Fondi europei per l’agricoltura, sei regioni del Centro-Sud chiamano in causa il governo sul riparto dei finanziamenti. “Il Governo decida secondo equità, evitando nuovi scippi che sarebbero deleteri per l’avvenire del motore agricolo dell’Italia”.
È quanto affermano gli assessori regionali all’Agricoltura di Umbria, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia (rispettivamente Roberto Morroni, Francesco Fanelli, Gianluca Gallo, Nicola Caputo, Donato Pentassuglia, Toni Scilla), insistendo sulla necessità – ormai oggetto di discussione a livello nazionale – di non mutare in corso d’opera le regole di riparto dei fondi europei per le politiche di sviluppo rurale.
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“Qualora ciò si verificasse, come alcune Regioni del Centronord vorrebbero, sostenute dal Ministero delle Politiche Agricole ma con la manifesta avversione del Mef e della Commissione Europea – dicono i sei assessori, secondo quanto rende noto la Regione Umbria in un comunicato – si realizzerebbe uno sfregio istituzionale e politico senza precedenti. Ben lo hanno compreso, a quanto pare, i tanti parlamentari che negli ultimi giorni, stando a quanto riportato dai media, sarebbero stati protagonisti di un aspro confronto con il Ministro Patuanelli, che pur di difendere la linea oltranzista sarebbe arrivato a minacciare le dimissioni. Noi non ci auguriamo ciò, ma auspichiamo comunque un ripensamento, serio e sereno e soprattutto giusto”.
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“Non risponde al vero – osservano gli assessori di Umbria, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia – quanto lasciato trapelare da fonti Mipaaf per sminuire la portata della nostra battaglia: è falso che i tagli ipotizzati sarebbero lievi. In ogni caso, se così fosse, sarebbero inutili per chi li chiede. Altrettanto menzognero è accusarci di non aver speso le risorse a nostra disposizione: le somme sono state già tutte impegnate e la programmazione per il settennio 2021-2027 è a buon punto”. Sottolineano ancora Morroni, Fanelli, Gallo, Caputo, Pentassuglia e Scilla: “Non accetteremo mai colpi di mano tesi a cancellare la fase transitoria del biennio 2021-2022: ciò si tradurrebbe in una penalizzazione mortificante per regioni già svantaggiate che, paradossalmente, sarebbero private proprio dei fondi destinati a garantire il riequilibrio strutturale, a tutto vantaggio di zone già di per sé meglio attrezzate”.
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Fonte: Ansa
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