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Rispettare le regole deve convenire più che aggirarle. È questa la filosofia che ispira il “pacchetto agricoltura” inserito nel decreto Lavoro e Sicurezza, la nuova scommessa del ministro Francesco Lollobrigida per dare un’impronta strutturale alla politica agricola del governo. Non un semplice provvedimento tecnico, ma un messaggio politico: legalità e competitività possono – e devono – procedere insieme.
“Con il Pacchetto Agricoltura premiamo chi rispetta le regole e investe nella sicurezza” – ha dichiarato il ministro nella nota ufficiale, presentando una misura che arriva in uno dei momenti più delicati per il settore, schiacciato tra rincari, crisi climatiche e carenza di manodopera. Per Lollobrigida, la vera sfida è far capire che la competitività dell’agricoltura non si misura solo in tonnellate prodotte o prezzi all’origine, ma nella qualità del lavoro e nella tutela dei lavoratori.
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Il pacchetto agricoltura tra sicurezza e semplificazione
Nel dettaglio, il pacchetto introduce una riduzione dei contributi Inail per le aziende agricole che non abbiano subito sanzioni gravi o condanne in materia di sicurezza. È previsto inoltre un rilancio della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità, che diventerà un canale privilegiato per accedere ai bandi Inail e ad altri incentivi riservati alle imprese virtuose.
Lollobrigida parla di “un patto tra istituzioni e imprese agricole, per una crescita basata su legalità, qualità e tutela dei lavoratori”. E aggiunge: “A chi rispetta le regole e mette la sicurezza al primo posto deve essere dato un riconoscimento tangibile, miriamo a dare il via a un circuito virtuoso che renda ancora più conveniente il rispetto delle norme e garantire la sicurezza dei lavoratori”.
Nel linguaggio politico del ministro, la sicurezza diventa così una leva di competitività economica, un fattore che premia chi investe nella regolarità e nella qualità del lavoro.
Un tassello nel quadro europeo
Il provvedimento si inserisce anche nel percorso tracciato dall’Unione europea sul contrasto al lavoro irregolare e sulla tutela dei lavoratori agricoli, temi che Bruxelles considera centrali nella riforma della PAC post-2027. L’Italia punta a presentarsi come modello di “legalità produttiva”, trasformando un obbligo normativo in un vantaggio competitivo. Una linea coerente con l’orientamento comunitario verso una transizione sostenibile e socialmente responsabile del settore primario.
La qualità come vantaggio competitivo
La riforma della Rete di Qualità, insieme al sistema di premialità economica, rappresenta la parte più visibile del provvedimento, ma anche quella più delicata. Se applicata bene, può innescare un effetto virtuoso; se gestita male, rischia di tradursi nell’ennesimo meccanismo burocratico che avvantaggia solo le imprese più strutturate.
Nella nota ufficiale, Lollobrigida insiste su questa idea di “qualità del lavoro” come leva di crescita: “Vogliamo rendere la qualità del lavoro un vantaggio competitivo. Chi tutela i propri dipendenti deve avere più opportunità e assolvere a meno burocrazia”. Una dichiarazione che suona come una promessa di semplificazione, ma che lascia aperti molti interrogativi su come verranno definiti i criteri di merito e chi avrà il compito di verificarli.
Resta inoltre da capire quanto il sistema di premialità sarà realmente accessibile anche alle piccole aziende, spesso prive di strutture amministrative complesse. Il rischio, come già accaduto in passato, è che la burocrazia finisca per penalizzare proprio chi il decreto vorrebbe aiutare.

Le reazioni del settore
Dalle prime valutazioni delle organizzazioni agricole emergono toni prudenti. Apprezzamento per l’impostazione generale – che riconosce e premia la legalità – ma anche richieste di chiarezza sulle modalità applicative e sull’effettiva operatività della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità. Le associazioni dei lavoratori, invece, sottolineano la necessità di accompagnare la misura con un piano più ampio di formazione e vigilanza, per evitare che la premialità resti sulla carta.
Le sfide aperte per la filiera ortofrutticola
Per la filiera ortofrutticola, dove stagionalità e frammentazione del lavoro sono la norma, l’impatto del pacchetto sarà decisivo. Il principio di “premiare chi rispetta le regole” può diventare uno stimolo per chi già opera nella legalità, ma rischia di lasciare indietro chi fatica a emergere da un contesto di informalità diffusa.
Molto dipenderà dall’efficacia dei controlli e dalla capacità dello Stato di far funzionare davvero la Rete del Lavoro Agricolo di Qualità.
La sfida, in definitiva, è doppia: incentivare la sicurezza senza appesantire il sistema con nuovi adempimenti. Se funzionerà, il pacchetto agricoltura potrà segnare un cambio di passo nella cultura produttiva del settore; in caso contrario, resterà l’ennesima riforma raccontata bene, ma applicata male.
Ilaria De Marinis
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