Susina di Vignola: la dolcezza dell’Emilia-Romagna

Dal frutteto alla tavola, questa cultivar racconta l’eccellenza e la vocazione frutticola dell’Emilia-Romagna

da f.delvecchio
susina di vignola

Tra i filari di Modena, Bologna e Ferrara si nasconde un vero gioiello della frutticoltura emiliana: la Susina di Vignola, riconosciuta come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT) della Regione Emilia-Romagna. La regione, pur tra le sfide affrontate negli ultimi anni, conferma la sua storica vocazione alla coltivazione di frutta di qualità. E tra le varietà più pregiate spicca proprio la Susina di Vignola, simbolo di un territorio che ha fatto della frutticoltura un autentico marchio di eccellenza.

La storia della Susina di Vignola

Le prime testimonianze della coltivazione del susino a Vignola risalgono al 1899, anno in cui il sindaco scriveva al direttore della cattedra ambulante di agraria di Modena, rivelando un territorio già ricco di coltivazioni legnose: ciliegi, susini, peschi, meli e peri si alternavano nei frutteti locali.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la susinicoltura ha conosciuto una nuova espansione con l’arrivo delle varietà cino-giapponesi dagli Stati Uniti, segnando l’inizio di una vera e propria specializzazione degli agricoltori. Nel giro di pochi anni, proprio come avvenuto per le ciliegie, Vignola si afferma come centro di eccellenza, creando un legame indissolubile tra il territorio e le sue susine.

Caratteristiche e varietà

La Susina di Vignola si distingue in tre grandi gruppi, classificati in base al colore:

  • Susine nere e rosse: dal gusto più zuccherino;
  • Susine gialle: caratterizzate da una nota più acidula e fresca, perfette nelle preparazioni estive.

Nonostante le avversità climatiche degli ultimi anni, è proprio il microclima emiliano, con inverni freddi e estati calde, a permettere a questo frutto di sviluppare appieno le proprie qualità organolettiche, regalando susine succose, aromatiche e ricche di nutrienti.

Tecniche di coltivazione

La coltivazione segue sistemi moderni ma rispettosi dell’ambiente: si utilizzano forme di allevamento come la Palmetta e il Vaso ritardato, con densità fino a 1.000 piante per ettaro.
La potatura, invernale ed estiva, viene eseguita per garantire frutti di alta qualità, mentre la difesa fitosanitaria privilegia metodi a basso impatto, come la lotta integrata e l’agricoltura biologica. La resa massima consentita è di 350 quintali per ettaro, a tutela del prodotto e del consumatore.

susina di vignola

Eccellenza agronomica e valore nutrizionale

In definitiva, la Susina di Vignola si conferma un ecotipo di straordinario valore, non solo dal punto di vista agronomico, ma anche nutrizionale. Oltre al suo inconfondibile profilo organolettico, questo frutto rappresenta un vero concentrato di benessere, con un elevato contenuto di vitamina A (retinolo equivalente), fibre e sali minerali, che completano un profilo nutraceutico di rilievo.

La sua coltivazione, pur messa a dura prova dagli stress abiotici del 2023, evidenzia una notevole resilienza fenotipica, alla base della sopravvivenza e del successo della specie. Preservare e incentivare la filiera della Susina di Vignola significa quindi investire non solo in un patrimonio genetico e gastronomico, ma anche in un modello di agricoltura sostenibile, dove precisione colturale e valorizzazione delle eccellenze territoriali convergono verso produzioni di alta qualità nutrizionale. La sua lenta ripresa agronomica rappresenta un segnale positivo non solo per l’economia locale, ma per il benessere collettivo.

 

Federica Del Vecchio
© fruitjournal.com

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