Dopo vent’anni di esperimenti, fallimenti e interi agrumeti sacrificati, dagli Stati Uniti arriva una notizia che potrebbe davvero segnare una svolta per il comparto agrumicolo. Si chiama NuCitrus ed è un nuovo arancio sviluppato dai ricercatori dell’Università della Florida, capace di convivere con l’HLB (Huanglongbing), la malattia che ha messo in ginocchio la produzione di intere aree agrumicole del mondo e che preoccupa oggi anche il bacino del Mediterraneo. Noto anche come citrus greening, l’HLB ha colpito la Florida dal 2005, causando un crollo produttivo superiore al 90%. Foglie ingiallite, frutti deformi, piante destinate a morire: da quasi vent’anni l’HLB rappresenta il principale incubo degli agrumicoltori. Oggi, però, un gene proveniente da Arabidopsis thaliana, una piccola pianta modello largamente utilizzata in biotecnologia, sembra in grado di riscrivere la storia.
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Il gene che sfida il greening
Il progetto nasce nei laboratori dell’Institute of Food and Agricultural Sciences (UF/IFAS), grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Microbiologia e Scienze Cellulari e il Citrus Research and Education Center.
I ricercatori hanno introdotto nel genoma dell’arancio dolce ‘Hamlin’ il gene AtNPR1, regolatore chiave della resistenza sistemica acquisita (SAR). Questo gene stimola l’espressione di proteine difensive naturali – le pathogenesis-related proteins (PR) – che consentono alla pianta di mantenere l’equilibrio immunitario e limitare i danni provocati dall’infezione.
In campo, le piante transgeniche hanno mostrato tolleranza stabile e duratura: restano infette dal batterio, ma continuano a vegetare e produrre frutti di buona qualità anche in condizioni di forte pressione di HLB. Secondo i ricercatori, questa capacità deriva dalla riduzione dell’accumulo di callosio e di specie reattive dell’ossigeno (ROS), elementi che normalmente contribuiscono al collasso dei tessuti vascolari nelle piante malate.
Le linee ‘Hamlin’ sviluppate – cinque in totale – sono oggi mantenute in un sito sperimentale a Fort Pierce (Florida), area a elevata presenza di Diaphorina citri. Tutte mostrano basso livello di sintomi, pur risultando positive ai test molecolari per Candidatus Liberibacter asiaticus. Le linee 35-30 e 24-25, ottenute mediante trasformazione di tessuti maturi, sono già in fase di fruttificazione, e le analisi di campo confermano che la produttività rimane soddisfacente nonostante la presenza del patogeno.

Immagini in campo delle linee transgeniche di agrumi ‘Hamlin’ 35–30 scattate nel luglio 2024. Questi alberi fanno parte di una prova in campo situata a Ft. Pierce, Florida, una regione caratterizzata da un’elevata pressione della malattia HLB.
Dalla prova al via libera
Oltre alla stabilità agronomica, la valutazione del rischio greening condotta dai ricercatori dell’Università della Florida conferma che la proteina AtNPR1 è sicura per l’uomo e per l’ambiente.
Nei frutti è presente in quantità estremamente basse e si degrada completamente entro un’ora in presenza degli enzimi digestivi umani, come tripsina e pepsina.
Analisi bioinformatiche non hanno rilevato somiglianze con proteine allergeniche o tossiche. Inoltre, la sequenza di AtNPR1 è risultata molto simile (oltre il 70% di identità) alle proteine NPR1 presenti in specie alimentari comuni della famiglia delle Brassicaceae, come cavoli e senape, a ulteriore conferma della sua sicurezza biologica.
Anche il profilo nutrizionale del succo ottenuto dalle linee transgeniche è sovrapponibile a quello dell’arancio tradizionale, con leggere differenze nei valori energetici e zuccherini ma senza alterazioni significative nei macro e micronutrienti.
Lo studio rappresenta dunque un passo decisivo verso la commercializzazione di agrumi tolleranti all’HLB. Le valutazioni di sicurezza completate coprono le principali aree di rischio previste dalle linee guida di EPA, FDA e USDA, e i risultati sono considerati pienamente coerenti con i criteri internazionali per gli alimenti derivati da biotecnologia.
Negli Stati Uniti, le piante NuCitrus sono attualmente soggette a prove agronomiche su larga scala, con l’obiettivo di consolidare la valutazione regolatoria e aprire la strada alla diffusione commerciale.
E in Italia?
Nel nostro Paese, l’HLB non è ancora presente, ma il livello di allerta resta elevato. La malattia – causata da diversi batteri del genere Candidatus Liberibacter – è inserita dall’Unione europea tra i venti Organismi nocivi prioritari (Reg. di esecuzione UE 2019/1702). Non a caso, è stata spesso ribattezzata “la Xylella degli agrumi”, per la gravità dei sintomi e per la modalità di diffusione tramite insetti vettori, tra cui Diaphorina citri e Trioza erytreae.
Con oltre 2,5 milioni di tonnellate annue (Istat, 2024), l’Italia è il principale produttore europeo di agrumi e resta in una fase di prevenzione attiva: controlli fitosanitari nei vivai e nei porti, monitoraggi sui vettori e ricerca di varietà più resilienti.
Da oltreoceano, il caso NuCitrus arriva come un segnale di possibilità: la dimostrazione che, anche di fronte a un patogeno devastante, la biotecnologia può offrire non solo resistenza, ma convivenza intelligente, restituendo prospettive di sostenibilità al futuro della agrumicoltura mondiale.
Ilaria De Marinis
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