Forme di allevamento: focus sugli agrumi

Tutte le specie di alberi da frutto possono presentare diverse forme di allevamento: per gli agrumi, è quella “a globo” che più si presta ad assecondare le esigenze della coltura

da uvadatavoladmin

Durante i primi quattro o cinque anni dalla messa a dimora delle piante da frutto, gli interventi di potatura sono finalizzati a indirizzare le piante verso le forme adulte desiderate. Si parla infatti di potatura di allevamento e, proprio per la sua importanza, sin dall’epoca di impianto di un frutteto è essenziale scegliere le giuste forme di allevamento. Da questa dipende la distanza d’impianto dei giovani alberi, sia tra le file, che nell’interfila. Una volta stabilita la forma di allevamento più idonea – in relazione a fattori pedoclimatici, caratteristiche della varietà e obiettivi produttivi e di gestione – è necessario ottenerla nel più breve tempo possibile al fine di ridurre al minimo il periodo improduttivo giovanile del frutteto e raccogliere i risultati il prima possibile. 

Per le diverse specie di alberi da frutto, ci sono varie forme di allevamento. Una distinzione comune è quella tra forme in volume e forme appiattite: nelle prime, la pianta si sviluppa in tutte le direzioni (altezza, larghezza e spessore); nelle seconde sono privilegiate l’altezza e la larghezza.

Il caso degli agrumi

Nel caso specifico degli agrumi, la forma di allevamento che più si presta ad assecondare le esigenze della coltura è quella “a globo”. Questa forma di allevamento tende a seguire il comportamento naturale di queste piante tanto che, in assenza di interventi di potatura, la chioma tende ad assumere una configurazione tendenzialmente globosa, seppur con forte variabilità nelle dimensioni. Tale variabilità varia in relazione al tipo di portinnesto utilizzato o alla cultivar innestata, oltre che alla maggiore o minore disponibilità di nutrienti nel terreno. 

forme-di-allevamento-1

Forme di allevamento: come si ottiene quella “a globo”

L’ottenimento di questa forma di allevamento viene raggiunto attraverso leggeri interventi di potatura praticati sulle giovani piante in modo da favorire la formazione di tre o quattro branche principali a circa 1-1,20 m di altezza dalla superficie del terreno. Tali branche devono essere inclinate di circa 60° rispetto alla verticale e i loro punti di inserzione devono essere distanti circa 10-15 cm uno dall’altro. In seguito al raggiungimento di questa condizione, bisogna quindi limitare gli interventi censori al minimo indispensabile così da favorire un accrescimento della chioma denso e rigoglioso

Questa forma di allevamento risulta vantaggiosa soprattutto nelle zone in cui l’insolazione è forte. Qualora questa condizione non fosse presente, la forma di allevamento a globo può presentare degli aspetti negativi da tenere bene in conto: la densità eccessiva della chioma può infatti impedire alle foglie più interne di ricevere la giusta intercettazione delle radiazioni solari, con conseguente decremento – anche totale – delle gemme a fiore. Per ovviare a tale condizione, la chioma deve quindi essere adeguatamente gestita, creando delle aperture alla sommità, mediante l’eliminazione degli assi più interni, che favoriscano la penetrazione dei raggi solari all’interno del globo. Tali interventi, inoltre, possono rivelarsi molto utili per incrementare l’efficacia delle irrorazioni e per agevolare alcune operazioni colturali, come per esempio la raccolta dei frutti, più facili da individuare e raggiungere. 

La strategia da adottare richiede dunque una corretta gestione delle operazioni di potatura di allevamento: potature troppo severe porterebbero quasi alla forma di allevamento a vaso – tipico delle drupacee – determinando scottature alla vegetazione e maggiore traspirazione delle piante. Viceversa, potature troppo blande determinerebbero uno scarso raggiungimento della radiazione solare all’interno delle chiome, provocando la formazione di veri e propri seccumi.

In ultimo, particolare attenzione va riservata all’asportazione dei succhioni che si sviluppano dal tronco e dalle branche e all’eliminazione dei polloni (rami più vigorosi emessi dalla chioma) che molto raramente producono frutti. Al contrario, è da evitare l’asportazione dei rami che tendono a piegarsi verso il basso, poiché portano spesso a fruttificazione abbondante.

 

Donato Liberto
© fruitjournal.com

Articoli Correlati