Varietà di olivo: novità al Lecciana Day

A prendere parte all’incontro, 20 imprenditori agricoli provenienti da Italia, Spagna e Portogallo, i vertici di Agromillora e il professor Camposeo dell’Università di Bari

da uvadatavoladmin
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Organizzato da Agromillora e dall’Università di Bari, il “Lecciana Day” sulla nuova varietà di olivo si è tenuto il 14 ottobre presso la tenuta Frescobaldi di Firenze.

A prendere parte all’incontro tecnico internazionale dedicato alla varietà di olivo, 20 imprenditori agricoli provenienti da Italia, Spagna e Portogallo, i vertici di Agromillora e il professore Salvatore Camposeo dell’Università di Bari.

Associato di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree presso il Dipartimento di Scienze agro-ambientali e territoriali (DISAAT) dell’Università di Bari, il professor Camposeo è infatti breeder nello sviluppo del brevetto Lecciana®, prima cultivar di olivo con parentale italiano adatta agli impianti ad alta e altissima densità.

 

varietà di olivo

Lecciana Day: un incontro tecnico internazionale.

Con lui approfondiamo quanto emerso dall’incontro tecnico “Lecciana Day” e scopriamo caratteristiche e peculiarità di questa varietà d’olivo.

Ci parli del “Lecciana Day”: di cosa si tratta? Come si è svolto?

Il Lecciana Day è un incontro tecnico internazionale, a cui hanno partecipato imprenditori agricoli e frantoiani che hanno messo a dimora su superfici importanti questa nuova cultivar di olivo da olio. Grande la soddisfazione degli imprenditori selezionati. Si è parlato di un incontro internazionale perché questa cultivar è diffusa sul territorio europeo, soprattutto in Italia, Spagna e Portogallo. E perché si tratta di una varietà brevettata dalla Università di Bari nel 2017 nel territorio dell’Unione Europea, il cui brevetto è stato esteso successivamente anche agli Stati Uniti d’America ed è in corso di estensione in Israele, Turchia e Nord Africa in considerazione del grande interesse per l’innovazione in olivicoltura. Motivo per cui anche il panorama varietale olivicolo deve essere assolutamente aggiornato. A questo incontro tecnico hanno partecipato 20 imprenditori italiani, spagnoli e portoghesi, tutti i rappresentanti della Agromillora e il sottoscritto per l’Università di Bari. Sono incontri che si rivelano sempre utilissimi, perché ci si confronta sui risultati e le prestazioni che questa novità varietale mostra in differenti areali. Lecciana è una cultivar made in Italy, calibrata in Italia, ma è chiaro che una volta esteso l’areale di coltivazione in ambienti pedologici, climatici, agronomici differenti, possono evidenziarsi aspetti nuovi.

Questo perché ovviamente ogni varietà di olivo ha pregi e aspetti che vanno razionalizzati.

Lecciana Day: i partecipanti

Imprenditori, tecnici di Agromillora e il professor Camposeo riuniti per il Lecciana Day.

Come nasce la cultivar Lecciana? Quali caratteristiche presenta?

La Lecciana è una cultivar frutto del miglioramento genetico congiunto a seguito di un accordo di ricerca tra pubblico e privato: l’Università di Bari e l’Agromillora. Si tratta del risultato di incroci controllati fatti una ventina di anni fa e che in questi anni stanno dando i loro ‘frutti’.
La Lecciana ha come madre l’Arbosana e come padre il Leccino. Ha avuto tutto un percorso di selezione in vivaio, che ha tenuto conto in modo particolare della resistenza ai più importanti fitofagi e malattie dell’olivo, cicloconio e rogna in primis. Da tempo la stiamo testando presso il CNR anche per valutarne la resistenza a Xylella fastidiosa pauca, perché quando iniziammo il breeding questo batterio non era presente in Europa, né si sapeva che poteva infettare l’olivo in modo così grave. Ad ogni modo, le osservazioni sono ancora in corso e sembra che la cultivar sia promettente, però anche in questo aspettiamo i dati. Nulla possiamo dire di certo, è ancora in valutazione.

Una cosa certa è che questa cultivar produce delle olive i cui oli sono di elevata qualità organolettica e nutrizionale.

Con questa varietà, infatti, si possono produrre oli nutraceutici pienamente in linea con il claim salutistico che l’Efsa ha lanciato nel 2012. Un aspetto confermato anche qualche giorno fa, durante l’ultimo assaggio che abbiamo fatto di oli di Lecciana che si sono confermati di grande pregio organolettico. Avendo un contenuto di polifenoli superiore a quello previsto dal regolamento comunitario, tutti questi oli si possono poi fregiare di olio salutistico. Peraltro è olio made in Italy, quindi riassume in sé le condizioni migliori per rilanciare l’olivicoltura nazionale che deve smarcarsi dalle vecchie varietà di grande vigoria. Non a caso, Lecciana è una cultivar di medio-bassa vigoria che quindi ben si adatta agli impianti intensivi, ma soprattutto agli impianti ad altissima densità, raccolti con la scavallatrice.

In tal senso, questa cultivar permette di ottenere una riduzione drastica dei costi di produzione dell’olio made in Italy nutraceutico.

E questa è la più grande vittoria che siamo riusciti ad ottenere con questa nuova cultivar.

Lecciana

Lecciana®: la prima cultivar di olivo con parentale italiano adatta agli impianti ad alta e altissima densità brevettata dall’Università degli Studi di Bari.

Perché serviva questa nuova varietà?

Allora innanzitutto diciamo che finalmente, grazie anche a questo brevetto, anche nell’olivo si comincia a parlare di innovazione varietale. L’innovazione in olivo era necessaria perché ormai il mondo è cambiato. Non solo i cambiamenti climatici, ma anche il nuovo modo di fare agricoltura presuppone nuove cultivar. La pedonalizzazione, la meccanizzazione della frutticoltura richiedono una riduzione della vigoria delle cultivar e quindi era necessario innovare non soltanto i sistemi colturali, ma anche il patrimonio eliografico. Specialmente se si considera che il sistema colturale è vincente quando c’è la cultivar adatta a quel sistema. Senza tralasciare tutti gli aspetti della sostenibilità non solo economica, ma anche ambientale cui si deve far fronte. Per esempio, avere sistemi ad altissima densità con cultivar adatta permette di ridurre del 20% l’impronta dell’acqua dell’olivicoltura. Adesso stiamo anche lavorando sull’impronta di carbonio delle nuove cultivar e dei nuovi sistemi colturali ad altissima densità.

A tal riguardo, tutti i dati della bibliografia internazionale stanno dimostrando che l’intensificazione diventa sostenibile quando si riduce la taglia degli alberi.

In questa maniera, infatti, si innescano tutta una serie di meccanismi virtuosi che rendono elevata l’efficienza dei mezzi tecnici e delle risorse naturali non rinnovabili, come il suolo e l’acqua. Quindi da una parte la riduzione dei costi colturali e quindi la sostenibilità economica dell’azienda olivicola, ma dall’altra la sostenibilità ecologica perché si riduce l’impatto degli input agronomici e soprattutto dell’acqua. La scarsità di acqua irrigua, infatti, sarà uno dei problemi principali legati ai cambiamenti climatici, come pure l’impronta del carbonio e quindi la riduzione delle emissioni.
Far fronte a tutto questo è possibile solo con l’innovazione in olivicoltura. Al contrario, non si ottiene assolutamente alcun tipo di sostenibilità reale.

Quali sono adesso i nuovi obiettivi da perseguire?

Sicuramente continuare la ricerca e la sperimentazione. A tal proposito, stiamo per depositare il brevetto di una nuova cultivar di olivo da olio. E tra qualche mese anche di una nuova cultivar da mensa adatta agli oliveti superintensivi e quindi alla raccolta meccanica che riesce ad avere questi vantaggi in termini di sostenibilità agronomica, economica, ecologica. Sicuramente la ricerca sta andando avanti e i frutti migliori sono quelli della ricerca congiunta tra pubblico e privato. Al pari di quanto è avvenuto nelle altre specie arboree da frutto, per le quali la stragrande maggioranza delle novità varietali non vengono dal mondo della ricerca pubblica, ma dal mondo della ricerca privata, rappresentato dai grandi vivai, i grandi breeder.
Quindi non è assolutamente una novità, né assolutamente deve essere uno ‘scandalo’ ottenere nuove cultivar di olivo attraverso programmi con partner privati.

Non si capisce perché per l’olivo non devono valere le regole che valgono per le altre specie arboree da frutto.

Questo è un teorema che ci stiamo impegnando a demolire. Anche l’olivo deve godere delle conoscenze del XXI secolo: si deve innovare sempre, mantenendo gli standard di qualità per cui l’Italia è famosa del mondo.

 

 

Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com

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