase di schiusa delle uova. Come anticipato, il sintomo principale è rappresentato dalla formazione delle caratteristiche galle, a carico delle larve, con colorazione da verde a rosa brillante, e con un diametro di circa 5-20 mm. La sintomatologia tipica delle galle formatesi durante la crescita delle larve – contenute al loro interno – procede durante la ripresa vegetativa delle piante con la produzione di germogli e boccioli che si sviluppano in modo distorto. Nel lungo termine questa crescita anomala può causare un diradamento della chioma dell’albero, rendendolo meno vigoroso. Il danno diretto con cui si trovano a fare i conti i produttori è riscontrabile in termini economici durante la fase di raccolta, quando si registrano produzioni minori di castagne, talvolta interessate dalle deformazioni. Non da sottovalutare nel lungo periodo è il caso di infezioni prolungate che possono contribuire al deperimento degli alberi di castagno, rendendoli più suscettibili ad altre malattie e stress ambientali.
Mezzi di controllo
Nel tempo, l’inefficacia e l’impossibilità di intervenire con trattamenti mirati nel castagneto e l’assenza di antagonisti naturali hanno reso difficile, se non impossibile, qualunque intervento di controllo immediato. Una delle principali modalità di diffusione dell’insetto è attraverso il materiale di propagazione pertanto si sollecita sempre una accurata sorveglianza delle piantine di castagno messe dimora e una particolare attenzione quando astoni o marze provengono da paesi in cui il parassita è già presente.
Come riportato dai Servizi Fitosanitari Regionali, inoltre, sulle piante giovani è agevole rilevare la presenza delle galle provocate dall’insetto; in tal caso, entro il mese di giugno, vanno raccolte le parti infette, provvedendo alla loro distruzione mediante bruciatura, prima cioè della fuoriuscita delle femmine alate, rallentando così diffusione dell’infestazione.
Per quanto riguarda la lotta biologica, invece, una metodologia di controllo più utile ed efficace per contrastare il cinipide galligeno del castagno è oggi rappresentata dall’impiego di Torymus sinensis. Antagonista naturale del cinipide, questo piccolo imenottero è stato in grado di avere effetti rilevanti nel contenimento del parassita, offrendo così ai produttori un alleato in più nei castagneti.
Donato Liberto
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