In un contesto di cambiamenti climatici e crescente degrado dei suoli, l’agricoltura rigenerativa si presenta come una soluzione che promuove la biodiversità con tecniche innovative e sostenibili, capaci non solo di preservare la salute del suolo, ma anche di migliorare la qualità delle produzioni agricole.
Tra le pratiche che incentivano un futuro più sostenibile per il settore, l’agricoltura rigenerativa si sta diffondendo sempre più tra le aziende orientate alla sostenibilità, che mirano a preservare i propri raccolti, riducendo al contempo l’uso di input chimici e migliorando la salute a lungo termine del terreno.
A porre le basi per la promozione di questa nuova tecnica fu il biologo J.l. Rodale, fondatore nel 1947 del Rodale Institute che, insieme al figlio Robert, condusse numerose ricerche pionieristiche per approfondire i benefici dell’agricoltura biologica rigenerativa. Da quelle prime intuizioni, l’approccio si è evoluto, combinando le tradizionali tecniche agricole con l’innovazione tecnologica moderna, diventando un metodo concreto per contrastare i cambiamenti climatici, migliorando la struttura del suolo e aumentando la capacità di trattenere carbonio.
Tecniche e benefici dell’agricoltura rigenerativa
L’agricoltura rigenerativa si fonda su pratiche che mirano a migliorare la qualità del suolo e promuovere la vita microbica, creando ecosistemi agricoli più resilienti.
Tra le tecniche principali troviamo:
- rotazione delle colture: alternarsi di diverse colture sullo stesso terreno, evitando la monocoltura prolungata. Questa tecnica non solo riduce la pressione di parassiti e patogeni, ma favorisce anche il ripristino dei nutrienti del suolo;
- minima lavorazione del suolo (minimum tillage): consiste nel ridurre al minimo l’aratura, questa pratica protegge la struttura del terreno e preserva i microrganismi utili che vivono al suo interno;
- specie azotofissatrici: la semina di piante Leguminose, in grado di fissare l’azoto atmosferico nel suolo riduce la necessità di impiegare fertilizzanti chimici;
- inerbimento: mantenere il terreno coperto con erbe spontanee o colture di copertura aiuta a prevenire l’erosione, trattiene l’umidità e crea habitat per insetti utili e organismi che contribuiscono a un ecosistema equilibrato;
- concimi organici: l’utilizzo di compost, letame o altri materiali ricchi di sostanza organica contribuisce a nutrire il suolo migliorando la sua struttura e rilasciando lentamente i nutrienti.
La soluzione è sotto i nostri piedi
Uno degli aspetti più innovativi dell’agricoltura rigenerativa è la sua capacità di sequestrare il carbonio atmosferico. Nel corso dei decenni, a causa delle pratiche agricole intensive adottate, importanti quantità di anidride carbonica sono state rilasciate nell’atmosfera, contribuendo ad aumentare il fenomeno noto come effetto serra. Tuttavia, il carbonio rappresenta anche un elemento fondamentale per la crescita delle piante, essenziale per il processo della fotosintesi.
Il sequestro del carbonio si verifica quando questo, a partire dall’atmosfera viene assorbito e immagazzinato nel suolo, migliorandone la fertilità e contribuendo a ridurre l’impatto ambientale. Adottare pratiche di conservazione del suolo risulta, quindi, fondamentale per trasformare il terreno da fonte di emissione di anidride carbonica a deposito naturale di risorse utili.
Lo stato dei terreni in Italia
Nonostante i benefici offerti da queste tecniche, lo stato attuale dei terreni italiani ed europei evidenzia una situazione critica. Secondo i dati riportati da Re-Soil Foundation – promossa dall’Università di Bologna, Coldiretti, Novamont e Politecnico di Torino – nel 2023, il 25% dei terreni europei non ha raggiunto la soglia minima di nutrienti essenziali, mettendo in evidenza una crisi diffusa in tutto il continente. Anche in Italia la situazione non è da meno, anzi, si rileva tra le più gravi:
il 28% dei terreni coltivabili è andato perso e il 68% ha subito una riduzione della sostanza organica pari al 60%. Questo impoverimento è il risultato diretto di pratiche agricole intensive, caratterizzate dall’uso massiccio di fertilizzanti chimici.
Prospettive future
L’agricoltura rigenerativa apre nuove prospettive per il futuro del settore primario, offrendo metodi concreti per migliorare la salute del suolo e garantire una produzione agricola più resiliente. Tuttavia, i dati attuali non lasciano spazio a un facile ottimismo: la perdita di fertilità e la fragilità dei terreni sono questioni reali che richiedono un cambio di rotta immediato. È evidente che c’è ancora molto da fare, ma le tecniche rigenerative dimostrano che una via di recupero è possibile. Guardando al domani, adottare queste pratiche non rappresenta solo una scelta sostenibile, ma una vera e propria necessità per preservare il nostro patrimonio agricolo e garantire un futuro più sicuro e prospero.
Federica Del Vecchio
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