Contratti di filiera, record di fondi ma dubbi sul futuro

Con quattro miliardi stanziati e 63 progetti già avviati il Ministero rafforza i contratti di filiera, ma la tenuta di lungo periodo resta tutta da dimostrare

da Ilaria De Marinis
contratti di filiera

Due miliardi in più per i “Contratti di filiera”, che diventano 4 complessivi, e una dotazione totale per l’agricoltura che – dal 2021 a oggi – è più che raddoppiata, passando da 3,6 a 8,5 miliardi. Numeri importanti, che confermano la volontà del governo Meloni di porre il settore primario al centro delle politiche di sviluppo e di investimento.

La domanda che molti si pongono, però, riguarda la prospettiva di lungo periodo: queste risorse potranno diventare un vero motore di trasformazione strutturale o resteranno soprattutto uno stimolo congiunturale? La sfida è proprio qui, nella capacità di legare i finanziamenti a strategie di ampio respiro che includano infrastrutture, logistica, formazione e ricambio generazionale.

Contratti di filiera: cosa sono e perché hanno funzionato

I contratti di filiera sono strumenti programmati dal Ministero dell’Agricoltura per favorire l’integrazione verticale tra i diversi anelli del comparto agroalimentare. Produttori agricoli, imprese di trasformazione, distributori, cooperative e consorzi possono unirsi attorno a un progetto comune, ottenendo un sostegno pubblico che si affianca agli investimenti privati.

L’obiettivo è duplice: da un lato, rafforzare la competitività delle produzioni italiane, dall’altro incentivare innovazione, sostenibilità e internazionalizzazione. Il cofinanziamento e l’accesso agevolato al credito moltiplicano l’impatto economico delle risorse pubbliche, liberando capitali aggiuntivi e favorendo investimenti che altrimenti sarebbero difficili da realizzare.

I numeri mostrano l’efficacia della misura. La rimodulazione del piano, approvata a gennaio 2024, fissava l’obiettivo di sottoscrivere contratti per 1 miliardo di euro entro giugno 2025. Un traguardo raggiunto e superato con largo anticipo: 1 miliardo e 256 milioni di euro già firmati. Ad oggi, i progetti finanziati sono 63, con 1.042 imprese coinvolte e oltre 2 miliardi di euro di investimenti complessivi.

Un modello che rafforza la competitività

Il successo dei contratti di filiera dimostra la capacità delle imprese agroalimentari italiane di fare sistema, di presentarsi unite e con progetti solidi. Strumenti di questo tipo sono preziosi perché non premiano singoli interventi isolati, ma spingono gli attori del comparto a cooperare lungo tutta la catena del valore, dall’azienda agricola al mercato.

Certo, non mancano le sfide: l’accesso resta più semplice per i grandi gruppi o per le realtà già strutturate, mentre i piccoli produttori faticano a inserirsi. Tuttavia, anche queste dinamiche possono evolvere positivamente se accompagnate da politiche di sostegno all’aggregazione, così da estendere i benefici anche a chi opera su scala ridotta.

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Energia verde, tra ambizione e realtà

Accanto ai contratti di filiera, un altro capitolo rilevante è quello del “Parco Agrisolare”. Secondo i dati del Masaf, oltre 23mila imprese hanno già installato impianti fotovoltaici, con l’obiettivo – molto ambizioso – di raggiungere 1,7 GW entro il 2026, ben oltre i target fissati da Bruxelles.

Il fotovoltaico in agricoltura rappresenta non solo una leva per ridurre i costi energetici, ma anche una nuova fonte di competitività. Le imprese più strutturate hanno già colto questa opportunità, mentre per le realtà più piccole restano nodi legati a credito, gestione e manutenzione degli impianti. La sfida, in questo caso, sarà rendere l’energia rinnovabile accessibile a tutte le tipologie di aziende agricole.

Una crescita da consolidare

Il 2024 ha consegnato risultati incoraggianti: +2% di valore aggiunto per il settore agricolo, redditi in aumento a doppia cifra (contro una media europea dello 0,9%) ed esportazioni agroalimentari che hanno raggiunto i 70 miliardi di euro. Dati che rafforzano l’immagine di un’agricoltura dinamica, capace di trainare il PIL nazionale.

Resta però essenziale che questa crescita si consolidi nel tempo, superando le difficoltà legate a costi energetici, volatilità dei mercati e cambiamenti climatici. I fondi straordinari hanno dato un impulso rilevante, ma la vera sfida sarà tradurre questi risultati in un percorso stabile, capace di garantire resilienza e competitività anche nel medio-lungo periodo.

 

Ilaria De Marinis
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