Legatura dei tralci: l’importanza di non “strangolare”

Dopo le operazioni di potatura si effettua la legatura dei tralci che, se troppo stretta, può stressare le piante e agevolare l’attività infettiva dei patogeni.

da Silvia Seripierri

Nei vigneti i viticoltori hanno terminato o avviato le operazioni di potatura invernale che saranno poi completate con la legatura dei tralci. Oggi, questa operazione prevede l’uso di pinze legatrici e fascette di plastica utili a guidare la crescita delle piante, soprattutto quando si tratta di rampicanti come la vite. Legare i tralci della vite, infatti, consente di impostare la forma di allevamento e la crescita dei tralci in una certa direzione mirata a far distribuire la linfa in maniera omogenea.

Tuttavia può capitare che la legatura vada a discapito della pianta, soprattutto quando i tralci vengono legati in modo troppo stretto tale da stressare la vite e agevolare l’attività infettiva dei patogeni.

A riguardo un gruppo di ricercatori dell’Università di Adelaide in Australia ha condotto uno studio su varietà di uva da vino (Shiraz, Chardonnay e Cabernet-Sauvignon) volto a quantificare l’azione degli agenti e delle cause di deperimento del cordone. Tra questi rientrano lo “strangolamento” del cordone, derivante da una legatura troppo stretta dei tralci, l’incidenza delle infezioni di funghi del legno come Eutypa lata e l’attività congiunta di questi due fattori.

Perché studiare lo “strangolamento” dei tralci?

I cordoni di vite avvolti strettamente dal filo di legatura sono presumibilmente più suscettibili all’infezione di agenti di decomposizione e deperimento. Inoltre, è possibile che in una tale situazione i funghi del legno siano agevolati a svolgere un ruolo più decisivo nel declino e deperimento delle piante.

Stringere con forza i tralci di vite è correlato molto spesso alla necessità dei viticoltori di fornire maggiore stabilità alla chioma e favorire quindi la meccanizzazione delle operazioni. Questo, di contro, può tradursi in una interruzione dei flussi di acqua e di sostanze nutritive attraverso i vasi linfatici che – a sua volta – potrebbe compromettere la normale funzionalità della pianta, anche e soprattutto in condizioni di stress idrico e termico, oggi sempre più frequenti. La correlazione tra la legatura stretta e l’azione infettiva dei funghi del legno, invece, è ancora poco chiara, proprio come riscontrato nella ricerca a cura del team australiano.

legatura dei tralci

Sintomi dell’infezione di Eutypa lata sull’apparato fogliare di vite.

Cosa è emerso dallo studio sulla legatura dei tralci?

Nel corso del primo anno di sperimentazione, i ricercatori non hanno osservato alcuna correlazione fra tralci più strettamente legati e maggiore incidenza di deperimento delle piante. Si tratta di un dato sicuramente inaspettato che trova, però, la sua giustificazione nel fatto che molto probabilmente il deperimento delle piante è proporzionale allo “strangolamento” dei tralci, se si considera un range temporale più ampio di più anni. La legatura stretta, infatti, agevolerebbe i patogeni fungini del deperimento portando a una comparsa di sintomi evidenti solo dopo qualche ciclo colturale. A riguardo, come rilevato dallo studio, la percentuale di foglie con sintomi caratteristici del deperimento di E. lata è aumentata gradualmente nel corso di tutte le stagioni oggetto di valutazione.

In conclusione, quindi, non è ancora chiaro se stringere i tralci può influenzare la suscettibilità delle viti alle infezioni da patogeni fungini, agenti di deperimento della pianta. Allo stesso modo non è stato accertato in quale momento questo effetto può essere osservato. Ciò nonostante la morte delle piante rappresenta un problema comune nei vigneti di viti più vecchie che mostrano segni di evidente “strangolamento”, avvalorando quindi la tesi per cui la costrizione dei tralci produce conseguenze negative su salute e produttività delle piante.

 

Silvia Seripierri

© fruitjournal.com

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