La salmonella nei pomodorini siciliani accende l’allarme UE

Dal nuovo rapporto congiunto di Ecdc ed Efsa emerge un focolaio europeo legato ai pomodorini siciliani. Italia, Germania e Austria tra i Paesi più colpiti, ma il rischio riguarda l’intera filiera orticola

da Ilaria De Marinis
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Dai laboratori di Bruxelles alle serre di Pachino, il filo del contagio porta fin dentro i pomodorini siciliani. È qui, secondo il nuovo rapporto di Ecdc ed Efsa, che l’Europa avrebbe rintracciato la traccia di Salmonella Strathcona, il batterio responsabile di un focolaio che in due anni ha colpito centinaia di persone in 17 Paesi. La salmonella, che di norma si associa a carni o uova contaminate, sposta così l’attenzione sull’ortofrutta fresca e, in particolare, su uno dei simboli dell’agricoltura mediterranea: il pomodoro. 

Il documento, pubblicato il 23 ottobre 2025, parla di un “focolaio multi-paese prolungato” e indica nei small tomatoes – i pomodorini di piccola pezzatura – il veicolo più probabile dell’infezione. Le indagini condotte in Austria e in Italia hanno ricondotto più casi a partite provenienti dalla Sicilia, mentre un campione di acqua d’irrigazione prelevato nel Sud Italia è risultato positivo allo stesso ceppo, Salmonella Strathcona ST2559.

La salmonella nei pomodorini: il quadro europeo

Negli ultimi due anni l’Europa sta monitorando con crescente attenzione una prolungata epidemia di Salmonella enterica ser. Strathcona ST2559, collegata al consumo di pomodorini da mensa, in particolare di piccole varietà come cherry e datterino. Secondo l’ultimo aggiornamento congiunto di ECDC ed EFSA, tra il 2023 e il 2025 sono stati confermati oltre 430 casi in 17 Paesi europei, con una concentrazione maggiore in Italia (123 casi), Germania (113 casi) e Austria (76 casi). Il tracciamento epidemiologico e genomico (Whole Genome Sequencing) ha rivelato una forte somiglianza genetica tra i ceppi isolati nei diversi Stati membri, indicando un’origine comune lungo la catena di produzione e distribuzione.

Più in particolare, le indagini condotte in Italia e Austria hanno individuato nei pomodorini di origine siciliana un possibile veicolo dell’infezione, senza tuttavia associare il focolaio a un singolo marchio o stabilimento: il problema riguarda piuttosto un’intera categoria merceologica. Il ceppo di Salmonella è stato infatti rinvenuto non solo in campioni di prodotto, ma anche in acque di irrigazione provenienti da pozzi agricoli, in campioni ambientali di serra e, in alcuni casi, in fauna selvatica e suolo, segno di una possibile contaminazione ambientale più estesa.

Le autorità sanitarie europee sottolineano che non si tratta di un’emergenza in corso, ma di un campanello d’allarme strutturale, che riporta l’attenzione sui rischi microbiologici nei prodotti orticoli consumati crudi. Per ridurre la probabilità di nuove contaminazioni, ECDC ed EFSA raccomandano pertanto di rafforzare i controlli sulla qualità microbiologica delle acque di irrigazione, di migliorare la tracciabilità in campo e lungo la catena logistica e di garantire l’esecuzione rigorosa delle buone pratiche agricole e igieniche.

Perché, come evidente, in produzioni ad alta intensità come quella del pomodoro da mensa, la sicurezza alimentare non si gioca solo in fase di confezionamento, ma già nelle scelte agronomiche e nella gestione dell’acqua, che può diventare il primo anello critico di una contaminazione diffusa e difficile da isolare.

la salmonella

Vista al microscopio di Salmonella enterica

La risposta dal territorio

A fare chiarezza è innanzitutto il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che – interpellato a margine della presentazione del report Unaitalia sulle carni bianche – ha invitato a evitare allarmismi. “Se i casi rilevati in due anni in tutta Europa li traducessimo in percentuale – ha infatti sottolineato il ministro – questa sarebbe meno che irrisoria”.

Sulla stessa linea la Regione Siciliana, che in una nota ufficiale ha precisato che “i campioni analizzati non hanno evidenziato contaminazioni” e ha invitato a non “demonizzare un comparto che lavora nel rispetto delle norme e della salute dei consumatori”.

Dal canto suo, il Distretto Ortofrutticolo Sud-Est Sicilia (DOSES) – cuore della principale zona di coltivazione dei pomodorini – respinge ogni semplificazione: “Nessuna irregolarità è emersa nei controlli ufficiali o interni. I nostri pomodorini – spiegano dal Distretto – rispettano pienamente gli standard di sicurezza alimentare e continuano a rappresentare un’eccellenza riconosciuta in tutta Europa”.

A intervenire anche il Consorzio di Tutela della Igp Pomodoro di Pachino, che prende le distanze da qualsiasi coinvolgimento. “Dai nostri associati nessuna segnalazione di Salmonella” – ha affermato il presidente Sebastiano Fortunato. “Se ci fosse una problematica di tale gravità ce ne saremmo certamente accorti, visto che mangiamo il nostro pomodoro ogni giorno” e ha poi aggiunto: “non si può non rilevare come gli attacchi al pomodoro italiano si stiano sempre più intensificando, quasi ci fosse una precisa strategia per affossare un prodotto che tutto il mondo ci invidia”. “Ciò che è certo – ha concluso – è che siamo ogni giorno schiacciati dalla concorrenza sleale messa in atto da Paesi extra Ue che inondano l’Europa di pomodoro a prezzi insostenibili per il sistema lavorativo italiano, con disciplinari che consentono l’uso di fitofarmaci vietati da decenni nel nostro Paese”.

Oltre l’allarme

Intanto le indagini europee restano aperte e si concentrano sull’acqua come possibile vettore ambientale. L’obiettivo è capire dove e come la salmonella possa essere entrata in contatto con il prodotto, in una filiera che resta tra le più controllate d’Europa.

Il caso Strathcona rimane dunque una sfida aperta: per la scienza, che dovrà chiarire i meccanismi della contaminazione; e per il sistema produttivo, chiamato a dimostrare trasparenza e affidabilità in uno dei mercati più competitivi del continente.

 

Ilaria De Marinis
© fruitjournal.com

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