Entra nel vivo il corso 2018 dell’ARPTRA: “Approcci Sostenibili e Nuove Tecnologie a Supporto del Consulente di Campo”. Domani, giovedì 11 ottobre 2018, alcuni degli interventi si occuperanno di uva da tavola. Nel corso della seconda giornata abbiamo intervistato Salvatore Camposeo, professore associato di arboricoltura presso l’Università di Bari con focus sull’innovazione tecnologica in olivicoltura.
Di cosa parliamo quando parliamo di ecofisiologia?
“L’ecofisiologia è una branca della biologia che studia i rapporti tra gli esseri viventi e il mondo circostante. In questo caso quindi come gli alberi rispondo agli stimoli esterni: stress idrico, stress termico, stress luminoso, stress irradiativo o stress biotico, anche se quest’ultimo è materia di patologia vegetale”.
Come si applica lo stress idrico su ulivo e in quanto tempo la pianta recupera?
“L’applicazione dell’ecofisiologia in olivicoltura oggi è possibile grazie a tutta quella sensoristica a basso costo di facile utilizzo che la ricerca e la tecnica hanno messo a disposizione. Quindi possiamo ricorrere a sensori di prossimità, sensori montati su droni e a sensori satellitari. I sensori più importanti per questa pratica sono quelli che rilevano la radiazione riflessa, dato che possiamo registrare attraverso termocamere e grazie all’indice NDVI che rivela la riflettanza. I tempi di recupero dipendono dallo stress iniziale, se lo stress è leggero anche dopo due giorni il recupero è totale, se lo stress è moderato abbiamo bisogno di alcune settimane, se lo stress è severo l’albero non recupererà più”.
Durante il suo intervento ha affermato che sarebbe opportuno ombreggiare gli uliveti. Può spiegarci il perché di questa innovazione tecnologica?
“Attraverso nuovi strumenti scientifici di indagine possiamo misurare il danno che la radiazione provoca ai fotosistemi, sia a quelli della fase luminosa, che a quelli della fase oscura. Ci stiamo accorgendo che nel cuore della stagione estiva, quindi durante le giornate di piena insolazione, l’ulivo si blocca non a causa della mancanza di acqua o concime, ma perché i fotosistemi vengono distrutti dalla radiazione eccessiva. I risultati di questo studio, che dovrà proseguire, si traducono adottando l’ombreggiamento sugli uliveti. Ombreggiamento non vuol dire solo reti, ma anche ripensare alla densità di impianto, alle forme di allevamento o al genotipo“.
Perché è importante controllare il vigore di una pianta da frutto?
“In tutte le specie arboree da frutto la riduzione della vigoria è stata oggetto nell’ultimo secolo di un’incessante miglioramento genetico. Oggi si mettono a dimora cultivar o combinazioni di innesti a bassa vigoria per poter procedere sui due principali binari su cui la moderna frutticoltura corre: la meccanizzazione e la pedonalizzazione. Senza la bassa vigoria non è possibile correre né sul primo e né sul secondo binario”.
Quali sono i fattori che influenzano la qualità dell’olio?
“Se consideriamo la qualità finale dell’olio in bottiglia 100%, il 60 % di questa dipende dall’olivicoltore, il 40% dal frantoiano, la restante parte è da attribuire all’imbottigliatore e al commerciante. Quindi la qualità dell’olio di oliva nasce in campo e stabilire l’epoca di raccolta è una delle tecniche colturali che più influenzano la qualità finale del prodotto. Questa infatti determina il 25% della qualità finale dell’olio di oliva. Decidere l’epoca di raccolta e come raccogliere le olive vuol dire decidere un quarto della qualità dell’olio. Con una raccolta più tradizionale i tempi di conferimento al frantoio sono maggiori a scapito della qualità dell’olio. La raccolta meccanica, sia continua che discontinua, diminuisce i tempi e gioca a vantaggio della qualità dell’olio”.
Teresa Manuzzi
© fruitjournal.com