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Attualità

Istat-Crea: ripresa frenata per l’agricoltura italiana

Secondo il rapporto Economia e Legislazione agricola, a fermare la ripresa del settore incremento dei prezzi, fattori climatici e ora anche la guerra in Ucraina

da uvadatavoladmin 27 Aprile 2022
27 Aprile 2022
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L’agricoltura italiana non aggancia la ripresa e segna un nuovo taglio dello 0,8% del valore aggiunto: a renderlo noto il rapporto Economia e Legislazione agricola realizzato da Istat e Crea.

Reso noto ieri, martedì 26 aprile, il rapporto Economia e Legislazione agricola realizzato da Istat e Crea mostra un freno significativo per l’agricoltura italiana nel corso del 2021.

A distinguere il biennio, ma soprattutto l’ultimo anno, il progressivo incremento dei prezzi, lievitati dallo 0,7% al 6,7%, e il repentino innalzamento dei costi dei consumi intermedi, da -1% del 2020 a +8,5% nel 2021.

Bisogna tuttavia sottolineare che – pur registrando una crescita lenta nel corso del 2021 quando tutti gli altri settori hanno messo a segno un forte recupero produttivo e di valore aggiunto – nel biennio pandemico, quello 2020-21, il settore agroalimentare ha comunque mostrato una grande capacità di resilienza.

“Le attività legate alla coltivazione e alla pesca – spiegano Istat e Crea – sono state incluse tra quelle necessarie e quindi non hanno subito divieti e restrizioni imposti ad altre attività. Tuttavia, anche il settore agroalimentare si è dovuto scontrare, nel corso del lockdown, con le difficoltà delle catene logistiche, con le restrizioni alla libertà di movimento e alla caduta generalizzata del reddito dei consumatori. Il settore nel 2020 ha perso l’1,8% della produzione e il 4,7% del valore aggiunto in volume a fronte del calo dell’8,8% registrato dal complesso dell’economia nazionale”.

A questo bisogna poi aggiungere l’impatto dei fattori climatici avversi che nel 2021 hanno pesato fortemente sull’intero comparto.

Stando ai dati del rapporto, infatti, i volumi produttivi sono ulteriormente diminuiti nel 2021 e il rilevante incremento dei costi di produzione ha indotto un nuovo calo del valore aggiunto. “In controtendenza rispetto agli altri settori economici che hanno visto un recupero generalizzato del valore aggiunto – sottolinea ancora il rapporto – il settore ha pertanto registrato una ulteriore modesta contrazione: la produzione è diminuita in volume dello 0,4% e il valore aggiunto dello 0,8%”.

Dal punto di vista occupazionale, invece, “nel 2020 nonostante le attività siano proseguite – spiegano Istat e Crea – l’occupazione nel settore agricoltura, silvicoltura e pesca, misurata in Unità di lavoro (Ula), è diminuita del 2%, a sintesi di un calo del 3,4% della componente del lavoro dipendente e dell’1,3% di quella indipendente”.
Al contrario, una decisa inversione di tendenza si è registrata nel 2021: “le Ula sono cresciute del 3% in agricoltura (+5,5% i dipendenti e +1,7% gli indipendenti) e del 5,4% nell’industria alimentare, recuperando quanto perduto dall’agroalimentare nell’anno precedente in termini di occupazione (+3,6%)”.

In ogni caso, come sottolineato nel rapporto, con la guerra in Ucraina in corso da oltre due mesi, il rischio è di vedere annullata ogni possibile previsione di recupero per l’agricoltura italiana. Secondo i dati, infatti, l’inasprimento dei rincari delle materie prime energetiche e le nuove difficoltà di approvvigionamento delle imprese, in aggiunta alle preesistenti strozzature all’offerta, potrebbero provocare conseguenze a lungo termine per tutto il settore.

Ilaria De Marinis
©fruitjournal.com

 
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